Tu sei la mia bambina

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Capitolo 40

Quella notte non fu molto facile, affatto

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Quella notte non fu molto facile, affatto.
Dopo svariati minuti di silenzio, Sara si addormentò tra le coccole che gli aveva riservato Niccolò per tutta la notte.
Le aveva perfino canticchiato una canzone di Jovanotti sottovoce, ma Sara era troppo stanca per notare che il suo ragazzo aveva una voce fantastica.
Non cantava mai, ogni tanto sotto la doccia, ma lo faceva solo quando era certo al cento per cento di esser solo.
Questa volta però, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farla sentire al sicuro, anche portarla a fare i giri per casa in braccio come si fa per i neonati.
Non servì arrivare a tanto, bastò solo il ritornello di "a te" e due braccia forti che questa volta la stringevano con tutto l'affetto possibile.
Lui rimase sveglio tutto il tempo, era stato ore, ore e ore ad accarezzarla più volte, proprio come avrebbe dovuto fare prima.
Dopo una lunga notte in bianco per il moro, vide pian piano gli occhi della sua ragazza aprirsi, seguiti subito dopo da un piccolo sbadiglio.

«ciao amore mio..» le disse abbracciandola.

Mise la testa nell'incavo del suo collo e respirò a pieni polmoni il suo profumo, era stata con lui tutto il tempo eppure non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Sara sorrise di poco e ricambiò l'abbraccio, portando però una mano tra i suoi capelli scompigliati.
Quando Niccolò ritornò col capo di fronte al suo, lei non perse tempo per stampargli un bel bacio sulle labbra.
Era il primo che si davano dopo l'accaduto della sera precedente, ma da quello Niccolò capì che non l'aveva persa.
Le lasciò un ultimo bacio a fior di labbra, per poi prenderla delicatamente tra le braccia e dirigersi in cucina.
Quando però la sentì rabbrividire per l'aria fredda che c'era nella stanza, tornò indietro verso l'armadio.

«ho dimenticato di accendere i riscaldamenti ieri» disse mentre prendeva una sua felpa dall'armadio.

Sara la mise senza fare storie, per poi esser di nuovo presa in braccio come un piccolo peluche.

«un giorno di questi ti rompi la schiena a furia di prendermi in braccio come una bambina..» gli disse lei accennando un sorriso.

«tu sei la mia bambina infatti»

La fece sedere sul divanetto che c'era in cucina e si resse sulle gambe per stare alla sua altezza.

«perché non canti mai come hai fatto ieri?» gli chiese Sara appena Niccolò stava per aprire bocca.

Si ritrovò quindi a non rispondere, non lo sapeva neanche lui di preciso.
Sapeva che non era di certo stonato come una campana, ma credeva che la sua voce non fosse nulla di cui vantarsi.

«non ho mai cantato davanti a nessuno, a dire il vero..»

«ma hai una bellissima voce!»

«possiamo non parlarne però? Perfavore..» chiese Niccolò prendendole una mano.

Sara avrebbe tanto voluto risentirlo cantare ancora, anche perché non ricordava chissà quanto della sua voce.
Però rispettò la sua scelta, annuì e accennò un sorriso per fargli capire che sarebbe andato bene lo stesso.
Avrebbe solo voluto dimenticare ciò che era successo la sera precedente, quello non era il suo Niccolò.
Era totalmente un altra persona e a dirla tutta ne aveva anche paura.
Ma non del suo ragazzo, lui non si sarebbe mai comportato così, passava più volte indeterminati minuti a ricordarle quanto fosse bella e a regalarle tutte le attenzioni del mondo.
Gli prese il capo tra le mani e ci lasciò un bacio sopra, Niccolò intanto poggiò la testa tra il suo collo e il suo petto.

«non ti lascerei mai» disse la bionda sentendo la presa attorno alla sua vita stringersi, segno che Niccolò la stava abbracciando più forte.

[...]

«no, questa ciocca qui sotto, poi questa in mezzo»

Dato che aveva perso a tre partite consecutive di monopoli, Niccolò è stato letteralmente obbligato dalla sua ragazza ad imparare a fare le trecce, ma pensò che poteva andare peggio.
Dopo venti minuti buoni a spiegare la maniera in cui doveva fare quella benedetta treccia, si è finalmente messo all'opera facendo appello a tutto il suo impegno.
Finì solo per annodarle i capelli alla fine, non era proprio un asso come parrucchiere.

«ma la penitenza ora la ho io con i capelli annodati, sei tu quello che ha perso a monopoli!» si lamentò la ragazza sbuffando.

Niccolò cercò prima di sciogliere i nodi con le mani, poi prese la spazzola e liberò finalmente i suoi capelli chiari da quella specie di treccia malformata.
Ogni volta che passava la spazzola tra quelle ciocche morbide e lisce di capelli biondi, sentiva che Sara si rilassava sempre di più.
D'altro canto, lei ha sempre amato sia i grattini alla testa, sia che qualcuno le spazzolasse i capelli, la rilassava molto.

«a me non sembra che sei andata tanto male però, ti sto facendo da parrucchiere» le disse il moro mentre la sua ragazza sorrideva ingenuamente.

«allora lo farai più spesso»

«uh posso farti anche lo shampoo quindi?» chiese lui con un sorrisetto in volto.

La bionda si voltò nella sua direzione e lo fulminò con lo sguardo, ma vedendo quel faccino da finto angioletto non potè fare altro che scoppiare a ridere.

«a me non sembra che stai facendo il bravo, le cose si meritano, Moriconi»

«io sono un bravissimo bambino! Guarda, sono adorabile!» disse indicando da solo il suo viso, per poi assumere un espressione proprio da bimbo piccolo.

«uffa, devi finirla di essere così bello, non riesco a stare arrabbiata con te..» si lamentò Sara senza trattenere un sorriso, era del tutto sincera.

«lo so, sono proprio bello»

«..e modesto» aggiunse lui stesso ridacchiando.

Lei alzò gli occhi al cielo e si tuffò tra le sue braccia, riempiendo il suo bel viso di tanti piccoli baci a stampo.

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