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Era una frizzante mattina di primavera.
Il sole era alto in cielo e i fiori di ciliegio si schiudevano pian piano sugli alberi.

Mi piaceva passeggiare nel parco, sotto quei viali alberati che avrebbero fatto colare il naso a qualsiasi persona allergica ma a me no, quindi mi rilassavo così: ad annusare il profumo dei fiori, a vedere i miei capelli svolazzare per il vento leggero e la mia pelle irradiata dai raggi del sole.
Non conoscevo una sensazione migliore, se non quella di accomodarmi su di una panchina di fronte al fiume Han con in mano soltanto una penna ed un quaderno per appuntare tutto ciò che avevo intorno a me o qualsiasi cosa mi passasse nei pensieri.

Volevo fare la scrittrice.

Era sempre stato il mio sogno sin da bambina; mi sarebbe piaciuto poter far commuovere qualcuno nel leggere le mie poesie o i miei racconti o semplicemente essere da ispirazione per qualcuno, per far fantasticare sulle relazioni amorose, su amori platonici o situazioni probabilmente irrealizzabili.
Volevo poter dare voce a quei sentimenti che strillavano nascosti nei cuori di chi non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi, per dargli una speranza, una motivazione, o semplicemente dei consigli per dimostrargli che tutte le storie prima o poi avranno un lieto fine e non soltanto le storie inventate.
Mi sarebbe piaciuto essere questo anche se in realtà di amore ci capivo ben poco, non avevo mai avuto una relazione o quantomeno una duratura o semplicemente una relazione che avesse lasciato qualcosa dentro di me come una cicatrice profonda o semplicemente bei ricordi.
Non avevo mai avuto nulla di tutto questo e neanche ne sentivo il bisogno anche se, qualche volta, mi chiedevo perché, perché nessun ragazzo mi faceva la corte o perché io stessa non riuscivo mai ad interessarmi a qualcuno.
Sembrava tutto così difficile per me a differenza di mio fratello Minho che rimorchiava ovunque andassimo.
« Arriverà anche il tuo momento, noona! »
Continuava a ripetermi ogni volta che una ragazza posava lo sguardo su di lui ma in realtà nessun ragazzo posava mai lo sguardo su di me tranne quando ero in biblioteca per svolgere il mio tirocinio universitario, infatti, venivo considerata da molti ragazzi ma soltanto per aiutarli a compilare la scheda per il prestito o la consultazione dei libri e quando non sapevano mai se lasciarmi il cartoncino o il foglietto più sottile di copia, per il resto mai nella vita.

Per molti anni avevo creduto fosse colpa del mio aspetto esteriore o semplicemente perché ero una ragazza semplice, anonima, che si ritagliava un angolino per passare del tempo tra i libri e la musica e nulla più, forse non era quello il tipo di ragazza che piaceva ai ragazzi perché a loro probabilmente interessava soltanto la tipetta facile che si sballava alle feste e che indossava vestiti succinti.
Io non ero affatto così e neppure volevo diventarlo, preferivo stare sola piuttosto che abbassarmi a determinati livelli.
Ma la voce di Minho riecheggiava ancora nei miei pensieri.
« Esisterà sicuramente almeno una persona che combacerà perfettamente con tutte le tue crepe interiori. »
Me lo diceva sempre quando gli andava di fare un po' lo sbruffone con parolone significative e profonde.

Però aveva ragione.

Credevo anch'io che al mondo, tra tutti gli abitanti possibili, almeno una persona sarebbe stata giusta per me.

Ma a trovarla!?

« Non la troverò mai! » pensai tra me e me, lanciando poi un sassolino nel fiume che luccicava alla luce del sole.

In fin dei conti, però, io stavo bene da sola perché da sola non ero: con me c'era la mia amica Ren, Minho e il suo amico Christopher, il quale, sotto sotto, aveva una cotta per Ren ma fingevamo tutti di non saperlo.
Eravamo praticamente cresciuti insieme, vivevamo nella stessa strada e da sempre avevamo frequentato le stesse scuole.
Eravamo inseparabili e ci raccontavamo sempre tutto.
Cioè, tutto tranne il piccolo dettaglio della cotta di Christopher, quello lo avevamo capito senza il suo aiuto ed era impossibile non farlo perché c'erano momenti in cui lui si perdeva a guardarla come me con il sushi e niente e nessuno mi faceva impazzire più del sushi!
Quindi, se non era amore quello..

Era strano il modo in cui mi sentivo, però.
Stavo sicuramente bene con loro, non mi mancava effettivamente niente ma c'era qualcosa dentro di me che mi segnalava una sorta di vuoto interiore, come se, ahimè, davvero mi mancasse qualcosa, anche se non capivo effettivamente che cosa.
Volevo ricercarlo nella lettura, nella scrittura, nelle passeggiate in centro, nella musica, nel profumo dei fiori ma era come se non mi bastasse davvero tutto ciò.

E se fosse la mancanza di un ragazzo?

Cioè, forse era davvero un ragazzo ciò che desideravo per completare il mio cerchio della felicità.
Ma la domanda era sempre la stessa:

Ma a trovarlo?!

Soulmate | HWANG HYUNJINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora