Brutto anatroccolo

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Capitolo 12

«siete proprio una noia mortale, non dite a nessuno che sono qui con voi questa sera

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«siete proprio una noia mortale, non dite a nessuno che sono qui con voi questa sera.» disse Niccolò mentre entrava a ristorante con tutta la sua famiglia al completo.

«sei venuto a casa oggi, quindi adesso passerai del tempo con noi, fine della storia.» rispose suo padre fulminandolo con lo sguardo.

Niccolò alzò gli occhi al cielo e si sedette a tavola, anche se a malavoglia.
Odiava tutti quei ristoranti chic che frequentavano i suoi genitori, lui sembrava il brutto anatroccolo in un lago di cigni lì dentro.
Tutti con vestiti eleganti e camicia, poi c'era lui con una maglietta semplicissima e un cappotto sportivo.
Stava per andare proprio via di casa dei suoi genitori, ma appena entrò suo padre, fu categoricamente obbligato ad uscire con loro.
Era ignaro però del fatto che se non fosse arrivato lui, a Sara sarebbe capitato un evento di certo non gradevole.
Proprio in quel momento, la ragazza stava giocherellando con la forchetta nel piatto, gli era passata la fame e venuto il voltastomaco per tutti quei complimenti e sguardi maliziosi che gli rivolgeva Giacomo.

«cara, sei sempre attaccata a quel cellulare, dallo a me» le disse suo padre porgendo la mano.

Sara sospirò rumorosamente, per poi lanciargli quasi il cellulare tra le mani.
Era entrata solo una volta online, non capiva il perché sequestrarle il telefono.

«papà, esco a prendere una boccata d'aria» disse Sara alzandosi di scatto.

«certo, ti accompagno» s'intromise Giacomo.

Per un momento Sara si maledisse per aver fatto quella bravata, doveva starsene al tavolo in silenzio.
Strinse i denti e annuì silenziosa, suo padre avrebbe sicuramente approvato, quindi una sua negazione sarebbe stata inutile.
Si alzarono entrambi, e Sara camminò verso l'esterno del ristorante con lo sguardo basso.
Niccolò intanto, che si stava annoiando a morte davanti quel piatto di roba raffinata, vide una chioma bionda uscire dalla porta principale.
Sembrava conoscere bene quei capelli perfettamente mossi e quel corpicino, eppure non ci fece caso e continuò a smanettare sul telefono.

«sei davvero bella questa sera» le disse Giacomo poggiandosi alla ringhiera.

«già, è la cinquantesima volta che me lo dici..» bablettò lei cercando di tenersi a molta distanza da lui.

Lui rise in risposta, e in quel momento Sara preferì esser sorda.
La sua risata non era per niente contagiosa, anzi, inquietante, desiderava davvero tanto chiamare sua madre e andarsene.
Pensando quello, sbarrò gli occhi.
Suo padre le aveva preso il telefono, forse per evitare che chiamasse qualcuno per andarsene.

«scusa, ma devo andare un secondo dentro per prendere il giacchetto, ho freddo..» disse cercando di andarsene.

Due mani grandi si poggiarono avidamente sui suoi fianchi, poi quell'energumeno che Sara aveva davanti, non ci pensò due volte a baciarla senza alcun consenso.
Subito sentì un bruttissimo sapore sulle labbra, e una lacrima le scese di fretta.
Iniziò a dimenarsi tra le sue braccia, ma la presa era così forte che quasi le faceva male.
Quando sentì il contatto della lingua di quell'uomo con la sua, si sentì sprofondare.
Non era il suo primo bacio, ma in assuluto il peggiore ovviamente.
Lei era solo una bambina in confronto a lui, si sentiva impotente e priva di parola.
Le stavano venendo degli sforzi di vomito per quanto le fece schifo quel bacio, così si staccò con tutte le sue forze e corse dentro quanto più veloce poteva.
Giacomo sorrise amaramente e rimase dove si trovava, non avrebbe di certo dato spettacolo davanti a tutta quella gente.
Niccolò continuava ad annoiarsi, ma quando vide quella ragazza bionda piangere e correre verso il bagno, ne aveva la conferma, era lei.

