30. Vattene.

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Jillian:

Se Jamie non si fosse comportato in quel modo e mi avesse chiesto civilmente, se potevamo andare via da qui, probabilmente adesso sarei in macchina con lui e di certo, non qui a guardare quelle tre ragazze che si stanno dando alla pazza gioia con tutti i ragazzi presenti.
Stanno baciando in bocca chiunque gli si avvicini e non credo solo quello, purtroppo.

Sto guardando una di loro che adesso è con un ragazzo appoggiato al muro della piscina, si stanno baciando e lei sta muovendo il braccio sott'acqua in modo energico.
Credo che lui le stia facendo lo stesso trattamento, a giudicare dai respiri affannosi di entrambi.

Il solo guardarli mi sta mettendo a disagio.
Si stanno chiaramente toccando intimamente, il tutto senza prendere neanche in considerazione il fatto che si trovano in un ambiente con altra gente.
La musica è molto alta, ma essendo vicini riesco comunque a sentirli e la cosa strana, è che nessuno ci sta facendo caso.
Tutti continuano a farsi gli affari loro senza neanche degnarli di uno sguardo. So che dovrei fare la stessa cosa, ma sono così scioccata da non riuscire a capire come la gente possa essere completamente senza pudore.

Mi giro verso Liam che sta guardando la stessa cosa, con le labbra schiuse e gli occhi sgranati.
«Mi dispiace tanto», lo guardo facendo un'espressione triste. Lui punta i suoi occhi nei miei e inclina la testa di lato.
«Per cosa?»

«Per questa festa. Per come si stanno comportando i tuoi invitati», sospiro e lui accenna un sorriso.
«Sono persone che non conosco. Non importa, Jillian. In fondo è solo un compleanno».

«Ma è il TUO compleanno. Tua madre non ti doveva imporre questa festa con perfetti sconosciuti».

«Non sono tutti sconosciuti. Conosco a te e Jamie e questo mi basta. Piuttosto...» lascia la frase in sospeso e fa un lungo respiro diventando serio.
«Mi dispiace che abbiate litigato per colpa mia», inclina il capo con lo sguardo basso, facendomi sentire ancora peggio.

«Nooo. Non è colpa tua», metto una mano sul suo polso e lo stringo forte. «Non pensarci neanche. È solo che Jamie oggi è un po' nervoso. Ma io sono contenta di essere qui».

«Tu, forse sì», dice sollevando la testa verso di me. «Ma lui no. E non è giusto. Non voglio farvi litigare. Vai da lui e digli che potete andare via».

Questa sua affermazione mi fa riflettere su quanto sia dolce e premuroso. Continuo a pensare, ora più che mai, che ho fatto bene a non andarmene.
Non conosce nessuno e non è giusto che rimanga solo.

«No. Non ci penso neanche». Scuoto la testa con convinzione. «È lui che sta esagerando. E se vuole andare via, può farlo da solo», lascio il suo polso e incrocio le braccia al petto.

Sono arrabbiata con Jamie sia per come si è comportato prima, sia perché è passata un'ora da quando abbiamo litigato e in tutto questo tempo è rimasto dall'altra parte della piscina, senza avvicinarsi a noi.
O almeno credo sia ancora lì.
Sto facendo di tutto per non guardare dove si trova, solo per il semplice fatto che dovrebbe essere lui a venire da me e non il contrario.

Nessuno ci ha provato con me e non credo succederà, quindi il suo nervosismo è infondato.
Proprio mentre sto pensando questo, qualcuno tocca la mia spalla, appoggiandoci sopra la mano in una lieve carezza.
Spalanco gli occhi e anche se sono nervosa, il mio cuore ha un sussulto.

Non mi aspettavo che mettesse da parte la sua gelosia per raggiungermi.
Uno stupido sorriso spunta sulle mie labbra, ma cerco subito di nasconderlo.

«Jamie», dico il suo nome girandomi verso di lui con le guance che subito diventano rosse, peccato solo che chi mi trovo davanti non è affatto chi speravo.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora