Non potrei essere più fiera di te

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Capitolo 48

3 mesi dopo

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3 mesi dopo

Tre mesi, circa novanta giorni.
Sembrava passato pochissimo tempo da quel banale incidente in auto, invece ne era passato.
Per i primi quindici giorni Sara cercò di stare più tempo con Niccolò, usciva da scuola e ci passava giornate intere, la mattina andava a scuola a piedi e quando finalmente lui riuscì a riprendere la macchina, l'accompagnava prima di andare a lavoro.
Tre mesi di piccole litigate, magari anche un po' più grandi dove si ignoravano per delle ore, ma poi tornavano ad amarsi forse con qualche consapevolezza in più poco dopo.
Tre mesi di amore, sopportazione a vicenda, cazzate e molto altro, così tanto che sarebbe impossibile descrivere quei tre mesi con delle parole semplici.
Niccolò aveva forse assunto qualche responsabilità in più, ormai lavorare per lui era un abitudine, stava imparando a conviverci con quel peso nonostante non volesse.
Tutto questo però, non era per intero merito suo, ma anche di Sara, che quando il suo ragazzo tornava più che stanco dall'ufficio, gli riservava tutte le attenzioni che voleva.
Il suo conto in banca si era alzato notevolmente, ma anche la sua stanchezza e le responsabilità che portava, pur di passare un po' di tempo in più con la sua ragazza avrebbe preferito non avere un solo centesimo.
Lo faccio per lei, per noi, si ripeteva.
Lei studiava, andava a scuola, cercava di dare una mano a Niccolò per tenere in ordine casa dato che era un disordinato di prima categoria, eppure non sembrava mai esser stanca.
Forse perché tutto questo lo faceva di sua volontà e con voglia soprattutto.
Quando per le sere oltre il week end tornava a dormire a casa sua, non perdeva momento per passare anche un po' di tempo con sua madre, infondo quella donna aveva solo lei e se lo meritava.
Questa è stata per lo più la parte bella di questi mesi, la facciata accettabile, ma di quella buia preferiscono sempre non parlarne.
Tre mesi in cui Niccolò aveva visto suo padre andarsene via lentamente, quando poco prima l'aveva visto chiudere gli occhi sul letto freddo di un ospedale e aveva sentito un rumore assordante fisso, sentì una morsa nel petto.
Non disse una sola parola, afferrò la mano di Sara e guardò con disprezzo sua madre, per poi uscire da quell'ospedale di tutta fretta.
La bionda non parlò più di tanto per tutta la giornata, aveva appena perso suo padre e anche provare a comprendere lo stesso dolore era impossibile.
Rimandò tutti gli impegni e rimase lì notte e giorno, se fosse stato necessario anche per settimane, perché lui non meritava quel dolore.
Il giorno dopo, Niccolò prese la prima camicia nera che gli capitò sotto mano e si diressero entrambi in chiesa, dove davanti a tutti c'era una grande bara.
Per tutto il tempo Sara gli era stata vicino, non l'aveva lasciato solo un secondo e non ne aveva la minima intenzione.
Forse la parte peggiore arrivò quando vide sua madre e sua sorella fingere di dispiacersi e accettare le condoglianze con più falsità del dovuto.
Corse fuori dalla chiesa in lacrime e cercò qualsiasi cosa da prendere sotto mano e spaccare, ma le sue mani furono bloccate.

«nicco, va tutto bene, calma» gli disse Sara prendendogli il viso tra le mani.

«no, Sara, non va tutto bene.
Va tutto uno schifo e quelle due arpie fingono anche di star male, non lo sanno nemmeno che cos'è il dolore.
Io lo odio, capisci?
Forse si, era tardi per farmi da padre ormai, ma se n'è andato senza salutarmi, mi ha guardato e basta, non mi hai mai detto un ti voglio bene o una parola dolce, mai.
Ed io sto qui a piangere come un cojone per lui, ecco cosa sono, un cojone» si sfogò cercando di contenere le lacrime.

«no amore, non sei niente di tutto questo.
Sei solo un ragazzo con un cuore troppo grande per queste persone che non ne hanno nemmeno un po', sei capitato nelle mani sbagliate e non sai quanto mi dispiace.
Non posso dirti di non starci male, vorrei tanto che fosse così perché non sopporto vederti in questi stato, ma è inevitabile.
Io non me ne vado, lo sai, sono qui e ci sarò sempre»

Lui le lasciò un bacio tra i capelli e la strinse forte, come avrebbe fatto senza..

«e non vergognarti mai di aver pianto, la fragilità non è un difetto, è un pregio che hanno in pochi ed io non potrei essere più fiera di te» aggiunse Sara accennando un sorriso.

Probabilmente quelle furono le parole più belle che Niccolò si sentì dire in vita sua.
Qualcuno era fiero di lui, ma quel qualcuno era speciale, era l'unica persona in grado di renderlo felice e di dargli un motivo per cui andare avanti.

«complimenti, te ne sei andato senza neanche portare rispetto a tuo padre»

Una voce alle loro spalle lì interruppe, così si voltatono entrambi.

«sei sempre stato un bambino irascibile e fuori controllo, ingrato soprattutto, tuo padre ti ha messo una vita piena di successi davanti e nemmeno lo apprezzi.
Come minimo dovresti essere dentro a piangere con noi, non qui fuori a piagnucolare come uno stupido bambino insieme a questa qui.» disse sua madre alzando il tono della voce.

Sara sentì la stretta alla mano aumentare, poi vide gli occhi di Niccolò strapieni di lacrime, come se potesse scoppiare da un momento all'altro.

«tu non sai un cazzo di me, l'unica cosa che hai fatto fino ai miei diciotto anni è stato tenermi in casa, non so descrivere a parole quanto tu faccia schifo come madre.
Anzi, sia tu che papà non mi avete mai dato un briciolo di attenzione, solo quando vi servivo da trofeo da mostrare ai vostri amici, per cosa dovrei ringraziarvi, eh?
Per avermi sempre trattato male?
Per avermi sminuito con la musica?
Per avermi obbligato a fare un lavoro che non sopporto?
Preferirei non avere un solo centesimo piuttosto che avere a che fare con voi, scusa se non piango lacrime false come le vostre» urlò a denti stretti avvicinandosi a sua madre.

«e in quanto a Sara..
Dovresti solo esserle grata per ciò che ha fatto per me, mi è stata molto più vicino lei che tu in una vita intera, spero che un giorno tu ti faccia pena da sola, per ora inizia col starmi lontano, sia da me che da lei» concluse afferrando ancora la mano della sua ragazza.

Anna rimase impassibile, continuava a pensare che quelli di suo figlio fossero inutili capricci anche a vent'anni.
Lo guardò del tutto delusa e ritornò in chiesa senza neanche salutarlo, mentre Niccolò si sentì improvvisamente svuotato da un peso che si portava dentro da tanto tempo.

«ascoltami, con tutto il rispetto, ma quella donna non capisce nulla se ti parla in questo modo, tu non darle retta.
Non mi interessa se mi insulta, può pensare ciò che vuole, a me basta stare con te» prese parola Sara quando una lacrima bagnò il volto del suo ragazzo.

Lui non disse nulla, l'abbracciò e pianse per un po' sulla sua spalla in silenzio, non avrebbe saputo fare altrimenti.

«te la senti di tornare dentro?» gli chiese lasciandogli libera scelta.

Niccolò ci pensò qualche momento, tornare dentro sarebbe voluto dire guardare buona parte della sua famiglia piangere finte lacrime e accettare false condoglianze, ce l'avrebbe fatta ad assistere?
Non poteva di certo urlare nel bel mezzo di una chiesa, magari sarebbe stato meglio rimanere fuori.
Scosse la testa in segno di negazione, così Sara annuì e gli stampò un bacio sulle labbra.

«vieni con me a casa?» le chiese indicando la macchina.

«tutto il tempo che vuoi»

Quello fu il primo sorriso sincero che fece Niccolò in tutta la giornata, e per mezzo di chi se non lei?

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