Non meriti quello che ero

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Capitolo 43

«mh, la faccio meglio io la carbonara comunque» disse Niccolò buttando giù un altro boccone di pasta

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«mh, la faccio meglio io la carbonara comunque» disse Niccolò buttando giù un altro boccone di pasta.

Dopo essersi preparati un minimo, anche perché Sara con sé non aveva nulla se non una giacca, i due si erano presentati ad uno dei ristoranti che Niccolò frequentava spesso con i suoi amici.
Questa volta però, nel posto di fronte a lui c'era una ragazza dai capelli biondi stretti in una coda ordinata, la sua ragazza.
Anche se non aveva un filo di trucco, anche se non aveva chissà quale abito elegante ma un semplicissimo completo comodo, ai suoi occhi era bella più di una principessa.
Poggiò il viso sulla mano, a sua volta retta dal gomito e la guardò mangiare in silenzio, si sentivano solo le voci di sottofondo provocate da altre persone.

«perché mi guardi?» chiese di rimando Sara sentendosi osservata.

«perché sei bella» rispose lui senza pensarci troppo, lo disse quasi come se gli venisse naturale.

La bionda arrossì e sorrise istintivamente, non sarebbe forse mai riuscita ad abituarsi a quei continui complimenti.

«la prossima volta però voglio che ti siedi di fianco a me, così nun te posso bacià nemmeno»

«mh e dove mi siedo visto che è un tavolo per due?»

«nel seggiolone dei bimbi, no?»

«allora visto che continui con la storia della bambina, dopo nel tuo letto avrò tre anni e non diciassette, poi vojo vedè come so "bimba"» rispose Sara fulminandolo con lo sguardo.

«io per questa sera avevo intenzione di farti le coccole fino a farti addormentare, tu che avevi in mente scusa?» disse lui ridendo divertito, l'aveva detto solo per prenderla in giro.

Infatti, lei diventò rossa subito dopo le sue parole, lanciandogli dietro uno dei fazzoletti in stoffa del ristorante.

«e comunque, da quanto in qua parli romano?»

«da quando voglio io»

Niccolò alzò gli occhi al cielo e sorrise divertito, vederla imbronciata era una delle cose più belle e allo stesso divertenti.
Lei però non riusciva a stare in lite con lui, quindi prese un altro fazzoletto in stoffa, ci stampò sopra un bacio macchiandolo di rossetto e lo lanciò a lui.

«che so questi? Baci al tovagliolo?» chiese il moro mentre stampava un altro bacio proprio dove l'aveva fatto lei.

«ehi, accontentati, mi sono impegnata anche»

Scoppiarono entrambi a ridere senza mai interrompere i loro giochi di sguardi, prima o poi avrebbero perso la testa l'uno per l'altro..
O forse l'avevano già fatto.

[...]

«allora, non è andata tanto male come prima uscita tra noi due» prese parola Niccolò sedendosi sul divano, di fianco a Sara.

«no, ma comunque non era la nostra prima uscita, ricordi quando mi portasti a vedere Roma dall'alto?»

«ah già, lì però mi odiavi ed io volevo solo portarti a letto» disse soffocando una risata.

«no, non ti odiavo, sopprimevo i miei sentimenti per te proprio perché tu non mi amavi, come hai fatto a cambiare idea poi?»

«mi piaceva passare il tempo con te, non sei come tutte le ragazze che ho conosciuto e il fatto che mi hai tenuto testa per tutto il tempo, forse mi ha anche attratto di più.
Quando però mi facesti quel discorso al gianicolo ho capito un po' di cose, le opzioni erano due allora, lasciarti andare e tornare al mio vecchio stile di vita, o voler stare con te ma di certo non per una notte e via»

«perché hai scelto la seconda?»

«non riesco a starti lontano, non ci riuscirei neanche sotto sforzo, io ho bisogno di te» spiegò marcando bene le ultime parole.

«adesso ti dico anche il perché, tanto curiosa come sei me lo chiedersi lo stesso.
Prendi un tunnel buio, completamente buio, dove non vedi nemmeno le tue mani per quanta oscurità ci sia intorno, ecco, lì ci ero intrappolato da un bel po'.
Tu sei sempre stata la mia luce, quella infondo al tunnel che sembrava irraggiungibile per quanto fosse vicina.
Sembravi così lontana che mi faceva ridere il fatto di conquistarti per altri scopi, come una relazione ad esempio.
Io ci ero abituato a quel buio, nessuno mi avrebbe mai riportato fuori, poi sei arrivata tu.
Avevo tanta paura di innamorarmi, magari sarei stato male ancora, sopprimevo i miei sentimenti con quel buio, pensando che fosse quotidianità.
Mi hai fatto scoprire un lato di me che non conoscevo, un lato fragile, magari anche sensibile, protettivo e chissà, magari anche un po' bambino.
Con te non sono diverso, semplicemente riesci a far venire fuori la parte più bella di me.
Se si potesse, rinascerei perché non meriti quello che ero.
Io ho bisogno di te, solo di te»

Una lacrima solitaria gli rigò il viso per le sue stesse parole, non sarebbe riuscito a spiegare meglio tutto quel groviglio che aveva in testa.
Stava fissando il vuoto, non accorgendosi nemmeno che anche Sara aveva il volto completamente rigato di lacrime.
Si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani, accarezzando le guance ai lati coi pollici.

«promettimi che non te ne andrai anche tu, almeno tu» gli chiese Niccolò poggiando le mani sulle sue.

In risposta lei unì le loro labbra in un bacio, non se ne sarebbe mai andata.
A Niccolò bastò questa come risposta, lei era con lui e questo andava bene, più che bene.
Non sarebbe mai potuto stare senza la sua luce per tutto il buio che aveva intorno, era paragonabile ad una mascherina in una camera a gas, ci stai un po' senza, poi collassi.

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