10. Non ti sopporto.

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Jillian:

"Stasera ho fatto sesso con una ragazza, in un bagno di un locale".

Questa frase si ripete nella mia mente come un disco guasto da ieri notte e ora non riesco più a dimenticarla, né tanto meno a pensare ad altro.
Prima si comporta come se fosse interessato a me, poi da un momento all'altro invece, va con un'altra.

«Stronzo, idiota, cretino, deficiente», sbotto, dicendo tutte le parolacce che mi vengono in mente.
Sono così arrabbiata che potrei esplodere da un momento all'altro.

«Immagino che siano tutte rivolte a me».

Sento la sua voce dietro le mie spalle e sussulto, girandomi verso di lui.
Sono in ufficio da cinque minuti seduta sulla mia scrivania e ora è arrivato Mister Stronzo, in tutta la sua bellezza.
Accidenti a lui e a me stessa che non riesco a fare a meno di arrossire.

Mi ha tenuto tutta la notte stretta a lui e odio il fatto che non sia riuscita ad andarmene, nonostante la rabbia.
Continuavo a ripetermi come mai abbia voluto che dormissi con lui, ma non sono riuscita a trovare nessuna spiegazione né tanto meno, il perché mi abbia confessato ciò che ha fatto.
Si sentiva in colpa?

«Ti sbagli. Non perdo tempo a pensare a te», ringhio, girandomi di nuovo verso il computer.
Non gli darò questa soddisfazione.

Lo sento sospirare e passa accanto a me per andare alla sua scrivania.
Prende posto e accende il computer, poi si gira e mi guarda serissimo.
«Non avrei dovuto farlo. Mi dispiace».

«Puoi fare quello che vuoi. Siamo amici. Non ti devi scusare, né darmi alcuna spiegazione. Quindi evitiamo di parlarne».

«Ma a te ha dato fastidio». Mi osserva attentamente come per studiare la mia espressione e io evito il suo sguardo, spostandomi con la sedia in modo da non guardarlo.
Non rispondo alla sua provocazione e mi limito a sospirare rumorosamente.

«Okay... Come posso farmi perdonare?»
«In nessun modo. Lasciami in pace».

Lo sento alzarsi dalla sedia e poco dopo si piazza di fronte a me appoggiando il sedere sulla mia scrivania.
«Perché sei così arrabbiata, se di me continui a dire che non te ne frega nulla?»

«Non ho mai detto che non me ne frega. Ti ho solo detto che siamo solo amici. Ed è vero».
Incrocio le braccia sotto il seno e Jamie accenna un sorriso.

«Okay. Siamo amici. Giusto. Quindi potevo anche non dirtelo, a questo punto», si stringe nelle spalle e io annuisco, cercando di essere convincente.
«Appunto. Non capisco perché lo hai fatto».
«Perché?» Ripete, guardandomi negli occhi. Adesso non sta più sorridendo.
«Sul serio avresti preferito che non te lo dicessi, dopo quello che è successo tra noi questi giorni? Cioè... Anzi... Da quando sono tornato?»

«E allora perché sei andato con lei? Tu stesso hai detto che tra noi c'è stato qualcosa! Evidentemente non te ne frega niente di me. Sei uno stronzo, Jamie.
Puoi andare con chi ti pare, ma lascia in pace me!» esplodo, furiosa.

Scuote la testa e sgrana gli occhi, guardandomi con un sopracciglio sollevato.
«È proprio perché pensavo a te che sono andato con lei. Perché sei sempre nel mio cervello in ogni minimo istante della giornata. Perché non riesco a non pensarti», confessa, alzando la voce.

Lo guardo per qualche secondo assimilando ciò che ha detto e cerco di non far caso al fatto, che il mio cuore ora stia battendo velocissimo.
Pensa sempre a me.
E io penso sempre a lui.

Però mi devo ricordare che a differenze sua, io non sono andata con nessuno.

«Pensi a me e vai con lei?!»
Mi alzo e lo affronto, puntando i miei occhi nei suoi.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora