5. Devi prima passare sul mio cadavere.

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Jamie:

È sicuro. Jillian Smith, mi odia. 

Forse, il fatto che abbia vomitato tutto prima di uscire da casa di sua nonna, può essere un motivo più che valido. È stata in bagno per più di venti minuti e quando è tornata, mi ha puntato un dito contro dicendomi che si sarebbe vendicata.  

Io però non sono riuscito a fare a meno di ridere. 

Vedere quell'espressione di puro odio nei miei confronti, mi ha dato una carica in più, di pura adrenalina.

Adesso siamo in macchina e la sto riportando a casa, ma Jillian non ha detto neanche una mezza parola.
Si ostina a stare con le braccia incrociate sotto quel seno perfetto e un'espressione di pura rabbia stampata sul viso.
I suoi occhi sono rivolti alla strada e per tutto questo tempo, non mi ha guardato neanche una volta.
Io invece sì.  Parecchie.

Non mi piace quando non mi guarda, in qualche modo devo sempre attirare la sua attenzione ed è proprio quello che sto per fare anche ora.

«Abbiamo dichiarato stato di guerra?»
La prendo un po' in giro, accennando un sorriso e per un secondo, distolgo lo sguardo dalla strada per puntarlo su di lei, ottenendo però un'occhiata furiosa che non lascia dubbi sulla sua risposta.

«Puoi dirlo forte», ringhia.

Scoppio a ridere e parcheggio la macchina davanti al palazzo dove abitiamo.
Lei a questo punto scende velocemente dall'abitacolo, sbatte lo sportello e si avvia a passo svelto senza neanche aspettarmi.
La guardo divertito e scendo anche io, corro per raggiungerla, ma lei mi sbatte la porta in faccia, prima che io riesca a raggiungerla. Sospiro esasperato e lo apro nuovamente. Jillian sta salendo le scale verso il suo appartamento come una furia e io mi ritrovo a fissare quel culo tondo e sodo che muove da una parte all'altra. Non so se si rende conto che ogni volta che cammina, sculetta il tanto necessario da farmi andare in tilt. Mi sono addirittura fermato per osservarlo attentamente, inclinando leggermente la testa per godermi meglio il panorama. 

La osservo finché non sparisce al di là della prima rampa di scale e sorrido, quando sento sbattere anche la porta di casa sua. Torno al mio appartamento e la prima cosa che faccio è entrare in camera e sdraiarmi sul mio letto. Chiudo gli occhi e incrocio le braccia dietro la nuca, sentendo provenire da sopra, il rumore dei suoi passi. Camera sua, si trova proprio sopra la mia e così mi mordo le labbra, pensando al fatto che molto probabilmente ora si stia togliendo i vestiti e...

Cazzo.
Devo smetterla.

Sono attratto da lei e questo non va affatto... anzi, per niente bene.
In passato mi diceva ogni cosa e so per certo che prima che io partissi, lei era ancora vergine. In realtà non aveva neanche mai baciato qualcuno.
Più che altro, per colpa mia.
Passavamo tutto il tempo insieme e quindi nessun ragazzo ha mai avuto il coraggio di avvicinarsi, avendo me al suo fianco.
E in ogni caso non l'avrei permesso, anche perché nei suoi confronti, sono sempre stato molto protettivo. Ma essendo passato un anno, non ho idea di che cosa abbia fatto tutto questo tempo.

Apro gli occhi e mi alzo di scatto mettendomi seduto. Ora non riesco a togliermi dalla mente l'immagine di lei che va a letto con qualcuno. Potrebbe essere stato anche più di uno e...

Sto stringendo il pugno?

Sì. Lo sto stringendo forte senza neanche essermene accorto e non ne capisco il motivo.
Forse il fatto di non saperlo, mi rende nervoso. Non voglio che qualcuno le spezzi il cuore, anche se non potrò evitare per sempre che succeda. 

Avrà un ragazzo prima o poi, che mi piaccia o no.

******

Il giorno dopo, quando però le porte dell'ascensore si aprono, quello che vedo davanti ai miei occhi, non mi piace.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora