CAPITOLO 16

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Vi avviso che siamo vicini alla svolta..

Tutto ciò che posso dire è che non sto capendo davvero nulla di ciò che sta succedendo. Voglio dire, stavo per essere cacciata dall'edificio e Adam mi ha aiutata, presa per mano e portata fuori dall'aula. A caso. Ok forse non a caso ma perchè? Voglio dire capito l'errore, pace e contenti tutti no? Invece Adam voleva l'uscita ad effetto come se importasse a qualcuno o come se dovesse dimostare a quel tipo che c'è chi mi difende. Non so se abbia senso il mio ragionamento ma ormai non sto capendo nulla quindi mi lascio trasportare dal flusso dei miei pensieri per nulla collegati fra di loro. O forse sì? Non lo so.

<<Ok Adam puoi fermarti grazie?>> domando ironica al moro che mi sta trascinando alla fine del corridoio. <<Non il tipo di grazie che mi aspettavo ma lo accetto, prego non c'è di che>> mi risponde altrettanto ironico, tendendo completamente i miei nervi. Si ferma in prossimità di alcuni armadietti, lascia la mia mano e sicuro dell'assenza di orecchie curiose mi spinge a parlare.<<Non ho bisogno del fottuto babysitter, ti è chiaro? Ma che cazzo! Potevi evitarti questa scenata da superuomo a dir poco patetica>> concludo pentendomi delle parole appena pronunciate... lui voleva solo aiutarmi ma proprio non riesco a mordermi la lingua. <<Mi dispiace ti sia arrivato solo il mio tentativo di salvataggio della principessina in pericolo. Se qua non ti fai rispettare ti tagliano fuori, a te questo è chiaro?>> domanda, ricoprendosi di sarcasmo e disprezzo a causa della mia reazione. <<Appunto! Posso farmi rispettare da sola, non ho bisogno di te nè di nessun altro>> scandisco affinchè le mie parole arrivino chiare all'interlocutore che chiaramente mi fissa sbalordito. <<Vattene a fanculo Anderson. Non si può ragionare con te>> mi dice, puntandomi un dito contro. Le sue parole mi arrivano forti e pungenti ma non riescono a scalfire la corazza che indosso da tempo. Gli riservo un mezzo sorriso e un sospiro piuttosto pesante che sono abbastanza per farlo andare via su tutte le furie.

Appena Adam svolta il corridoio, mi concedo un secondo di tranquillità per assimilare tutto ciò che è successo. Non volevo reagire così, le sue intenzioni erano buone ma cazzo! Ho passato tutta la mia vita a preoccuparmi che qualcuno mi aiutasse o che mi proteggesse e credo di essere capace a venti anni di provvedere da sola.

Adam's Pov

Stringo i pugni così tanto che non mi accorgo di star sanguinando in uno dei palmi:<<Cazzo!>> esclamo. Devo calmarmi altrimenti non vado da nessuna parte.
Entro nell'aula della riunione e recupero le mie cose con la sola intenzione di andarmene. <<Che succede Adam? Ti ha rifiutato?>> dice ridendo quella troia di Victoria. <<Quand'è che ti farai una porzione di cazzi tuoi?>> le dico cercando di essere più chiaro possibile. Sbuffo ed esco dall'aula, avvicinandomi poi all'ascensore. Entro e a farmi compagnia ci sono un paio di ragazze che mi lanciano sguardi curiosi e fanno apprezzamenti sul mio posteriore. L'ascensore segna il piano terra e prima di lasciare l'ascensore dico:<<Non penso a voi facciano piacere commenti sul vostro culo>> avviandomi poi verso l'uscita.

~○~

Sto guidando a vuoto da una mezz'oretta ormai per scappare da cosa? Da quello che sono stato? Io posso capirla. Voglio dire alla fine sono uno sconosciuto che le ha rovinato la vita tempo fa, che ritorna all'improvviso, balla con lei, paga una tipa per scoparsi il ragazzo, la protegge e tutto ciò per alleviare i sensi di colpa che mi mangiano vivo. Ormai sono certo si tratti di sua sorella, la casa è la stessa, i lineamenti sono gli stessi, gli occhi sono gli stessi, il carattere? Ovviamente lo stesso. Mi sono detto più volte di pensare ad altro, ma come posso? Come puoi evitare e nascondere di essere una delle fonti di sofferenza di un'intera famiglia? Devo potermi sfogare con qualcuno... io ne ho bisogno.

