Sei l'unica forza che ho

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Capitolo 66

Era la prima volta che parlavano da soli del bambino, prima o poi avrebbero dovuto affrontare l'argomento

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Era la prima volta che parlavano da soli del bambino, prima o poi avrebbero dovuto affrontare l'argomento.

«tu lo vuoi?» le chiese lui arrivando direttamente al sodo.

«nic io non lo so.. È successo tutto così in fretta che ancora non riesco a crederci»

«possiamo vedere magari come va? Io ti capisco se non ce la fai, sei piccola e non è una responsabilità da nulla»

«potremmo.. potremmo fare una visita e poi decidere insieme, no?» propose lei gesticolando.

«come vuoi tu, però vorrei dirti una cosa..» le chiese prendendole le mani.

«nel caso tu lo volessi al cento per cento e ne fossi contenta, sappi che non potevi farmi un regalo migliore» le disse accennando un sorriso.

Sara non replicò, gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte, si sentiva davvero tanto fortunata ad avere una persona del genere al suo fianco.
Magari se gli fosse capitata la persona sbagliata, a quest ora starebbe a piangere per la sua perdita o per il fatto di esser rimasta sola con una gravidanza, eppure lui era rimasto con lei.
Si era assunto le sue responsabilità per la millesima volta, forse quella era la millesima dimostrazione della maturità che aveva quel ragazzo.
Nessuno gli ha mai insegnato ad essere un uomo, nessuno gli ha mai insegnato sani principi e comportamenti eppure lui era così maledettamente dolce, rispettoso e lei lo considerava il ragazzo perfetto.

«mi suoni qualcosa al piano?» chiese Sara dal nulla.

Niccolò annuì contento e si diressero entrambi verso la stanza infondo al corridoio, "la stanza del pianoforte".

«lo sai che ho scritto qualcosa in questo ultimo periodo?» le disse accennando un sorriso.

«davvero!? Voglio sentire!»

Lei si sedette sulle sue gambe e poggiò la testa sulla sua spalla per permettergli di vedere tutti i tasti, poi senti una melodia dolce invadere la stanza.

«Ero anch'io un ragazzo senza vita
Uscivo per trovarne un po' da lei
Ma lei è una ragazza con troppa vita
E di certo non la indosserà con me
Stasera resto a casa, tu lo sai
Il freddo non l'ho mai sopportato
Vorrei solo capire perché però sei l'unica forza che ho»

Intonò quelle parole con la sua soave voce che non mancava mai di bravura, pensare che quelle parole erano state scritte proprio da lui, le riempiva il cuore di gioia.

«E vedi quanto costa poi parlarne?
Dirti che ti voglio veramente
Che non ho visto mai occhi più grandi
Blu come il cielo che avevo davanti
E dimmi dimmi perché sei l'unica forza che ho
E dimmi dimmi perché sei l'unica forza che ho
L'unica forza che ho»

Tra le tante complicazioni che aveva la vita di Niccolò, sentiva finalmente di aver trovato un appiglio, una forza che lo spingesse sempre a dare il meglio di sé.
E in effetti fu così, lei era davvero quella forza che lo teneva in piedi, che gli dava un motivo per essere una persona migliore.
Solo che non sapeva di esserlo anche per lei, pensava di esser l'unico ad aver bisogno di quella forza, ma non lo era.
Anche se la vita di Sara sembrava apparentemente perfetta agli occhi altrui, dentro di sé sarebbe sempre rimasta quella ragazzina annoiata dalla realtà e con la voglia di spiccare il volo, ma come poteva da sola?

«io che osservo i suoi capelli
e poi la perdo tra la gente..»

Furono le ultime parole di quella splendida canzone, non poteva scriverla con frasi migliori.

«tu sei bravo fuori dal normale, come hanno potuto bloccarti a dodici anni..» pensò ad alta voce Sara, ma si pentì subito delle sue parole appena Niccolò si mordicchiò nervosamente il labbro.

«no cioè, non volevo..»

«tranquilla, devo superarlo prima o poi, affrontarlo sarà il modo migliore» la bloccò lui lasciandole un bacio sui capelli.

Lei però si mise a cavalcioni su di lui e lo guardò negli occhi, quella canzone gli era entrata nel cuore come tutte le altre.

«non me le merito queste belle parole»

«invece si, non smetterò di scrivere finché non lo capirai»

«se la metti così.. Non credo che capirò mai»

Lui sorrise e le lasciò un piccolo bacio sulle labbra, c'è qualcuno che apprezza la mia musica allora.. Pensò tra sé e sé.

[...]

«non sei tu a decidere per me!
Papà smettila!
La decisione è mia, okay?
Guarda che se parli ancora male di Niccolò ti attacco all'istante!
Senti papà vaffanculo!»

Niccolò era in cucina per lasciarle un po' di spazio, suo padre l'aveva già avvisata di quella chiamata, ma per quanto urlava la sentiva anche a kilometri di distanza.
Sentì qualche oggetto spostato e poi la porta aprirsi di scatto, uscì dalla camera da letto con uno sguardo indemoniato in viso, non sembrava neanche lei.
Si sedette sul divano con le braccia incrociate al petto e un'espressione a dir poco indignata, Niccolò dovette trattenersi dal ridere per quelle espressioni buffe.
Stava per raggiungerla, ma poco dopo si alzò e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro, nel mentre parlava e diceva tutto ciò che le ha detto il padre a telefono.

«ma ti rendi conto? Vuole farmi annullare la visita di questo pomeriggio e prendere un appuntamento in ospedale per l'aborto, ma ha sbattuto con la testa a terra!?
Io non faccio quello che dice lui, se lo può anche scordare, piuttosto non esco di casa per nove mesi»

Niccolò la osservo per un po', poi fece scontrare la sua testa sul proprio petto e la strinse forte, non era spesso isterica in questo modo, probabilmente calmarsi le sarebbe servito.

«lo odio..» balbettò facendo il labbruccio e nascondendo il viso.

«guardati, sei una bambina» disse lui ridacchiando.

«no! È lui che ragiona come un bambino, anzi, peggio!» urlò ancora battendo un piede a terra.

«non pensarci, riposati un po' e dopo andiamo a fare questa benedetta visita, okay?»

Lei annuì e lo trascinò per il braccio con lei fino alla camera da letto, prendendo posto tra le sue braccia.

«nicco?»

«si?»

«e se il bambino non stesse bene?»

«non pensare in negativo, adesso dovresti solo riposarti per schiarirti le idee.»

Sara fece come le disse e sospirò, non sapeva se il presentimento che aveva era buono o cattivo.

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