Capitolo 19

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Era passata una settimana da quegli eventi strani e francamente non sapevo cosa pensare di tutto ciò.
Le ragazze non toccarono più l'argomento da quando Niall fece il suo ingresso in quella stanza minuta. Notai come le loro espressioni fossero tese, ma allo stesso tempo sollevate, probabilmente per non avermi detto più nulla. Il giorno dopo andai regolarmente al lavoro, consapevole di aver incontrato Emy, ma non le chiesi nulla perché non mi sembrava il caso di forzarla, lei non sembrava volermene parlare e anche se morivo dentro dalla curiosità, decisi che sarebbe stato meglio se me l'avesse detto quando se la sarebbe sentita.

Non nego neanche di non essermi posta delle domande, perché a dire la verità me ne ero posta parecchie in quei giorni. Ogni volta che ci pensavo, mi tornavano in mente tutti gli accaduti di quel giorno, dalle battutine di Harry, ai sorrisetti provocanti di Louis. Non sapevo cosa pensare di tutto questo, per non parlare di quegli spari improvvisi, le frasi che usarono le ragazze quando eravamo al piano di sopra chiuse a chiave in quella stanza. Parlavano di debiti, i quali erano proprio quei bastardi, come li aveva definiti Piper, ad averceli con i ragazzi. In particolar modo con Harry, Louis e Zayn.

E se solo ripensavo alla confessione di Emy su Liam, quando mi spiegò che quello che mi aveva raccontato sul suo lavoro non era vero e c'era dell'altro, mi deluse in parte il fatto che mi avesse mentito, per così dire... Speravo soltanto l'avesse fatto per un motivo ben chiaro, mi sarebbe dispiaciuto molto se in realtà non si fidasse di me.

«Ash, cosa ti prende?» mi risvegliai subito dai miei pensieri grattandomi nervosamente la nuca al suono della sua voce.

«Oh, scusami..» mi affrettai a dire cercando di rimediare, a quel lasso di tempo in cui feci i conti con i miei pensieri, chiedendo subito cosa desiderassero due ragazzini che aspettavano spazientiti dall'altro lato del bancone. Gli porsi subito i loro gelati e afferrai la loro banconota per poi raggiungere la cassa e porgergli il resto.

«È successo qualcosa? È una settimana che ti vedo con la testa tra le nuvole.» il suo tono non era scocciato o arrabbiato, anzi, sembrava essere abbastanza preoccupato.

«Non è successo nulla, Davis.» cercai di tirare su uno dei miei migliori sorrisi, ma ero sicura fosse uscita una smorfia e lo capii da come lo vidi scuotere la testa ridacchiando. «Forse sono solo un po' stanca.» sospirai passandomi una mano tra i capelli.

«Beh, non si direbbe.» mi prese in giro ridendo e mi unii a lui quando non ne potei far a meno.

«Cosa state complottando alle mie spalle?» vidi sbucare dalla porta del ripostiglio una Emy con un grande scatolone in mano, la fronte aggrottata e una espressione scocciata sul viso, sbuffava ogni qualvolta inciampava sui suoi stessi passi facendomi mordere il labbro per non scoppiare a riderle in faccia. «Cosa c'è? Questo affare pesa una tonnellata!» si giustificò chiudendo gli occhi in due fessure, era completamente esasperata e Davis non faceva altro che innervosirla con la sua risata.

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