39. Senti che j'adore!

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Jamie:

«Cosa volete, ragazzi?»

«Per me un Sex on the Beach, grazie!» Carly alza la voce per farsi sentire e sorride in modo malizioso.
«E dopo, quando sei libero ci facciamo un giretto in spiaggia, magari. Non so se capisci cosa intendo», strizza l'occhio e poi scoppia a ridere.

Inarco un sopracciglio e mi giro verso Jilly che sta guardando la ragazza di fronte a noi, con occhi sgranati.
Siamo nel locale dove ci ha voluto portare Carly, lei lo ha definito come "carino", ma ora ho capito il perché.
Si tratta di un night club con uomini e donne che ballano nudi e insieme, sopra un palco davanti a tutti.

Ci tocca stare in piedi davanti al bancone, in quanto non c'è posto per sedersi e da quando siamo qui è già trascorsa un'ora, tempo in cui, abbiamo scoperto una persona totalmente diversa da come si presenta in ufficio.

Se dentro l'azienda, Carly è una tipa seria e professionale, fuori si trasforma.
Beve birra a non finire e ci prova da ubriaca con qualunque uomo, anche se nessuno la considera minimamente.

«No, grazie. Dopo ho da fare», la liquida il barista, per niente interessato alla sua proposta.
Trattengo una risata per via della smorfia che fa subito dopo, poi chiede a noi cosa vogliamo da bere e io ordino una birra, Jilly invece una fanta.

Mentre lui prepara le nostre ordinazioni, osservo Carly che smette subito di ridere e sbuffa contrariata. Si gira verso di noi e fa un lungo sospiro, poi allarga entrambe le braccia e si stringe nelle spalle.

«Nessuno è interessato a me», solleva le mani verso il suo viso e lo copre iniziando a piagnucolare.
«Sono così orribile?»
Fino a poco fa stava ridendo e adesso sembra disperata.

Jillian la guarda dispiaciuta e la abbraccia per consolarla.
«Calmati Carly. Sei una bella ragazza, troverai il ragazzo giusto per te».

«Non succederà maiii», piange ancora più forte e io mi passo la mano tra i capelli, guardandomi intorno.
Stiamo attirando l'attenzione di parecchi sguardi.

«Usciamo fuori», propongo, per poi sbuffare rumorosamente.
Non avevo nessuna intenzione di passare il sabato sera in questo modo, avremmo potuto fare ben altro, invece eccoci qui con una pazza ubriaca, che nemmeno si regge in piedi da sola.

Jillian annuisce e prende a braccetto Carly per sostenerla, io a mia volta faccio la stessa cosa alla sua sinistra e insieme la portiamo fuori, all'aria aperta.
Ieri ha continuato a piovere per tutto il giorno, oggi però il tempo è migliorato così tanto che non c'è più aria per respirare.

«Potete lasciarmi, ragazzi. Ce la faccio», biascica con voce incerta.

Io e Jilly ci guardiamo negli occhi e subito dopo facciamo come ha detto, ma lei inizia a barcollare e tre secondi dopo la recuperiamo giusto in tempo per le braccia, prima che cada a terra.

«Oddio!» ride. «Sono ridotta male. Mi sembra di dover vomit-» non finisce neanche la frase, si china e caccia fuori tutto. E sottolineo, tutto.

Sgrano gli occhi e osservo le mie scarpe bianche sul quale è finito qualche schizzo.
«Ma dai, porca puttana», esclamo nervoso e con una smorfia di disgusto.

Jillian scoppia a ridere divertita e io la fulmino con lo sguardo.
«Stronza», ringhio.

Lei ride ancora di più e Carly a sua volta, si raddrizza facendo strani versi e si gira verso di me, solo che trattengo anche io un conato di vomito quando vedo il contorno delle sue labbra, verde e giallo.
Che cazzo si ha mangiato?

Mi fissa attentamente e inclina la testa di lato facendo uno strano sorriso a dir poco inquietante, poi alza entrambe le sopracciglia e si sposta di scatto dalle braccia di Jillian.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora