54. Andiamo a casa

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Cradles – Sub Urban

Yoongi Pov

Dopo quella frase di Ririn, Daeyun continuò a ribellarsi e a scalciare come un cavallo, tanto che ci ritrovammo costretti a dover stringere i nodi delle corde, che si indebolirono a causa dei suoi bruschi movimenti.

“Smettila Daeyun, non risolverai un cazzo così!” gli urlai in pieno volto, dandogli un forte schiaffo.

Qualsiasi persona avrebbe provato pena nei suoi confronti in quel momento: un debole uomo indifeso, legato, contro quelli che dovrebbero essere i suoi figliastri che continuano a fargli del male fisico e mentale.
Eppure io non provavo nulla, niente di niente. Non provavo né pietà né appagamento nel vederlo soffire; solo un grande senso di vuoto, che non riuscii ad attribuire a nulla.

Ripuntai lo sguardo su di lui, notando che il suo corpo fosse continuamente mosso da tremori, e sbuffai pesantemente.

“Io ho finito, mi sembra abbastanza traumatizzato” parlò tra se e se Ririn, e non potei negare che in un'altra situazione mi avrebbe messo quasi paura “Anche se non credo che abbia compensato, fammi pensare... -portò su le dita ad una ad una, come per contare- direi, quindici anni infernali, mh?”

“Continuer-anno...” mormorò lui, con un filo di voce, ed io mi stupii per l'ennesima volta di quanto potesse essere stronzo pure in questa situazione.

“Che cos'è che continuerà?” roteai la sedia verso di me, come se pesasse un paio di kili, guardandolo dritto negli occhi.

“Gli anni di inferno... Continueranno” sospirò “Ve ne farò passare sempre di peggiori”

“Oh, io non credo proprio” scagliai un forte pugno dritto sul suo naso, un altro sotto il mento ed uno sull'occhio: solo allora iniziai a sentire l'adrenalina scorrere nelle mie vene.

Lui non può farmi nulla. E' legato. Vincerò io. Non mi toccherà. E' finita.

Continuavo a ripetermi queste parole come un mantra nel cervello, mentre sfogavo la mia rabbia accumulata negli anni su di lui.

Mi fermai, quando Ririn mise una mano sulla mia spalla, valutando il fatto che non potessi ucciderlo in quel modo, e di sicuro non adesso.
Feci qualche passo indietro, alzando per un attimo gli occhi su Soohyo e Jungkook -nonostante mi fossi ripromesso di non farlo-, e quasi sorrisi quando notai che sembrassero relativamente tranquilli, nonostante stessi massacrando l'uomo che nonostante tutto, mi aveva cresciuto per anni.

“Come va, papà?” saltellò Ririn, ponendosi davanti a lui e poggiando, proprio come prima, le mani sui braccioli della sedia.

“Mi fa... Ribrezzo... Sentirmi chiamare così... Da te” sputò sangue per terra.

“Oh, eppure te lo ricordi che qualche anno fa, quando mi sono rifiutata di chiamarti così, hai picchiato Yoongi davanti ai miei occhi, costringendomi a tenerli aperti e a non scappare, altrimenti gli avresti fatto ancora più male?” parlò con calma e scandendo bene le parole, nonostante avessi visto la presa delle sue mani sul legno farsi decisamente più solida.

“Eri... Diversa... Una volta” disse di getto.

“Tu invece eri sempre la solita merda” ringhiò lei, a pochi centimetri di distanza dal suo viso.

“State picchiando un uomo... Legato e-ed indifeso. Dovreste vergognarvene” abbassò la testa, ed io mi chiesi come cazzo avesse ancora la forza di parlare così tanto, dopo tutti i pugni incassati.

“Indifeso?” si girò di scatto mia sorella, riavvicinandosi al suo corpo “Hai il coraggio di parlarmi di persone indifese? Dopo che picchiavi un ragazzino con una forza fisica chiaramente inferiore alla tua?!”

Right Now // J.Jk~M.Yg ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora