20. Tu sei mia, Jillian.

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Ecco a voi Jillian😍😍😍
Bellissima, vero?
Ognuno di voi, ovviamente può immaginarla come vuole 😘

****

Jillian:

Non è giusto.
Jamie gioca sporco e io ci casco.
Non riesco a resistere a quel tono di voce così provocante, quel corpo spettacolare e quella bocca, che sta catturando la mia come se gli appartenesse da sempre.

Mi fa mancare il fiato, in tutti i sensi.
Mi bacia in un modo carico di adrenalina, passione, e desiderio più sfrenato.
Le sue braccia circondano i miei fianchi in modo possessivo, le sue mani mi stringono forte, come per non farmi scappare e la sua lingua si sta intrecciando alla mia in movimenti veloci.

In un solo bacio, mi sta dimostrando senza parole, quanto tutto questo sia mancato anche a lui.
O almeno lo spero.
Sono stati i quattro giorni più lunghi di sempre e non facevo altro che immaginare cosa sarebbe successo, quando poi ci saremmo rivisti.
Tutto questo supera ogni mia aspettativa.

Il mio corpo è impazzito: il cuore batte velocissimo e sento una strana sensazione sotto il basso ventre.
Come se qualcosa stesse pulsando forte dentro di me, tanto da causarmi quasi dolore.
Non saprei spiegare cosa mi sta succedendo, ma so solo che quando mi bacia in questo modo, io impazzisco.

«Jamie...», esalo, senza respiro.

«Jilly...» la sua voce è bella da morire, profonda, tremendamente virile, bassa e roca.
E adesso il mio nome pronunciato con questo tono, è qualcosa di ancora più bello del solito.
Non vorrei mai che qualcuno mi chiamasse così, oltre Jamie.

*****
«Tanto non mi prendiii», strillo, correndo a più non posso. Sto ridendo come una pazza.

Jamie ama i Kinder Bueno e mia madre ne ha appena portato uno a ciascuno di noi per poter fare merenda. Jamie quando l'ha visto, ha sgranato gli occhi e ha fatto un sorriso enorme.
Io invece, per fargli uno scherzo, gliel'ho rubato e poi ho iniziato a correre per tutto il giardino di casa mia.
Ora è infuriato e mi sta rincorrendo.

Una cosa da non fare nella vita, è proprio rubare un Kinder Bueno a Jamie Brown, ma io mi diverto troppo a farlo arrabbiare.
Abbiamo due anni di differenza. Lui ha già dieci anni mentre io otto, ma anche se è più grande, non ho paura di lui.

«Quel Kinder Bueno, è mio Jillian!» Urla anche lui.

«Non te lo doooo», rido e continuo a correre, aumentando la velocità.

«Non andrai molto lontano», lo sento dire, dietro le mie spalle. Vicino, molto vicino.
Riesco a sentire nitidamente i suoi piedi muoversi veloci, finché poi non ho neanche il tempo di ragionare: si butta sul mio corpo e mi fa cadere a terra, facendomi sbattere la faccia contro l'erba del giardino.

Per via del colpo che ho preso, faccio una smorfia di dolore. Gli occhi si riempiono di lacrime, ma non piango. Ricaccio tutto indietro e Jamie che è sopra la mia schiena, mi strappa dalla mano il suo Kinder.
«Preso», esulta fiero di sé, per poi togliere il suo peso dal mio corpo per rialzarsi da terra.

Sollevo il mio viso, lo giro verso il suo e lo guardo furibonda. «Mi hai fatto male. Sei cattivo, Jamie!» strillo.

«Basta che tu non rubi le mie cose, Jillian!» Mi guarda malissimo e io mi rialzo da terra, per poi puntargli un dito contro.

«Era uno stupido scherzo. Volevo solo giocare con te, non me lo avrei mai mangiato. Tu però sei antipatico.
Non ho più voglia di giocare!» Sbotto.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora