Accompagnami a casa

4K 149 49
                                    

Capitolo 31

Sara stava per replicare le parole della sua amica, ma non ne ebbe nemmeno il tempo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Sara stava per replicare le parole della sua amica, ma non ne ebbe nemmeno il tempo.
Andrea ritornò ancora una volta in bagno e vomitò, sembrava non avere più niente in corpo ormai.
La bionda le corse vicino e afferrò i suoi capelli per non farglieli ricadere sul viso, chiudendo poi la porta dietro di loro.
Appena quel brutto spettacolo finì, Andrea corse a sciacquare la bocca per levarsi quel brutto sapore.

«Andrea, dimmi che hai» chiese Sara mettendosi di fronte a lei, non avrebbe mai creduto al fatto che fosse solo un giramento di stomaco.

Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime, era rimasta sola al mondo dopo l'accaduto e pensava di perdere ancora Sara.
Appena una lacrima gli rigò il viso, la bionda non perse tempo per abbracciarla.
Si, avevano litigato e i loro rapporti ormai erano cessati del tutto, ma nessuna delle due aveva smesso di voler bene all'altra.

«perdonami ti prego, sono stata una cretina..» le disse Andrea sospirando.

«non fa niente andrè, però dimmi che hai, non ci credo che non hai niente»

«credo di essere incinta..»

Sara rimase col fiato sospeso appena la sua amica le confessò cosa stava succedendo.
Non se lo aspettava neanche lontanamente, soprattutto perché in quel mese non si erano sentite per nulla.
Non disse nulla, l'abbracciò ancora e chiuse gli occhi, poteva solo immaginare quanto fosse dura la situazione in cui si trovava la sua amica.
Ad interromperle fu proprio la campanella scolastica, segno che ormai sarebbero dovute tornare in classe a breve.

«quando puoi passare da me?» le chiese Sara allontanandosi.

«credo domani, non lo so..»

«va bene, allora domani ti aspetto a casa mia per il pomeriggio, okay?»

«Sara» la chiamò ancora una volta Andrea prima che la bionda potesse tornare in classe.

«si?»

«grazie..»

[...]

«non pensavo che Andrea stesse male per un motivo così a dire il vero..» disse Niccolò appena Sara finì di spiegargli cos'era successo la mattina a scuola.

«mi sono sentita male io per lei, a diciassette anni rimanere sola, con la famiglia contro e una gravidanza..»

Al solo pensiero le vennero i brividi, non ce l'avrebbe mai fatta a reggere la stessa situazione.
Niccolò poggiò un braccio sopra la sua spalla e le lasciò un bacio tra i capelli, tornando a guardare poi davanti a sé.
Stavano camminando lungo il mare, o meglio, c'era una specie di porto.
Dato che faceva freddo ormai, non c'era letteralmente nessuno, ma loro si incappucciarono per bene e uscirono di casa lo stesso.

«chissà che cojone era quel tipo, lascia perdere» le disse lui sospirando.

Era l'ultimo a poter giudicare gli altri, ma lasciare una ragazza col broncio e lasciare una ragazza con un bambino in grembo, è ben diverso.
Certo, molte ragazze per lui sono state male, ma dopo un breve periodo è passato, nessuna ha mai amato davvero Niccolò.
Nessuna, tranne Sara.
A lei non servirebbe un breve periodo, forse le servirebbe una vita e nemmeno lo dimenticherebbe.
Forse si, nessuno gli assicurava che sarebbe stato il suo ragazzo a vita, ma anche con qualcun altro al suo fianco, conserverebbe sempre dentro di sé il ricordo del primo ragazzo che l'ha amavata davvero.
A questo però era meglio non pensarci, certo, non c'è futuro per chi vive nel passato, ma neanche per chi continua a farsi paranoie per ciò che accadrà.

«comunque volevo dirti na cosa, da un paio di giorni in realtà» prese parola Niccolò schiarendosi la voce.

«certo, dimmi»

«non credo verrò più a scuola, ho discusso con papà»

«cosa? Perché?»

«dice che non vado bene, lo chiamano in continuazione per i richiami, quindi mi ha proposto di lavolare nel suo ufficio, pure perché s'è rotto 'rcazzo di mantenermi probabilmente» spiegò prendendo il pacchetto di sigarette e l'accendino dalla tasca.

«ma non hai nemmeno la maturità, sicuro?»

«guarda fosse per me starei a casa, però mi scoccia dipendere sempre da loro, vuol dire che devo rivolgergli per forza la parola»

«nic prova a capirli, lo so, sono severi ma alla fine vogliono solo che tu abbia un buon futuro..»

Niccolò sbuffò rumorosamente, si aspettava una risposta del genere.

«loro non capiscono me, perché devo capire loro? Sei troppo buona, Sara, probabilmente hanno i sensi di colpa»

Levò il braccio dalla sua spalla e accese la sigaretta, senza poi rimetterlo allo stesso posto però.

«io sono troppo buona, ma tu vedi sempre il marcio pure dove non c'è!
Non ti sto dicendo di trattarli come i genitori migliori del mondo, ma almeno di avere un rapporto civile con loro.»

«che ti interessa se ho un buon rapporto o no?»

«finiscila di fare la testa di cazzo, stiamo insieme Niccolò! Mi interessa per forza»

«Sara guarda non ti ci mettere anche tu, ne ho già abbastanza di problemi e sei la ciliegina sulla torta»

La bionda si fermò di scatto nel bel mezzo del marciapiede, stando a qualche passo distante da Niccolò.
Lui si voltò alzando gli occhi al cielo, per poi mettere gli occhiali.
Non gli andava che vedesse i suoi occhi spenti, però riusciva benissimo a vedere i suoi incupirsi.

«accompagnami a casa» chiese Sara abbassando lo sguardo, stringendosi di più nella sua giacca.

«cazzo adesso ci volevi solo tu, guarda che non ti ho parlato per litigare!»

«Niccolò, accompagnami a casa!» disse ancora alzando il tono della voce.

Se l'era presa per le sue parole, e come se ci era rimasta male.
Lei era strapiena di problemi per la testa, eppure non faceva leva su di lui dicendogli di non pressarla, proprio come aveva fatto Niccolò.
Il moro non potè fare a meno di guardarla qualche secondo in silenzio, non urlava mai con lui e soprattutto non aveva mai avuto una reazione del genere.
Camminarono verso la macchina senza dire nemmeno una parola, stessa cosa per il viaggio in macchina.
Si sentiva solo il rumore provocato dall'auto e qualche sospiro da parte dei due, senza alcuna parola.
Niccolò capì di aver fatto una grande cazzata ad urlarle contro, stava solo cercando di aiutarlo e non si meritava certo di sentirsi un peso per mezzo suo.
Scesero entrambi dalla macchina appena videro il cancello del palazzo di Sara e Niccolò le bloccò i polsi delicatamente.
Fece incastrare i loro sguardi e provò a baciarla, ma lei poggiò le mani sul suo petto per respingerlo.
Rimase quindi a guardarla mentre saliva di tutta fretta le scale, lasciandolo lì con più sensi di colpa del dovuto.

Sei bella come Roma Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora