24. Prova ad immaginare...

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Jillian:

Forse, sono pazza. Non so cosa mi sia esattamente saltato in testa, quando ho accettato di dormire qui con lui.
Non è la prima volta, certo. Ma adesso è tutto diverso tra noi e ora sono tremendamente agitata.

Mi sono resa conto di non avere un pigiama e così stavo per salire a prenderlo, ma Jamie mi ha detto di mettermi una sua tuta e ora sono chiusa in bagno con una maglietta nera a maniche corte e un pantalone dello stesso colore, che mi stanno giganteschi. Addirittura la maglia scende fino alle mie ginocchia. È talmente lunga che potrei usarla come vestitino, mentre i pantaloni strisciano per terra. Ho provato a sollevarli, ma niente. Non rimangono fermi.
Lui è un gigante di un metro e novantacinque, mentre io in confronto sono una nana da giardino.

Sospiro e faccio qualcosa di probabilmente molto stupido.
Decido di toglierli direttamente e li sfilo dalle mie gambe, per poi piegarli accuratamente.
Forse è meglio rimanere solo con la maglietta.
Sono abituata a togliere anche il reggiseno, ma stanotte sarà meglio tenerlo.

Faccio un lungo respiro, rendendomi conto che sto tremando a causa dell'ansia, poi mi faccio coraggio ed esco dal bagno, camminando in punta di piedi per raggiungere camera sua.
Quando arrivo, faccio un respiro di sollievo, notando che la luce è spenta.
Probabilmente è già coricato e non sarebbe così strano, visto che sono rimasta dentro il bagno almeno venti minuti.
Volevo lavarmi i denti e non sapendo come fare, ho passato il dentifricio con un dito, quindi poi ho dovuto risciacquare per bene la bocca, ma in compenso ora ho un sapore di menta fresca molto buono, esattamente lo stesso che sento a lui quando lo bacio.

L'idea dei nostri corpi così vicini tutta la notte, mi rende molto ansiosa. Non sarà affatto facile dormire.
Riesco a raggiungere il letto, abbasso la coperta e mi corico di lato, poi la tiro su, fino al collo.
Sento Jamie respirare in modo regolare, quindi probabilmente sta già dormendo. Non ne ho idea.

«Buonanotte, Jamie», sussurro nella speranza che non risponda e che quindi si sia già addormentato.
Almeno eviterei in questo modo gran parte dell'imbarazzo.

«Jilly, quanto ci hai messo in bagno? Tutto bene?», biascica con una voce strana, come se si fosse appena svegliato.
Quanto sono cretina?
Starmi zitta, no. Ovviamente.

«Sì, tutto bene. Tranquillo. Scusa se ti ho svegliato».

Lo sento avvicinarsi e subito dopo il suo braccio circonda i miei fianchi e la sua mano si appoggia sulla mia pancia, per poi far aderire perfettamente il suo corpo contro il mio. Il suo respiro solletica il mio collo e la mia pelle reagisce immediatamente, riempiendosi di brividi ovunque.
Le sue gambe si intrecciano alle mie e solo ora mi rendo conto di essere praticamente nuda, oltre la maglietta che mi copre.

Sento Jamie irrigidirsi all'istante.
«Non hai messo i pantaloni?» Chiede, improvvisamente più sveglio di poco fa.

«Erano troppo lunghi», farfuglio, imbarazzata. «Ho solo la maglietta, addosso».

Jamie deglutisce. «Vuoi per caso farmi morire, Jilly?»

«Hai detto che avresti fatto il bravo», gli ricordo, facendo un sorriso che non può vedere.

«Sì, ma dovevi almeno vestirti. Stai giocando sporco, così».

«Ti ricordo che tu eri quasi nudo, quando sono venuta stamattina», ribatto.

«Sì, ma è diverso».

«Non è diverso, Jamie. Quindi ora soffri e stai zitto», cerco di non ridere sapendo di avere la vittoria in pugno.

«Mi stai provocando, stronzetta?» Chiede, con voce bassa e profonda.

Io però mi acciglio, sentendo come mi ha chiamata. «Ehi. Stronzetto, sei tu», gli do una gomitata e lui fa un verso di dolore, poi però si vendica, iniziando a muovere la sua mano sulla mia pancia facendomi solletico e, funziona perché scoppio a ridere come una pazza, muovendomi da tutte le parti.

Io, tu e uno stage. (Primo libro)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora