Non seguo le regole di nessuno

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Capitolo 27

«quindi, tuo padre in qualche strana maniera ha saputo che stai con me e ha ordinato a tua madre di fare un allegra cena di famiglia?» chiese Niccolò inarcando un sopracciglio

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«quindi, tuo padre in qualche strana maniera ha saputo che stai con me e ha ordinato a tua madre di fare un allegra cena di famiglia?» chiese Niccolò inarcando un sopracciglio.

«te lo giuro ho provato in ogni maniera a dirgli di no, non volevo ancora vederlo per quello che successe al ristorante, ma non sono riusciti a togliergli la tutela e se vuole vedermi, devo andare..» rispose Sara abbassando il capo.

Niccolò sospirò, avere a che fare con quell'uomo non gli sembrava una buona idea.
Sicuramente se ne sarebbe altamente fregato di ciò che avrebbe pensato riguardo alla sua relazione con Sara, ma era pur sempre un ostacolo in più.
Però nel vedere gli occhietti grigio-azzurro della sua ragazza che brillavano per una punta di speranza, non potè fare a meno che cedere.

«e va bene, sappi che me ne sbatto altamente se non mi vuole con te, non seguo le regole di nessuno» disse specificando la parte finale.

Sara gli saltò letteralmente in braccio facendolo quasi cadere, sembrava un piccolo koala.

«grazie, grazie, grazie» continuò a ripetere sorridendo ingenuamente.

La ragazza stava per scendere dalle sue braccia, ma Niccolò la strinse più forte, facendola sussultare appena poggiò le mani sui suoi glutei.

«cretino, sta mezza scuola davanti!» urlò quasi staccandosi da lui.

Terza ora del venerdì, entrambi avevano educazione fisica, ma dato che i professori si concentravano maggiormente sui ragazzi molto bravi in materia, loro approfitavano per stare insieme.
Niccolò alzò gli occhi al cielo e la sollevò da terra, facendola sedere sul muretto alle loro spalle.
Proprio quando stava per impossessarsi delle sue labbra, sentì un rumore stridolo dietro le sue spalle.

«Moriconi e Ferrara, avete deciso di stare a fare smancerie ancora per molto o avete intenzione di seguire la lezione?» chiese il professore distante qualche metro da loro.

«aridaje, nessuno ha mai fatto niente co sta materia e ve svejate proprio mo» sbuffò Niccolò senza neanche voltarsi.

Sara lo superò, per poi rimettersi in piedi.
Chiese scusa al professore da parte di entrambi, probabilmente per il comportamento di Niccolò avrebbero beccato entrambi una nota.
Sospirò rumorosamente girandosi verso Niccolò, poi scoppiò a ridere nel vedere che stava facendo il labbruccio per farsi perdonare.

[...]

«mi spieghi perché devo mettere questa merda?» chiese Niccolò guardando la giacca elegante che gli aveva portato la sua ragazza.

«ti sta bene, e comunque mettere una felpa sportiva non mi sembra il caso, anch'io verrei in pigiama se potessi..»

«a me piace questo vestito invece, ma non mi piace questa giacca del cazzo»

Sara lo guardò facendo gli occhietti dolci, non avrebbe sopportato essere perfino pedinata da suo padre se non gli fosse andato a genio Niccolò.
Il moro sospirò e gli stampò un bacio veloce sulle labbra, per poi mettere finalmente la giacca.
Finirono di prepararsi entrambi e nel giro di dieci minuti si ritrovarono davanti la porta d'ingresso della precedente casa di Sara.
Vedendola all'esterno, chiunque avrebbe perfino pensato che potesse essere tre case messe insieme, un giardino kilometrico e una piscina anche meglio di quelle pubbliche, tutto questo senza vedere l'interno.
Sara si era sempre sentita spaesata in quell'enorme casa, lì dentro c'era solo la sua mamma ad ascoltarla e a volerle bene.
Probabilmente si trovava meglio nella sua casa attuale, lì sembrava esserci un atmosfera migliore, sopratutto quando era stretta tra le braccia di Niccolò davanti ad un film che odiava.
Bussò al campanello sentendosi quasi un estranea, stringeva la mano di Niccolò con tutte le forze che aveva.

«chi.. Oh! Sara tesoro, che piacere, prego» disse Veline, la donna che curava quell'enorme casa da quando Sara aveva solo un anno appena.

Quando sua madre era a lavoro e Veline non aveva pulizie da fare, la chiamava sempre per un po' di compagnia, le piaceva giocare con lei.
Le raccontava di quando si trasferì dalla Francia, dei suoi viaggi, amava leggerle le storie, era in pratica la sua compagna di giochi.

«Veline, ciao! Quanto tempo, lui è Niccolò» la salutò la ragazza stringendola forte.

«mi sembra passato così poco dal giorno in cui ti cambiavo i vestitini, e adesso ti presenti qui col tuo ragazzo..» disse la donna con gli occhi velati dalle lacrime.

Niccolò sorrise e le strinse la mano, per poi essere scortato insieme a Sara al piano superiore, dove c'era la sala da pranzo.
Appena varcarono l'ingresso, niccolò iniziò a guardare l'enorme stanza che aveva davanti, mentre Sara fissava con dispiacere i suoi genitori che s'ignoravano apaticamente.

«oh, ciao tesoro, ciao Niccolò, per fortuna siete arrivati» disse la donna appena vide i due ragazzi avvicinarsi.

Si alzò dalla sedia per salutare entrambi, così fece anche il padre.

«ciao.. Papà» salutò lei scansandosi dalle sue braccia.

Il padre quindi, fece solo un gesto con la testa, per poi portare lo sguardo su Niccolò.
Quest'ultimo si mostrò calmo e anche disinteressato a dirla tutta, quell'uomo aveva fatto star male la sua ragazza, non provava alcuna stima nei suoi confronti.
Si presentò, quindi lui si limitò a stringere la mano e dire il suo nome.
Sarebbe stata una lunga, lunga serata.

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