Non sei neanche degno di nominarla

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Capitolo 44

La mattina successiva, Sara era stata svegliata non dai soliti baci che Niccolò gli stampava sulle labbra, ma dalla sua rumorosa sveglia

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La mattina successiva, Sara era stata svegliata non dai soliti baci che Niccolò gli stampava sulle labbra, ma dalla sua rumorosa sveglia.
Quella mattina avrebbe dovuto dire a suo padre se la proposta gli andava bene, ma per questo ci aveva già ragionato prima, mentre lei aveva scuola.
Lui non aveva intenzione di aprire occhio per il sonno che aveva, ma la ragazza non riuscì più a dormire.
Gli lasciò un bacio sui capelli ancora scompigliati e si alzò con calma, erano solo le sei e mezza e Niccolò poteva dormire ancora un po'.
Recuperò tutti i suoi vestiti sparsi per la stanza e mise solo una maglia del suo ragazzo intanto, almeno per coprirsi dall'aria gelida che arrivava dalla finestra.
Ogni volta staccarsi da quelle braccia calde ed uscire dalle coperte era una vera e propria corsa ad ostacoli, soprattutto col freddo dell'inverno che sarebbe arrivato a breve.
Fece un po' di ordine in camera dato che c'era il caos più totale e raggiunse il bagno, guardando il suo riflesso allo specchio.
Aveva i capelli più che in disordine e due occhiaie che avrebbero fatto invidia a chiunque, ma non poteva saltare l'ennesimo giorno di scuola, anzi si stupì del fatto che suo padre non la stesse richiamando per le sue assenze.
Lasciò perdere il suo aspetto pietoso e fece una doccia calda prima di prepararsi, aveva appena mezz'ora se voleva fare in tempo.
Così fece, passò quella mezz'ora a rendersi presentabile e sorrise nel vedere ancora Niccolò addormentato, voleva che si risvegliasse insieme a lei com'era solito fare.
Si sdraiò al suo fianco e iniziò ad accarezzargli il viso per farlo svegliare.

«nicco, è tardi amore, devi accompagnare me a scuola e poi devi andare in studio» gli disse col suo solito tono dolce mentre Niccolò pian piano iniziava a dare segni di un risveglio.

Aprì gli occhi e sorrise nel vedere il viso della sua ragazza a pochi centimetri dal suo.

«io però ho sonno..» bablettò per poi strofinarsi gli occhi.

«e non c'ho voglia di mettere quella camicia di merda» concluse sbuffando.

«fosse per me ti avrei lasciato dormire quanto volevi, però oggi tuo padre vuole la risposta alla proposta e devi andarci»

«come se potessi rifiutare..»

Sara sospirò e lo abbracciò forte, sapeva che era una scelta importante quella che stava per prendere Niccolò e se avesse pensato di acconsentire, da quel giorno tutto ciò che era di suo padre, sarebbe stato automaticamente suo.
Insomma, magari doveva essere anche felice, ma lei riusciva a vedere nei suoi occhi che non era in realtà ciò che lui voleva dalla sua vita.
Ad ogni modo, non aveva molta scelta, tutto o niente, e il niente era troppo poco per lui.

«qualsiasi scelta farai, sappi che io rimango con te, la affrontiamo insieme questa situazione, va bene?» lo rassicurò la bionda prima di lasciargli un tenero bacio sulle labbra.

Niccolò annuì e la strinse più forte, magari se al suo fianco ci fosse stata lei, gli sarebbero pesate di meno tutte quelle responsabilità.

[...]

«ero certo che avresti fatto la scelta giusta, Niccolò, da oggi tutto ciò che è a mio nome, è tuo.» disse Sandro, padre di Niccolò, poggiando dei fogli sulla scrivania.

«come se non lo facessi per te..» balbettò il ragazzo tenendo lo sguardo basso.

«abbassa la cresta, Niccolò.
È grazie a me se adesso hai un lavoro stabile ed un futuro assicurato, hai fatto la scelta giusta ad accettare»

«se ho accettato non è né per te, né per me, che sia chiaro»

«oh fammi indovinare, la ragazza biondina che è passata di qui ieri?
Niccolò, figlio mio, capisco che non sono qui spesso a darti degli insegnamenti, ma credo che ora io debba farlo.
Le donne, sono un perfetto passatempo per l'adolescenza e soprattutto un buon contributo per l'immagine quando sarai un adulto, nulla di più.
Prendi tua madre, cosa sarebbe senza di me? Nulla.
Certo, magari provi una sorta di sentimenti per quella ragazzina, ma concentrati sul tuo futuro e su di te, le donne sono solo un contorno della nostra vita.»

Più Niccolò sentiva suo padre aprir bocca, più avrebbe preferito esser sordo.
Neanche prima di conoscere Sara pensava queste cose, credeva ugualmente che la donna dovesse avere gli stessi diritti dell'uomo, di certo non che fosse uno degli esseri più inferiori al mondo.

«ma ti senti quando parli? Guarda fammene andare al piano di sotto che altrimenti l'accordo lo rifiuto pur di smettere di parlare con un pezzo di merda come te» urlò il ragazzo facendo una faccia disgustata.

Non avrebbe mai pensato nulla del genere riguardo alla sua Sara, il suo punto fermo in quella vita così instabile.
Lei era alle volte debole e da proteggere, ma il più delle volte era così tanto forte da stenderti con un solo sguardo, così forte da donare anche a lui la forza che mancava.

«non osare mai più dirmi una cosa del genere, capito?
Io sto morendo Niccolò, non mi rimane molto da vivere, voglio assicurarmi che tutto ciò che ho sia affidato a qualcuno che sia in grado di prendere il mio posto, quindi vedi di esserne all'altezza.
Se quella insulsa ragazzina ti sta friggendo il cervello, ti conviene rimetterlo a posto»

«non parlare mai più di lei in questa maniera, non sei neanche degno di nominarla!
Se sono qui ad accettare la tua proposta del cazzo è solo per lei, se sono un uomo degno di rispetto è solo per lei e tu, un uomo dal cervello così piccolo da definire le donne un passatempo, non hai il minimo diritto di insultarla, non in mia presenza.»

Si alzò dalla poltrona e si mise di fronte a lui, guardandolo con tanto di quell'odio che quasi non si riconosceva.

«vedo che ti ha istruito bene.
Tranquillo, ci sono passato anch'io per poco nel circolo dell'amore, passerà figliolo.
Giulia ti darà le chiavi di questo posto e farà automaticamente il passaggio di proprietà, sono certo che ti troverai bene»

Strinse i pugni e a denti stretti cercò di prendere più respiri possibili, doveva contenersi.
Cacciò un sospiro e lo guardò dritto negli occhi con disprezzo, lo avrebbe preso a pugni se non avesse avuto un freno che gli diceva di star fermo.
Firmò di fretta il modulo per diventare il proprietario di tutto ciò che a breve sarebbe stato suo, poi corse via da quel posto senza neanche degnarlo di un saluto.

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