«torno subito» disse a sua sorella, per poi cercare il bagno dove era corsa Sara.

L'aveva vista uscire con un ragazzo molto più grande, e vedendola in lacrime suppose che fosse successo qualcosa.

«scusi, avete visto una ragazza da queste parti? Biondina, alta sul metro e sessanta» chiese ad una donna intenta ad aggiustarsi il trucco davanti allo specchio.

Quest'ultima le indicò l'ultima porta a destra, dove si sentiva un pianto leggero.
Si precipitò velocemente verso quella porta, e le domande continuarono ad aumentare appena la vide con le lacrime sul viso e la testa tra le mani.

«Sara, che hai? Che è successo?» le chiese chiudendo la porta dietro di sé.

«Niccolò.. Cosa.. cosa fai qua?» chiese Sara a fatica a causa dei singhiozzi.

«non importa, mi spieghi che è successo?» continuò sedendosi al suo fianco sul pavimento freddo.

«ti prego Niccolò, fammi chiamare mamma, devo andarmene da qui..»

«spiegami prima che succede però!»

Sara cercò di prendere quanta più aria possibile per riuscire a mettere insieme due parole e dargli un senso compiuto, poi iniziò a spiegare.

«ecco.. Io dovevo stare con papà questa sera, ma è venuto con un suo amico e il figlio.
Questo ragazzo ci ha provato con me tutta la serata, ma mi ha appena baciata contro la mia volontà..» spiegò lei cercando di dare una regolata alle sue lacrime.

Niccolò la guardava tristemente, ma sbarrò gli occhi nelle successive parole di Sara.

«ha ventitrè anni questo qui..» disse lei incominciando a tremare.

Per un momento Niccolò rimase paralizzato.
Insomma, anche a lui era capitato di stare con ragazze più piccole, ma non di tanto e poi mai senza un loro consenso.
Era davvero uno stronzo caratterialmente, ma mettere le mani addosso ad una donna senza che lei lo volesse non se l'era mai sognato.
Guardò poi i segni rossi di due mani sulle braccia di Sara, e finalmente gli si snodò la lingua.

«sta ancora fuori?» le chiese alzandosi.

«no, ti prego non mi lasciare qua da sola, se torno da mio padre mi costringerà ad andare con lui, non voglio» lo bloccò Sara prendendogli un braccio.

Lui sospirò e annuì leggermente, per poi tornare a sedersi.
Sara Poggiò timidamente la testa sulla sua spalla, aveva bisogno di affetto ma comunque non voleva sforare con la confidenza.
Niccolò portò una mano sulla sua guancia e iniziò ad accarezzarla dolcemente, sentendo man mano la ragazza calmarsi.

«vuoi che chiami tua mamma?» le chiese prendendo il cellulare dalla tasca.

Lei annuì frettolosamente e digitò il numero sulla tastiera, per poi aprire WhatsApp.
Scrisse tutto a sua madre, ogni accaduto, e fortunatamente la donna rispose in fretta.
Era l'unica a poter fare qualcosa, l'unica ad avere la completa tutela su di lei che era ancora una minorenne.

«era il tuo primo bacio?» le chiese Niccolò dopo svariati attimi di silenzio.

«no, ma appena sono arrivata in bagno ho vomitato, per farti capire quanto mi abbia fatto schifo» rispose Sara con una smorfia di dolore sul volto.

Lui si limitò a lasciarle un leggero bacio in fronte e ad attendere con lei che sua madre arrivasse, non si comportava da tanto tempo così bene con una ragazza, ma i suoi comportamenti di merda erano l'ultima cosa ad essere utile in questo momento.

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