Nessuno dovrà saperlo

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Capitolo 11

«nessuno dovrà saperlo, riguardo alla nostra uscita, per favore» disse Sara prima di scendere dalla macchina

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«nessuno dovrà saperlo, riguardo alla nostra uscita, per favore» disse Sara prima di scendere dalla macchina.

Dopo che Niccolò alzò la voce con lei, tutto quello che fecero fu restarsene in silenzio, scambiandosi qualche parola di tanto in tanto.
Neanche in macchina parlarono più di tanto, niccolò le chiese solo se aveva voglia di mettere qualche canzone per ammazzare quel silenzio assordante che si era creato.
Alla domanda di Sara, niccolò annuì semplicemente, forse non avrebbe detto neanche ad Adriano di quella uscita, gli aveva fatto più male che bene.
La bionda scese dall'auto con gli occhi lucidi, forse se Niccolò non l'avesse voluta solo per un motivo, avrebbe anche provato ad ammettere ciò che gli suscitava la sua presenza.

Hai provato dei sentimenti e non ti stanno bene addosso.

Una delle sue canzoni preferite aveva proprio quella frase nel testo, e attualmente la rispecchiava tanto.
Se mai avesse provato qualcosa, le emozioni che aveva non le avrebbe mai potute sopportare, innamorarsi di un ragazzo del genere che le aveva anche urlato contro..
D'altro canto, appena Sara chiuse il cancello, niccolò poggiò la testa sul volante e sbuffò.
Si sentiva impotente, lui che aveva sempre la battutina pronta, era stato messo a tacere da una ragazzina che conosceva solo da un mese appena.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno, sfogarsi con qualcuno, e magari la persona da cui stava andando era proprio l'ultima che doveva chiamare.

[...]

«spiegami, allora» disse la sorella di Niccolò alzando gli occhi al cielo.

Niccolò e la sua famiglia avevano forse il rapporto peggiore che potesse esistere.
Lui non stava bene in quella casa, loro a stento sopportavano le sue cazzate.
Appena arrivò ai diciotto anni, pur di non sentirlo più, gli offrirono la possibilità di andare a vivere da solo pagandogli le spese, e lui accettò ovviamente subito.
Nonostante questo però, aveva bisogno di un parere femminile e sua sorella era l'unica persona di cui si fidasse un minimo.

«è per una ragazza..»

«ti sei portato a letto anche lei?»

«è questo il punto, non mi interessa più quello..» spiegò Niccolò sbuffando.

«quindi? Auguri e figli maschi, che ti dovrei dire scusa?» rispose apaticamente sua sorella.

«aurò senti, vedi di fare poco la deficiente che se ti metti pure tu non reggo eh.
Io non voglio neanche lontanamente essere attratto da una ragazza per una relazione o quelle smancerie là, capisci? Non fanno per me.»

«adesso ti farò un paio di domande e risolviamo il problema, okay?»

Niccolò annuì solamente, se fosse servito a sapere cosa gli succedeva, avrebbe risposto a qualsiasi cosa.

«allora, l'ultima volta che hai avuto intimità con una ragazza che non sia lei?»

«boh, qualche giorno fa?»

«mamma mia, progressi eh? Andiamo avanti però.
Se ti è mai capitato di vedere un ragazzo che ci provava con lei, come ti sei sentito?»

Nel ricordare il corpo di Gabriele così vicino a Sara, la faccia di Niccolò si commentava da sola, tanto che sua sorella rise nel vederlo così.

«beh, non sei davvero innamorato direi, ti farebbe schifo anche solo sfiorare un altra donna se così fosse, ma sei attratto mentalmente, ciò vuol dire che da lei vuoi qualcosa in più oltre a gesti fisici.»

«del tipo?»

«tipo che vorresti piacere a questa ragazza, avere il suo cuore»

«aurò io non capisco, ho praticamente i cuori di mezzo istituto, perché dovrei volere il suo?» chiese Niccolò inarcando un sopracciglio.

«senti, non lo so, è la strana logica dell'amore, ma comunque prova a starle più vicino, se provi solo attrazione fisica beh, fai quel che devi fare, se è qualcosa di più..»

«ho capito, ho capito..»

[...]

«tesoro, lui è Giacomo, il figlio di un mio carissimo amico!» disse il padre di Sara chiamandola.

Sara si voltò leggermente, trovandosi un ragazzo con suo padre che la guardavano attentamente.
Una settimana dopo l'uscita, niccolò non l'aveva neanche sentito e l'unica sera che gli toccava vedere suo papà, si ritrovò un ragazzo davanti a lei.

«ciao..» disse lei timidamente.

«prego, possiamo anche avviarci al tavolo»

Erano in un importante ristorante di Roma, suo padre le aveva detto che si sarebbero visti solo loro due, ma al quanto pare si unirono anche Giacomo e suo papà.
Appena si sedettero, Sara capitò proprio proprio davanti a quel ragazzo, ma cercava di guardarlo il meno possibile.
Suo padre non voleva che lei stesse a contatto con dei ragazzi, quindi c'era sicuramente qualcosa sotto, che a dire il vero neanche voleva sapere.

«piccola, presentati a Giacomo, digli un po' di te» la spronò suo padre con il sorriso più falso del mondo in volto.

«io sono Sara e.. Ho diciassette anni, frequento il quarto anno di scienze umane..» balbettò lei torturandosi le mani sotto la tavola.

«ah sei piccolina, io ne ho ventitré, però sei anche molto carina se posso» rispose lui con un sorrisetto in volto.

Anche Niccolò assumeva spesso quell'espressione, ma la sua era diversa.
Tante volte a Sara faceva ridere o anche arrabbiare, mentre invece Giacomo le intimava solo timore.
Appena sentì dire che aveva venitré anni, un brivido le attraversò la schiena.
Se davvero suo padre gliel'avesse presentato per un unico scopo, sarebbe voluta scappare davvero dall'altra parte del mondo.

«oh, grazie..» disse lei tenendo lo sguardo basso, se avesse potuto sarebbe corsa più lontano possibile da lì.

«siete davvero molto carini insieme, guardali Giulio!»

«esatto»

I due papà si scambiavano pareri facendo sorridere anche Giacomo, ma l'unica cosa che provocarono in Sara era farle riempire gli occhi di lacrime.
Fortunatamente teneva quasi sempre lo sguardo basso e a nessuno sarebbe importato dei suoi occhi lucidi, ma separava di andarsene da quel posto il prima possibile.

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