Nano

4.1K 148 59
                                    

Capitolo 33

«posso sapere perché mi hai memorizzato "nano"?» chiese Niccolò prendendo il telefono della bionda dalle sue mani

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«posso sapere perché mi hai memorizzato "nano"?» chiese Niccolò prendendo il telefono della bionda dalle sue mani.

«perché lo sei, no?»

«ha parlato quella di un metro e sessanta appena»

Erano le quattro passate ormai, niccolò si era svegliato nel bel mezzo della notte e non riusciva più a prender sonno.
Sara, nonostante fosse cosciente che il giorno dopo sarebbe stata domenica e poteva dormire molto di più, preferì rimanere sveglia insieme a lui.
Non è servito poi a molto, le si chiudevano gli occhi da soli, ma poi per restare sveglia ha iniziato a parlare di qualsiasi argomento le passasse per la testa, non voleva lasciarlo solo.

«sei nano lo stesso» aggiunse lei abbracciandolo.

«va bene, però vale la regola della elle»

Sara sembrò ragionarci un bel po' su, ma un minuto dopo circa capì cosa voleva intendere.
Gli assestò uno schiaffo sul braccio e lo guardò storto, incredibile dove la sua mente riuscisse ad arrivare.

«chiedi conferma alla metà dell'istituto, vedi che ti rispondono subito» disse apaticamente, ma il suo obiettivo di sembrare arrabbiata fu del tutto inutile dato che lo abbracciò ancora più forte.

«però posso chiedere a metà dell'istituto come sono in una relazione, lì non mi risponde nessuna, o no?»

«vediamo.. sei arrogante, egoista, strafottente, una testa di cazzo.. dolce, mi dai tante attenzioni, bello, troppo bello, bellissimo»

«contando il fatto che hai usato lo stesso aggettivo per tre volte, vuol dire che ho più difetti che pregi?»

«no, vuol dire che hai pregi che valgono per tre, poi sei anche sensibile su determinati punti di vista, sei protettivo, comprensivo..»

«prima di conoscerti tutte queste qualità non le avevo con nessuno, non sapevo neanche di averle»

Sara non disse niente, si distese completamente su di lui e lo baciò.
Era un bacio piccolo e breve, ma forse per Niccolò ha dimostrato molto più del dovuto.
Le fece poggiare la testa sul suo petto e coprì entrambi col piumone, cercando poi di prender finalmente sonno.
C'era da dire che più volte Niccolò aveva fatto ammattire Sara col suo caratteraccio per nulla alla mano, e altrettante volte l'aveva fatta sentire amata e protetta.
Sara si addormentò poco dopo, con il volto nella direzione di Niccolò e le braccia attorno alla sua vita.
Lui quindi, non riuscì a fare a meno di guardarla per chissà quanto dormire tranquilla, quei quattro giorni erano stati davvero insopportabili.
Non poteva negare che più volte in quei giorni aveva pensato di gettare la spugna, di lasciare tutto andare e tornare ad essere lo stesso Niccolò di prima, ma a che pro?
Ormai l'aveva capito, le ragazze erano un passatempo per lui, ma anche lui lo era per loro.
Nessuna sarebbe stata male per lui, nessuna gli avrebbe dato giusti consigli riguardo la sua vita complicata, nessuna lo avrebbe amato davvero.
E quindi finì per ritornare sui suoi passi ed andare dall'unica ragazza che vuole davvero vedere per il resto dei suoi giorni, l'unica che, nonostante lui abbia perso il controllo, è rimasta.

[...]

«Niccolò! Esci» urlò Sara appena sentì la porta del bagno aprirsi.

«tu hai lasciato la porta aperta, non è colpa mia»

«era chiusa in realtà, non a chiave, ma ora puoi uscire?» gli chiese guardandolo dallo sportello della doccia aperto di poco.

Lui si avvicinò e poggiò le labbra sulle sue, nonostante fossero bagnate come il resto del suo corpo.
Le accarezzò delicatamente il viso spostando delle goccioline d'acqua che ricadevano su di esso, aprendo poi gli occhi per guardarla in viso.
Quando abbassò lo sguardo, Sara arrossì di colpo.
Portò di scatto l'avanbraccio sul seno per coprirsi, si sentiva ancora molto insicura su quel punto di vista.
Niccolò le spostò il braccio facendolo tornare dov'era prima, poi le lasciò un breve bacio a stampo.
Uscì dal bagno e le lasciò una tuta e una felpa vicino ai vestiti della notte scorsa, era quello il motivo principale per cui era entrato in bagno a dire il vero.
Sara finì quella doccia in fretta, non fece altro che pensare ai suoi occhi fissi su di lei, forse aveva ancora le guance rosse nonostante Niccolò fosse a metri di distanza da lei.
Mise la sua accappatoio blu e iniziò ad asciugare i capelli, sarebbe diventata a breve un leoncino perché non aveva con sé la piastra, ma non era un problema poi così grande.
Niccolò intanto, si avvicinò ai fornelli ed iniziò a cucinare.
Quella mattina si alzarono molto tardi, quindi l'ora di pranzo era ormai arrivata.

«ti stanno a pennello direi» disse Niccolò ridacchiando appena vide Sara con i suoi vestiti indosso, le stavano tre taglie più grandi.

«sembro una balena così, è colpa tua»

«non è colpa mia se porti una taglia da bimbi e io ho una M»

«io non ho una taglia da bimbi!»

«oh si invece» rispose lui prendendole il viso con una mano e stringendo le guance, così da farle mettere le labbra a pesciolino.
Iniziò a lasciare svariati baci a stampo su di esse, mentre lei mise il broncio.

«guarda qua, mi hai fatto il segno sulle guance» disse guardando il suo viso dal piccolo specchio che c'era tra la cucina e il corridoio.

«quanto la fai tragica eh, tu lo fai sempre con me e io non ti dico niente, anzi mi fai anche le foto» rispose Niccolò alzando gli occhi al cielo.

«ma sei così bello» aggiunse Sara allungando la lettera finale.

Gli gettò le braccia al collo e senza alcun preavviso lo baciò per bene, non sapeva nemmeno lei a cosa erano dovuti quegli scatti di dolcezza, ma di certo Niccolò non si tirò in dietro e strinse la sua ragazza ancora più forte.

Sei bella come Roma Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora