Ti prometto..

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Capitolo 67

In quella sala d'attesa tutto le sembrava proprio come il primo giorno di scuola, aveva tutti gli occhi puntati addosso

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In quella sala d'attesa tutto le sembrava proprio come il primo giorno di scuola, aveva tutti gli occhi puntati addosso.
Donne di almeno trent'anni con una pancia enorme, la guardavano e facevano una smorfia di disgusto cercando di non dare nell'occhio, eppure Sara sentiva gli sguardi disprezzanti di quelle donne finirgli addosso senza scivolare.
Era molto piccola in confronto a loro, si, eppure non avrebbe mai giudicato una donna solo per una gravidanza arrivata in fretta o per un bambino in una giovane età.
Anche da questo si poteva notare la maturità di una donna, lei era così piccola e pronta a prendersi una responsabilità del genere, senza giudicare o lanciare brutte occhiate a chiunque si trovasse in una situazione simile alla sua.
Guardò Niccolò con sguardo disperato come per chiedergli aiuto, si sentiva soffocare in quella stanza e avrebbe solo voluto andarsene.
Lui sospirò e le strinse la mano, non se la cavava poi meglio d'altra parte.
Forse quelle donne guardavano molto più male lui, tatuato in qualsiasi parte del corpo, orecchini, dava tutta l'aria di essere un cattivo ragazzo, mentre dentro era buono come il pane.
L'aria iniziava a farsi pesante, ma entrambi scattarono in piedi appena la segretaria pronunciò il cognome di Sara.

«buonasera, Sara, giusto?» chiese una donna sorridente dall'altra parte della scrivania.

Non sapeva neanche lei il perché, ma appena Sara incrociò lo sguardo della dottoressa, si iniziò a calmare pian piano.
Sicuramente non era l'unica ragazza diciottenne con un bambino, magari avrà avuto anche ragazze molto più piccole.

«si..» rispose lei mordicchiandosi il labbro, aveva quasi anche paura di parlare.

«bene, potete sedervi.
Hai mai fatto una visita dalla ginecologa, Sara?»

«io.. no»

«proprio mai?
Oh, non mi capita spesso, in genere si dovrebbero fare dei controlli anche annuali, ma possiamo sempre rimediare.
Visto che non hai alcuna cartellina con qualche esame o ecografia, possiamo anche fare la prima su quel lettino infondo alla sala.»

«può stare anche il mio ragazzo con me?» chiese la bionda alzandosi.

La dottoressa annuì e le spiegò i semplici passaggi da fare, solo alzare la maglia e lasciare che spalmasse un gel bluastro e freddo sulla sua pancia.
Si sedette davanti allo schermo di un computer e iniziò a vedere, ma la sua espressione non fu delle migliori.

«l'ultima volta che hai fatto esami del sangue?» le chiese senza staccare gli occhi dallo schermo.

«credo qualche anno fa»

«motivazione?»

«pressione bassa»

Ci fu molto silenzio, Niccolò non aveva ancora detto mezza parola e non gli sembrava il momento, perché non faceva una semplice ecografia e basta?
La dottoressa si passò una mano sulla fronte e sbuffò, stava perfino incasinata col suo pc per quei dati.

«mangi regolarmente? Hai sforzi di vomito? Dormi dalle nove alle otto ori normali?»

«n..no, non ho quasi mai fame e spesso rimetto ciò che mangio, in più dormo anche qualche ora in più della norma»

«non so come sia possibile, ci vorrebbero diversi tentativi per una gravidanza e le possibilità di portarla avanti sono molto basse, circa il trenta per cento di possibilità sul cento per cento.»

Il petto della ragazza batteva in modo irregolare mentre portava una mano alla bocca, avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e scomparire.
Niccolò si voltò verso di lei con gli occhi lucidi, tra tutte le notizie, quella poteva classificarla forse come la peggiore.
Le prese la mano e guardò il suo viso mentre pian piano veniva bagnato da diverse lacrime, probabilmente vederla in quello stato era ancora peggio.

«quindi il mio bambino non potrà mai..»

«non è sicuro che tu riesca ad arrivare ai nove mesi, probabilmente ci sarebbe un parto prematuro o un aborto naturale, ma si dovrebbero fare degli esami in ospedale per sicurezza.
Intanto posso farvi vedere il bambino ora, è più debole della norma, ma è lì»

I due portarono gli occhi su uno schermo davanti a loro e guardarono quello che sembrava un semino in una piccola sacca.
Pensare che il tutto si stesse creando nella sua pancia, lasciò che anche sul viso di Niccolò scendesse una lacrima, ma non era una lacrima di felicità.
La dottoressa gli aveva chiaramente detto che la ragazza che ama avrà una bassa probabilità di aver figli nella sua vita, come poteva essere felice?
Sara si sentì morire dentro di sé, se prima era indecisa, in quel momento l'unica cosa che voleva era avere quel bambino.
Quando finalmente uscirono dallo studio medico, aspettarono entrambi di entrare in macchina prima di levare quella maschera di forza e sfogarsi l'uno con l'altro.
Quando però chiusero gli sportelli dietro di loro, Sara non fece altro che scavalcare per sedersi sulle sue gambe e piangere.
Quel presentimento che aveva, era decisamente brutto, l'aveva capito solo dopo.

«mi dispiace, mi dispiace..
Forse non potrai mai avere un bambino ed è tutta colpa mia» disse lei stringendo la maglia di Niccolò nel pugno della mano.

Lui inumidì le labbra e chiuse gli occhi dolorosamente, non sapeva nemmeno cosa dire.
Le prese il viso fra le mani e accarezzò delicatamente le sue guance umide, e pensare che andava tutto così bene..

«ascoltami, ti prego.
Non è colpa tua, nemmeno mia, non è di nessuno la colpa.
Te lo giuro, se magari questa non sarà la volta buona, quando vorremo e ti sentirai pronta, avremo una bimba o un bimbo che corre in casa, si?
Chi lo sa, magari tu lavorerai, avremo una casa più bella, però ti prometto che succederà.
Forse quel trenta per cento di probabilità per adesso non ci assicura nulla, forse.. forse non ce la faremo, non me la sento di dirti che andrà bene se forse non sarà così, ma io ti prometto che un giorno qualcuno ti sveglierà chiamandoti "mamma", con una vocina acuta e infantile proprio come la tua quando mi incazzo e vuoi fare pace..»

Parlava col cuore in gola e gli occhi che pian piano stavano iniziando ad arrossarsi, era l'ennesimo colpo nella sua vita eppure tutto ciò che gli interessava era far stare bene lei.
Le lasciò un bacio sulla fronte e poi la strinse forte tra le braccia, non avrebbe saputo fare altrimenti.
Sara annuì prima frettolosamente per la sua promessa, ci credeva.
Perché? Perché magari non fosse stata quella la volta buona, o magari si, ma Niccolò manteneva sempre le sue promesse, l'aveva sempre fatto.

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