~○~

<<Si identifichi>> urla una voce robotica proveniente dal citofono. <<Sono Adam Mason Morris, 22 anni, residente a San Francisco>> pronuncio come una cantilena a causa del fatto che non è la prima volta che vengo in questo posto. <<Motivo?>> mi chiede l'agente e sospiro pensando che sono ancora in tempo per andare via. Sospiro ancora una volta ma pesantemente, mi avvicino al citofono:<<Sono in visita per Simon Smith>> dico e dopo qualche minuto il cancello viene aperto e vengo scortato da un paio di agenti all'interno del penitenziario.

Dopo una serie di corridoi forniti di cancelli ben serrati alla fine di ognuno, giungiamo all'interno della famosa sala visite, divisa in due da una parete vetrata, composta da diverse sedute di colore grigio. Faccio un cenno agli agenti e mi avvicino alla seduta dove mi aspetta Simon. Lo osservo, è lì fermo a fissarmi. Si starà sicuramente domandando che cazzo ci faccio qui. Non posso biasimarlo dopotutto. Mi siedo e afferro il telefono per comunicare.

<<Ciao Simon>> dico con voce ben impostata, cercando di non far notare la mia agitazione. <<Guarda un po' chi si rivede, pensavo fossi morto Mason>> risponde, irritandomi. Gli rispondo con un sorriso molto forzato. <<Oh beh sì, so che il tuo nome è Adam, non perdere tempo a correggermi. Si dice che si ritorna sempre dove si è stati bene... cosa aveva di sbagliato New York?>> mi domanda e accolgo la sua curiosità un po' stranito. <<Non faceva per me, sai tutto solo in una città come quella>> rispondo, sintetizzando al minimo il motivo del mio ritorno. Simon passa una mano nei suoi capelli mori fin troppo cresciuti. <<Tutto da solo eh? Infatti non capisco ancora perchè ci sono solo io qui dietro>> mi fa notare e il mio sangue si congela all'istante. <<Hai pensato alla fottuta ipotesi che io non abbia fatto niente e che tu abbia, invece, stroncato una vita?>> domando, aggressivo più che mai puntando un dito contro la parete di vetro che ci separa.
<<Mi suona familiare come discorso. Non l'avevi architettato tu?>> precisa e subito concentro la mia rabbia nella mia mano libera, stringendola troppo forte. <<Ascoltami bene figlio di puttana, mi faccio schifo tutti i giorni per essere stato ciò che sono stato ma io non ti ho mai detto di ucciderlo. Mai>> esalo, respirando e liberando la mano dalla pressione accumulata. <<Vero, ma mi avevi detto di approfittare della...>> Simon viene interrotto dall'agente che ci avvisa del fatto che restano solo due minuti al termine della visita.
<<Non ho tempo da perdere, sono qui solo per dirti che il passato è tornato>> gli comunico e tutto ciò che mi dona è un'espressione molto confusa:<<Io credo che sua sorella sia nel mio corso>> termino. <<Cosa vuoi che ti dica? Stalle lontano e non avrai nessun problema. Ma che cazzo? Vieni qui e mi parli di ciò che mi ha rovinato la vita? Fatti curare>> mi dice, sputando tutto il veleno che ha in corpo. <<Gli unici che hanno rovinato la vita a qualcuno siamo noi. Decisamente noi>> gli rispondo, alzandomi, attaccando il telefono e uscendo dalla stanza decidendo che la conversazione è finita.

Jennifer's Pov

Certo che i maschi possono davvero essere più insicuri di noi. È incredibile!
<<Sei sicura che sto bene con la nera?>> mi domanda per la ventesima volta Robin che si osserva allo specchio. <<Le cose sono due: o sei troppo stupido da non capire o sei troppo vanitoso da volertelo far ripetere in continuazione. Stai divinamente!>> esclamo lanciandomi sul grande letto da una piazza e mezza del moro. <<Forse la seconda. O la prima? Qual era quella dello stupido?>> chiede esasperandomi al livello massimo di sopportazione. Mi alzo dal letto, mi porto una mano alla testa:<<Basta ci rinuncio, fammi sapere come va l'appuntamento>> termino, uscendo e chiudendo la porta della sua camera. Una volta in corridoio, mi guardo attorno e i ricordi fioriscono spontanei appena arrivo alla porta che porta il suo nome inciso di color rosso. Passo la mano su ogni singola lettera:<<Andrew>> leggo e mi ci appoggio, chiudendo gli occhi. <<Troverò il coraggio di entrarci di nuovo, te lo prometto Andy>> dico ad alta voce, mimando il gesto del mignolino, famoso per il sigillo delle promesse sincere. Mi allontano dalla porta e mi incammino verso la mia stanza, consapevole che forse un giorno tornerà tutto alla famosa "normalità". Ma come può essere normale la vita senza di te?

Until your last breath.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora