pariolina

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Capitolo 2

«quindi 'rpadre tuo è proprio er mejo avvocato de Roma eh» disse ridacchiando Andrea, beccandosi una piccola spallata ironica da Sara

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«quindi 'rpadre tuo è proprio er mejo avvocato de Roma eh» disse ridacchiando Andrea, beccandosi una piccola spallata ironica da Sara.

«si, entrambi i miei genitori sono avvocati, mi sento proprio un pesce fuor d'acqua qui, a scuola poi» si confidò la bionda sospirando.

«ehi, guarda che non c'hai mica un caratterino facile te! Potresti sembrare 'na bora a tutti gli effetti con qualche piccolo ritocchino»

«del tipo?» chiese Sara ridacchiando.

Andrea guardò un attimo il suo aspetto, poi portò una mano sotto al mento in modo teatrale.

«beh, partiamo dal tuo viso.
Questo trucco evitalo, che sei na bambola pure senza, e credimi non so solita a fare complimenti!
Poi vediamo..
Invece di portare sempre i capelli perfettamente in ordine,potresti provare una coda morbida, puoi mettere un jeans strappato con una maglia corta.. Insomma, meno formale sei, più assomigli ad una di queste parti»

«ma ci tengo a precisare che non ti dico queste cose perché non vai bene!
Anzi, sei di gran lunga meglio di quelle ragazzette che girano per qua» precisò lei scatenando una grande risata da entrambe.

«beh, se mai un giorno dovessi stufarmi di questi pantaloni formali e la mia parrucchiera fosse impegnata, penso proprio che ti farò uno squillo»

Come non detto, appena Sara finì di parlare, le due si ritrovarono davanti al palazzo della bionda.

«ammazza aoh, bel posticino» commentò Andrea guardando il grande palazzo.

Non che a San basilio ci fosse chissà quale palazzo ben nominato o di lusso, ma la madre di Sara fece comunque il possibile per trovarne uno che si avvicinasse al loro vecchio stile di vita.
Sara annuì imbarazzata, non si trovava spesso in situazioni del genere e non sapeva come reagire ad una battutina così.

«vabbè dai, se beccamo domani a scuola sarè»

«certo, a domani allora»

[...]

«oi nì, ma te l'hai vista quella nuova?» chiese Adriano mentre camminava al fianco dei suoi amici.

«dipende chi adrià, se è bona può anche esse» rispose Niccolò facendo spallucce.

Il moro fece un ultimo tiro alla sigaretta che aveva tra indice e medio, poi la spense rapidamente sul parciapiede.

«aspe come se chiama, 'a biondina»

«ma è quella tinta, Francesca? Se si adrià pijate 'na takipirina eh»

«ma che stai a dì, non è tinta e se chiama Sara, è bassina, poi direi che bella ci è sicuramente»

«ah si, 'a pischella che stava co Andrea ieri?» chiese Niccolò per capire meglio.

«e finalmente, ma stai a dormì?»

«cassio ma che te cerchi da Niccolò, so le otto de mattina» s'intromise Tiziano scoppiando a ridere.

«dopo la guardo meglio, non c'ho fatto caso ieri» disse il moro con lo sguardo altrove.

La loro discussione fu interrotta proprio dalla campanella scolastica, ma ovviamente, aspettarono i primi dieci minuti prima di entrare.
Quei dieci minuti li passarono a parlare e a guardare i passanti che c'erano nei dintorni, fino a quando lo sguardo di Niccolò si posò proprio sulla ragazza di cui parlava prima Adriano.

«cocco, 'na curiosità, quanti anni c'ha Sara?» chiese Niccolò senza staccare gli occhi di dosso dalla bionda, che stava tranquillamente parlando con Andrea verso l'entrata.

«è del quarto»

«eh zì sembra 'na pariolina de quelle..»

«parolina eh..» sussurrò Niccolò con un sorriso beffardo in volto.

«na specie, viene soprannominata metà e metà perché c'ha un bel caratterino» precisò Valerio facendo spallucce.

Niccolò non rispose, si limitò a ridacchiare e a squadrare da capo a piedi la ragazza, soffermandosi su ogni parte che gli interessasse.
Il ragazzo sussurrò qualcosa all'orecchio di Adriano, che prontamente scoppiò a ridere e poi annuì.
Dopo altri cinque minuti, si decisero finalmente ad entrare in classe, sarebbe stata una lunga giornata date le ore che li attendevano.

[...]

«ragazze, aspettate un attimo!»

Andrea e Sara si votarono dalla parte opposta, un ragazzo dai capelli scuri stava correndo verso di loro con degli inviti in mano.
Andrea si sorprese nel vedere uno dei miserabili proprio davanti a loro, e sperava che non avesse qualche battutina da fare per non usare il suo gancio destro prima della sera.

«che vuoi gianmà» chiese la mora alzando gli occhi al cielo.

«sto spargendo gli inviti per la festa di Niccolò, è sabato sera» disse il ragazzo con due buste in mano.

«dì a Niccolò che il suo invito può ingoiarlo e poi vomitarlo, Sara ti aspetto fuori.» sbottò Andrea correndo verso l'uscita.

Sara quindi, rimase da sola davanti a quel ragazzo che nemmeno conosceva.

«tu ci vieni? Sai gli inviti sono pochi, quindi per una piccola parte della scuola, ed io non perderei quest'occasione» provò a convincerla Gianmarco.

«ma io questo Niccolò neanche lo conosco, a dire il vero..»

«allora è un buon motivo per farlo! Vieni sabato sera alle nove in questo indirizzo, ti aspettiamo, se vuoi convinci anche Andrea»

Sara si ritrovò con due inviti tra le mani di cui non sapeva neanche il mittente, sapeva perfettamente che Andrea non ne sarebbe stata contenta, ma magari era un buon pretesto per conoscere nuova gente.
All'uscita non vide Andrea come si aspettava, provò quindi a mandarle un messaggio.
A sua sorpresa, ne aveva già uno proprio da lei.

"ehi sarè, sono dovuta andare di corsa a casa che mia madre aveva dimenticato il gas acceso, mi devi scusare, ci vediamo stasera o domani?"

Sara confermò al suo messaggio, di certo non poteva impedirle di fare un favore alla madre, poi con lo sguardo inizio a cercare la macchina di suo papà.
Sperava che ancora una volta non l'avesse dimenticata, succedeva spesso nella vecchia scuola.
Sorrise appena vide proprio la sua macchina, sorriso che si spente appena guardò chi c'era al volante, l'autista.

«ciao Ian, papà non è potuto venire?» chiede Sara delusa vedendo che al posto di suo padre, al volante c'era il suo autista personale.

Eppure proprio ieri sera l'aveva telefonata dicendole che sarebbe passato lui personalmente a prenderla dopo la scuola.

«buongiorno signorina Sara, suo padre ha avuto un urgente impegno di lavoro, e dato che non vuole che lei frequenti dei luoghi poco opportuni, ha mandato personalmente me a prenderla» le spiegò l'autista mettendo in moto l'auto.

Sara annuì semplicemente, infondo non doveva aspettarsi troppo da suo padre, era sempre stato così ed in quel momento che non abitavano neanche nella stessa casa, non sarebbe cambiato chissà cosa.

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