Sono stanca

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Capitolo 63

In quella stanza non si sentiva nulla, c'era il silenzio più assoluto, cosa fu allora a svegliare Sara?Niccolò mugolò qualcosa imprecisato e mosse di poco i loro corpi vicini, proprio per quello la bionda aprì gli occhi

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In quella stanza non si sentiva nulla, c'era il silenzio più assoluto, cosa fu allora a svegliare Sara?
Niccolò mugolò qualcosa imprecisato e mosse di poco i loro corpi vicini, proprio per quello la bionda aprì gli occhi.
Si ritrovò una gamba incrociata a quella di Niccolò, le sue braccia che la circondavano e la testa sul suo petto, ma quello che le fece sbarrare gli occhi furono i loro corpi a contatto senza nemmeno un briciolo di tessuto che li coprisse.
Strizzò gli occhi provando a ricordare della sera prima, ma tutto ciò che le tornava in mente erano solo immagini sfocate.

«nicco, Niccolò svegliati» gli disse alzando il capo.

Lui però non si mosse di una virgola, tanto che Sara rimase indecisa, non sapeva se lasciarlo dormire e godersi quei pochi momenti insieme o fare la cosa giusta, ovvero alzarsi e cercare di ricordare.
Sospirò e si staccò lentamente dalle sue braccia, l'unico modo per farlo svegliare.
Lui infatti aprì gli occhi poco dopo, trovandola intenta a mettere di getto una sua maglietta.

«ti sei svegliato allora» disse voltandosi di poco.

Seduta si bordi del letto si prese la testa fra le mani e massaggiò le tempie, non ricordava niente di niente.
Niccolò le prese una mano e cercò di farsi guardare negli occhi, ma Sara era troppo concentrata a maledirsi per non essersi data un contegno la sera precedente.

«Sara, guardami»

«Niccolò tu non capisci!
Eravamo entrambi ubriachi ieri sera, non so se hai usato precauzioni, non so che altro è successo e soprattutto come siamo tornati qui!»

«calmati!» urlò ancora di più lui per superare la sua voce, stava iniziando a dare di matto.

«ma calmati cosa!? Capisci che..»

«no Sara, sei tu quella a dover capire.
Ti stai incazzando come se fossi andata a letto con uno sconosciuto, sono sempre io»

Lei rimase senza dir nulla, aveva esagerato e se n'era resa conto solo dopo.
Si avvicinò e lo strinse forte, gli aveva dato anche un brutto risveglio come se non bastasse.
Niccolò non la respinse, la tirò a sé e si sdraiò completamente.

«non ero ubriaco quanto te, non ricordo tutto, ma più o meno sapevo cosa stavo facendo.»

«vuol dire che..»

«vuol dire che tra me e te non esiste il "nulla di serio", Sara, ma non voglio più metterti sempre al primo posto quando io non lo sono per te.
Se hai intenzione di non mettere il bene degli altri davanti alla nostra relazione, allora credo che le cose potrebbero tornare come prima.»

Quella mattina partì male, con entrambi che si urlavano contro, mentre invece dopo le ultime parole di Niccolò ci furono solo una sequenza di baci che sembrò non finire mai.
A lei non sembrava vero, ormai sembrava aver anche perso le speranze eppure lui era ancora lì, pronto ad amarla forse anche più di prima.

«io..io pensavo che tu non mi amassi più, non lo so»

«che ti dice questa testolina per farti pensare una cosa del genere?
Solo perché ti ho lasciata non stava a significare che non ti amassi più, credevo non funzionasse»

Sara fece combaciare ancora una volta le loro labbra e lo strinse forte, era talmente felice che credeva di esser solo in una di quelle favole raccontate nei libri.

[...]

I giorni passavano, tutto sembrava andar bene, anche meglio di com'era prima.
Sara doveva dare gli ultimi esami per la patente e finalmente avrebbe potuto guidare la macchina che le hanno regalato i suoi genitori al diciottesimo.
C'erano buone notizie tutto sommato, ma non era ugualmente un buon periodo.
Sara si addormentava diverse volte a scuola e fortunatamente i prof non la vedevano, ma non perché non dormisse la notte, arrivava a dormire anche dodici ore al giorno.
Quando stava con Niccolò non faceva che starci abbracciata come un koala e non si scollava nemmeno per andare in bagno, a stento andava a scuola.
Non voleva mangiare anche per la nausea, nonostante il suo ragazzo le avesse fatto ormai qualsiasi proposta sul cibo.
Tanto per non cambiare, anche quel martedì pomeriggio erano a casa insieme, lei era distesa su di lui che a sua volta lo era sul letto.

«sei sveglia?» le chiese senza alzare troppo la voce.

Lei annuì semplicemente e sospirò, cercando di trovare un po' di pace in tutte quelle attenzioni che le riservava Niccolò.

«amò mi dici che c'hai? E non dire niente, non ci credo più.»

Lei si mise seduta e pianse in silenzio con le mani sul viso, non sapeva neanche lei perché, le venne più naturale piangere che dargli una risposta.
Niccolò la tirò a sé e l'abbracciò, non sapeva neanche il perché stesse male, in quei giorni gli era venuta in mente qualsiasi spiegazione comprensibile.

«vuoi andare a fare un giro? Un gelato? Al cinema? Al parco?» provò a chiederle asciugandogli le lacrime dal volto.

«sono stanca..» rispose lei semplicemente tirando su col naso.

Lui le lasciò un bacio a fior di labbra e la fece stendere sul letto mentre rimase semi-sdraiato.
Le accarezzò i capelli, le guance, le lasciò diversi baci sul capo.. Il tutto finchè vide finalmente i suoi occhietti chiari chiudersi lentamente.
La guardò un ultima volta e poi prese il telefono andando in cucina, aveva un urgente bisogno di sfogarsi.

[...]

«ma che cazzo urlate a fa! Vi sente cojoni» disse Niccolò senza alzare troppo la voce.

Forse chiamare a rapporto l'intero gruppo dei miserabili mentre Sara dormiva non fu il massimo, anche perché non avevano esattamente una voce bassa e calma.

«dicci perché ci hai chiamato però»

«regà non so che fare, Sara è strana, fa solo due cose nella giornata, piange e dorme.
Non vuole nemmeno mangiare, io ci provo a dargli attenzioni ma sembra non funzionare..» spiegò sbuffando.

«non è che c'ha il ciclo?»

Niccolò ci pensò su, quando aveva avuto l'ultima volta il ciclo?
Prese il telefono della sua ragazza dalla tavola ed iniziò a scorrere tra le note, doveva pur averlo segnato da qualche parte.
Come previsto, aveva una cartella con ogni data del ciclo, così cercò l'ultima.

«quante ne abbiamo oggi?» chiese guardando impietrito l'ultima data.

«dodici marzo, perché?»

«l'ultimo ciclo l'ha avuto il ventidue gennaio» disse rimanendo con la bocca mezza aperta.

Era calato un silenzio tombale, nessuno osava spiccicare parola»

«nì sei sicuro di esser stato sempre attento?»

«credo di sì, forse l'ultima volta.. Non ricordo cosa successe perché avevo bevuto»

Tutto si collegava, eppure nella sua testa c'era solo un grande casino.

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