27. Ector è felice.

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Jamie:

Normalmente non agisco mai dettato dall'istinto, prima di fare qualsiasi cosa, ci ragiono su almeno mille volte, valutando i pro e i contro.

Quando Marge mi ha chiesto di baciare Jillian, non volevo farlo.
Ero troppo arrabbiato.
Ci ho pensato per diversi secondi, poi alla fine mi sono deciso pensando di darle solo un bacio a stampo, in modo da non destare sospetti sul nostro litigio.
Ma la verità, è che appena ho toccato le sue labbra con le mie, non volevo più staccarmi e l'ho baciata sul serio.
Non ho pensato più a niente. Mi sono persino dimenticato di Marge e del fatto che fossimo davanti alla porta di casa dei suoi genitori.
Solo quando poi ci siamo staccati, la rabbia è tornata nuovamente, rovinando tutto.

Quando però siamo entrati in camera sua e ho guardato le nostre foto da piccoli, alcune dove eravamo felici, altre dove ci stavamo lanciando occhiate omicide, mi sono reso conto di aver sbagliato anche io. Non avrei dovuto dirle che l'avrei potuta scopare come qualsiasi ragazza.
Non lo pensavo affatto.
È stata solo la rabbia a parlare.

Nel momento in cui guardandomi negli occhi mi ha detto: "mi dispiace non essermi fidata di te", mi è venuto un dubbio: molto probabilmente, ha pensato che la stessi prendendo in giro, in modo da giustificare in qualche modo, il fatto che io abbia solo parlato senza agire.

Forse le è saltato in testa, che io non volessi toccarla o peggio ancora, che non fossi attratto da lei.
Forse mi sto solo sbagliando e non ha mai pensato niente di tutto questo, ma nel dubbio, le voglio far capire quanto invece la desidero.

Ho sempre cercato di stare attento, di non toccarla senza il suo permesso, di staccarmi da lei quando la situazione stava andando oltre, ma oggi a differenza delle altre volte, sto provando a lasciarmi andare completamente, senza pensare a niente.
La voglio toccare ovunque, baciare dappertutto e farle capire che se ieri sera non l'ho fatto, è stato solo perché aspettavo fosse lei a dirmelo e non di certo, perché non volessi farlo.

Mi sono comportato da gentiluomo ed è andata a finire che ha dubitato di me, quindi stavolta, del Jamie di ieri notte, non c'è più traccia.

Al suo posto è subentrata solo la passione e mi sto rendendo conto, che Jillian non ne è affatto dispiaciuta.
Quando ho toccato la sua intimità da sopra i jeans, non mi ha detto di smettere, né tanto meno mi ha guardato come se non volesse che lo facessi.

Mi sto rendendo conto solo ora, che probabilmente sono sempre stato io a farmi troppi problemi sul fatto di trattarla come fosse fatta di vetro, con la paura di romperla da un momento all'altro, ma la verità è che io non credo che lei voglia questo.

Se il mio istinto non sbaglia, allora quello che sto per fare adesso, sarà la prova che è disposta a spingersi oltre, insieme a me.

«C-che stai facendo?» Balbetta, del tutto sorpresa dal mio gesto.
Sto sbottonando i miei jeans in modo lento e lei non riesce a smettere di guardare in quel punto.

«Ti faccio conoscere Ector», faccio un sorrisetto malizioso senza nessun imbarazzo, come se stessimo parlando di una persona vera e propria.

Non posso certo dire che lei sia tranquilla come me, a giudicare dai suoi occhi che si allargano a dismisura e dalle sue guance che diventano ancora più rosse di quanto siano già.

«Non possiamo, Jamie. Siamo a casa dei miei genitori», farfuglia a disagio, sollevando gli occhi verso i miei.
Mordo il labbro inferiore e per il momento li lascio solo sbottonati, senza abbassarli.

«I tuoi non sanno dove siamo. Non sanno neanche che siamo arrivati. Sembravano impegnati a pensare ad altro, quindi abbiamo ancora tempo».

Mi allontano e prima di fare qualsiasi cosa, chiudo a chiave la porta di camera sua.
Jillian mi sta guardando sempre più sbalordita.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora