Incidente

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Capitolo 45

«pronto? Sei Sara?» chiese la voce metallica dall'altra parte del telefono

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«pronto? Sei Sara?» chiese la voce metallica dall'altra parte del telefono.

«ehm, si sono io, perché mi stai chiamando dal telefono di Niccolò? Cioè, chiunque tu sia..» rispose la ragazza con una faccia stranita.

«sono sua sorella, mio fratello continua a dire di chiamarti quindi lo sto facendo.
Attualmente siamo in ospedale, ma quella testa dura vuole per forza vederti, mi fai il piacere di venire qui?»

Sara rimane col fiato sospeso, Niccolò era in ospedale?
Dal tono pacato di sua sorella e dal fatto che avesse quindici anni appena, pensò che magari si trattava solo di uno scherzo di cattivo gusto, magari gli aveva solo preso il telefono.

«ma.. aspetta, perché è in ospedale?» cercò di dire mentre gli occhi le si riempirono di lacrime.

«eh bho, dovrebbe aver fatto un incidente con la macchina, adesso ti muovi a venire che è insopportabile qui?»

«si, si arrivo, dammi dieci minuti»

Corse dalla sua camera mentre una lacrima le rigava il viso, lui aveva fatto un incidente e sua sorella nemmeno se ne importava.
Chiuse gli occhi dolorosamente e si passò una mano sul viso, non gli avevano detto nemmeno come stava.
Fece il giro intero per la casa, ma sua madre non c'era, era ancora a lavoro.

«dio santo, tutte a me oggi» disse tra sé e sé mentre sentiva le lacrime aumentare sul suo viso.

Prese di fretta la sua borsa ed uscì di casa nelle stesse condizioni, la gente la guardava e si faceva sempre più domande, ma lei nemmeno se ne accorgeva.
Percepiva il freddo gelarle il viso dato che era cambiato, gli occhi bruciare e i brividi percorrerle la schiena per esser uscita solo con una felpa indosso.
Per fortuna la sorella di Niccolò le aveva inviato almeno la posizione dell'ospedale, avrebbe anche girato tutti gli ospedali di San basilio altrimenti.
Un quarto d'ora dopo riuscì finalmente ad arrivare all'edificio, era stremata per la corsa appena fatta e anche impresentabile se per questo.
Si asciugò il viso con la manica della felpa e cercò una qualsiasi infermiera, doveva pur chiedere a qualcuno.

«scusami, tu sei Sara?»

Si voltò e davanti a sé si ritrovò una donna sulla mezza età, perfettamente curata, i capelli in ordine e dai bei vestiti.

«si, si sono io» disse cercando di riprendere a respirare normalmente.

«sono la mamma di Niccolò, mio figlio ha chiesto di te» disse la donna squadrandola da capo a piedi.

Aveva i capelli leggermente in disordine per la corsa, una semplice felpa, un jeans e delle scarpe messe al volo, di certo non era chissà quanto presentabile.

«vorrei presentarmi ma mio figlio continua a fare il tuo nome, è meglio che tu vada da lui» la interruppe la donna quando lei stava per prender parola.

Sara annuì frettolosamente e si fece scortare al secondo piano, dove c'era proprio la camera di Niccolò.
Fuori dalla porta aspettava una ragazza bassina, capelli a caschetto neri con la frangia e un rossetto così rosso che avrebbe fatto invidia al red carpet.
Aveva a tra le mani il suo cellulare e nella tasca destra quello di Niccolò, sembrava abbastanza annoiata dalla situazione.
Non ci fece molto caso, sorpassò tutti per arrivare dal suo ragazzo, fin quando non vide la sua figura seduta sul lettino.
Aveva un cerotto sul sopracciglio, il labbro spaccato, delle fascie attorno al braccio destro e un espressione dolorante in volto.
Non ci pensò due volte, gli corse vicino e lo abbracciò più forte che poteva.

«sei qui..» sussurrò lui appena la sua ragazza corse ad abbracciarlo.

Sara iniziò a piangere davanti a tutta quella gente, ma non se ne importò più di molto.
Per fortuna Niccolò non sembrava riportare danni molto gravi dopo l'incidente, ma aveva avuto davvero paura.

«ehi basta piangere, non ce n'è bisogno» la rassicurò il moro accarezzando i capelli.

Sia la madre che la sorella di Niccolò guardavano la scena con disapprovazione ed una punta di disgusto, le consideravano solo smancerie inutili.

«come stai ora?» gli chiese lei mettendosi di fronte a lui, dando spettacolo del suo viso bagnato e gli occhi arrossati.

«ora non ho quasi niente, però tu smettila di piangere, okay?»

Le asciugò le lacrime coi pollici e le lasciò un piccolo bacio a stampo sulle labbra, continuando ad accarezzare delicatamente le sue guance.

[...]

«grazie... grazie per essere venute» balbettò Niccolò riferendosi a sua madre e sua sorella.

Dopo diversi controlli, i medici hanno potuto rilasciare Niccolò, dicendogli di cambiare le fascie al braccio una volta al giorno e di non fare troppi movimenti bruschi.
Intanto Sara aveva anche chiamato Adriano per avvisarlo della situazione, lui quindi si presentò venti minuti dopo con una ragazza al suo fianco.
Niccolò sorrise nel vedere il suo amico e la sua ormai fidanzata, era al corrente del nuovo fidanzamento del suo migliore amico.
Vanessa era una ragazza alta poco più di Sara, dai capelli rossi e perfettamente lisci, un viso che sembrava non avere alcuna imperfezione e un sorriso molto contagioso.
Ritornando però al momento attuale, Niccolò era molto combattuto sul rivolgere la parola a sua madre o meno.
Lei non ha mai fatto nulla per lui, chissà per quale strano motivo era accorsa in suo aiuto.

«si, prego, adesso andiamo che devo ancora provare il nuovo pc?» chiese apaticamente sua sorella verso sua madre.

«certo amore, adesso andiamo e riguardo a te, Niccolò, la prossima volta apri gli occhi e non pensare alle mosche mentre guidi»

Forse quelle parole per Niccolò furuno peggio di una pugnalata nel petto.
Sua sorella, la snob e viziata della casa, veniva sempre trattata nel migliore dei modi, lui invece a stento veniva considerato.
Chiuse gli occhi per trattenersi e annuì, per poi guardarle andare via.
Sara aveva notato il cambiamento d'umore del suo ragazzo, quindi non perse secondo per stringerlo tra le braccia.
Niccolò non le aveva mai fatto chissà quale discorso sulla sua famiglia, ma poteva ben capire che dietro tutti quei tatuaggi, il bel faccino e un carattere forte, c'era un ragazzo che ne aveva passate di tutti i colori.

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