Accento romano

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Capitolo 1

Gli occhi puntati addosso, sul suo aspetto fisico, sulle sue maniere, sui suoi capelli chiari, il suo abbigliamento e il suo viso

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Gli occhi puntati addosso, sul suo aspetto fisico, sulle sue maniere, sui suoi capelli chiari, il suo abbigliamento e il suo viso.
Eppure nonostante Sara si sentisse molto in soggezione, decise di non dar peso a tutti quegli sguardi e di continuare a camminare verso l'uscita dell'istituto.
Primo giorno nella nuova scuola, frequentava il quarto anno di scienze umane, come aveva sempre fatto anche nella sua vecchia zona.
Proveniva dai quartieri dei parioli, e trasferirsi a San basilio, per lei non era stata una brutta scelta.
Voleva cambiare aria, uscire da tutta quella formalità ed iniziare a vivere un po' la sua adolescenza.
Quella mattina per essere al massimo della forma, indossò una semplice canotta bianca, con un paio di jeans neri che fasciavano perfettamente le sue forme.
I capelli erano mossi per via della precedente domenica al mare, era tornata solo ieri sera dalla bella Napoli per una piccola vacanza con solo sua madre.
I genitori erano separati ormai da un po', e quell'estate lei aveva preso la decisione di andare ad abitare con la sua mamma, proprio a San basilio.
Controllava i messaggi dal suo telefono per vedere se sua madre fosse arrivata fuori la scuola, o se magari avesse dovuto usare i trasporti pubblici, ma il telefono le volò letteralmente per aria.

«dio mio, scusami!» si affrettò a dire la ragazza sconosciuta davanti a lei, che le raccolse in fretta il cellulare sperando che non ci fosse nessun graffio.

Fortunatamente il telefono non riportava danni, e la ragazza mora si scusò ancora per averle fatto volare il cellulare dalle mani.

«tranquilla, ero distratta anch'io» rispose Sara accennando un sorriso.

«beh, io sono Andrea, piacere!» si presentò la ragazza porgendole la mano, che Sara prontamente strinse.

Andrea era conosciuta un po' da tutti a scuola, la ragazza sempre studiosa e solare che aiutava tutti, ma che forse nessuno accettava veramente come amica.

«Sono Sara, Sara Ferrara»

«Ferrara? Mi sembra di aver già sentito il tuo cognome in giro» disse Andrea inarcando un sopracciglio.

«forse si, è una lunga storia..»

«se ti va, raccontamela davanti ad un bel piatto di pasta, qui vicino c'è un bel ristorantino ed è anche ora di pranzo» propose poi gesticolando.

Mentre parlava, si vedeva che cercava di sfuggire al suo solito dialetto, ma l'accento romano era pur sempre molto marcato.
Sara lesse di fretta il messaggio di sua madre dove le diceva che non avrebbe fatto in tempo a darle uno strappo, poi annuì per la proposta di Andrea.
Doveva pur conoscere qualcuno prima o poi e questa ragazza non le sembrò per nulla una cattiva compagnia.
Entrambe svoltarono l'angolo per uscire dalla scuola, e si fermarono davanti al cancello per la grande folla che c'era tra gli studenti.
L'attenzione della bionda venne catturata da un gruppo di ragazzi seduti su un muretto, che stavano davanti ad una ragazzina in lacrime.
Sembrava fosse del terzo anno, era piccola anche in confronto a loro.

«se quel cretino ha combinato ancora qualcosa adesso lo combino per le feste!» sbottò Andrea su tutte le furie, per poi prendere Sara per un braccio e avvicinarsi a quel gruppetto.

«che succede qui!?» chiese poggiando una mano sulla spalla della ragazza in lacrime.

«Andrea Rossi, da quanto tempo» prese parola il ragazzo al centro della banda.

«Niccolò, che le hai fatto!?»

Il ragazzo si chiamava Niccolò.

«calmati, non so cazzi tuoi» rispose il moro ridacchiando.

«te lo chiedo un ultima volta, dimmi che le hai fatto o giuro che ti faccio 'na merda!»

Niccolò alzò gli occhi al cielo e accese una sigaretta, che a sua volta prese da un pacchetto che era nella sua tasca destra.

«Gab ce parli te?»

Gabriele quindi, uno dei componenti del gruppo, prese parola.

«la ragazza ieri sera è stata con Niccolò, ora pretende chissà cosa» spiegò il riccio sospirando.

Gabriele era forse il più buono di quel gruppo, non che fosse un angioletto, anzi, ma poteva essere considerato circa il più tranquillo.

«hai finito di scoparti le ragazze per puro divertimento o no!? È piccola cazzo, ha sedici anni appena!» urlò su tutte le furie Andrea.

«Andrè, è stata lei a chiedermi esplicitamente cosa voleva, io l'ho solo accontentata; poi se je dicevo di no mi facevi ugualmente la predica per averla rifiutata, mi spieghi che cazzo vuoi da me?»

Andrea si voltò per un attimo a guardare Sara, che seguiva la scena con enorme stupore, poi si girò ancora verso Niccolò.

«se non avessi da fare te ne direi tante di quelle che non ne hai idea, vaffanculo, niccolò, come sempre non capisci!»

Prese la ragazzina per mano e si allontanarono tutte e tre verso l'uscita, dove fortunatamente non c'era più la folla di prima.
Lei ringraziò Andrea e Sara per l'aiuto, poi cercò di andarsene al più presto da quel posto, si sentiva davvero umiliata e avrebbe voluto sprofondare.

«ma chi era quello lì?» chiese Sara camminando al fianco di Andrea.

«l'unica persona da cui devi tenerti lontana in questa scuola, da lui e da tutto il suo gruppetto.» spiegò la mora sospirando.

Sara non si era neanche soffermata tanto sulle parole di quel ragazzo, Niccolò, troppo concentrata a guardare quel sorriso beffardo mentre rispondeva alle urla di Andrea.
Perché un ragazzo così carino era anche così mal rinominato?

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