CAPITOLO 22

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Cammino su e giù per il corridoio. Ovviamente la nuova consulente vuole conoscerci. Ma che si fa se la consulente è quella che ti ha messa al mondo e poi rinnegato? Proprio non saprei.
Mi rifiuto di parlare con qualsiasi persona. Voglio stare da sola. Vorrei solo essere inghiottita dalla terra in questo preciso istante. I ragazzi della One Teen iniziano ad entrare e capisco che è arrivato il momento di farsi coraggio. Di respirare. Di affrontare.

<<Accomodatevi ragazzi. Ebbene voi siete i fantastici vero? Faremo sicuramente una bellissima figura a maggio. Non vedo l'ora!>> esclama, battendo le mani come una bambina alla quale è stato appena regalato un leccalecca. È possibile che sia cambiata in questi anni? Se così perchè non mi ha cercato?
<<Non voglio rubarvi troppo tempo, andate pure. Ci vediamo in giro>> termina infine e sospiro mentalmente perchè sono libera di potermene andare da quest'accademia.

<<Non tu>> aggiunge, indicando la sottoscritta. La guardo intensamente negli occhi. Non può dire niente, ci sono Adam, Robin e gli altri come testimoni. <<Come ti chiami?>> mi domanda, allungandomi la mano. Che bastarda. Non è cambiata per nulla.
<<Jennifer Sophie Anderson>> dico, stringendole la mano. Sospiro a fondo.
<<Che bella che sei>> dice, tenendomi ancora la mano.
<<Sono tutti tuoi i geni>> sussurro affinchè possa sentirmi solo lei. Sgrana gli occhi e stringe la mano ancora di più per "rimproverarmi". Le sorrido e lascio la presa e la stanza sotto gli occhi di tutti.

Cammino, cammino troppo.
Devi uscire da qui, sto per scoppiare.
<<Cazzo Jen, fermati!>> sento Adam urlare, probabilmente mi sta raggiungendo. La vista mi si annebbia dalle lacrime che scendono indisturbate. Perchè? Perchè devo sopportare ancora questo?
Adam riesce ad afferrarmi per la spalla appena scendo l'ultimo gradino delle scale esterne. Nota che sto piangendo, mi prende per mano e mi porta sul retro per stare tranquilli.
<<Jen calmati, è tutto apposto. Respira>> sussurra, accarezzandomi le braccia su e giù cercando di rilassarmi.
<<Shh, fidati di me. Sta passando>> aggiunge, abbracciandomi lievemente. Approfitto del contatto e lo stringo a me quasi come se potessi, in questo modo, recuperare tutta la forza che mi serve per superare anche questo.
<<Sono stanca. Non ne posso più>> gli dico con sincerità.
Stacca la mia testa dal suo petto e mi guarda negli occhi.
<<Non sei da sola. Lo superiamo insieme>> sorride, infine.

Alterno il mio sguardo tra i suoi occhi e le sue labbra così vicine alle mie. Non ci sto capendo molto, anzi assolutamente niente. Sono completamente annebbiata dai pensieri che mi tormentano. La tentazione vince sulla mia ragione e unisco i nostri visi, baciandolo delicatamente. Non se lo aspettava perchè non mi accoglie inizialmente ma con pochi secondi di scarto ricambia il bacio completamente. Inizia ad accarezzarmi il collo creando dei cerchi con le dita. Mi stacco un po' per prendere fiato ma mi fiondo di nuovo sulle sue labbra così bramate dalle mie. Non so spiegarlo a dovere so solo che sento di volerlo. Ad un certo punto Adam si stacca e mi guarda con degli occhioni lucidi e super verdi.

<<Cosa stiamo facendo?>> mi domanda a bassa voce ancora ad una distanza minima da me. Scuoto la testa.

<<Non lo so. So solo quanto sia dannatamente sbagliato>> rispondo infrangendo sia le mie che le sue speranze. Si allontana bruscamente da me e mi osserva un po' sbalordito.

<<Fantastico, la prossima volta sappi che ho anche io dei sentimenti e che non mi piace essere usato per placare i tuoi desideri momentanei>> sputa fuori, liberando credo il peso che ha sullo stomaco.

<<Non sei un desiderio momentaneo. La mia vita è un casino, non ti trascino con me>> mi avvicino cercando di placare la sua rabbia. <<È un po' troppo tardi per quello Anderson. Ci si vede>> termina, indietreggiando e lasciandomi sola sul retro dell'accademia.
È possibile che qualsiasi cosa io faccia sia un completo disastro?

~○~

Ho raccontato di tutte le mie perplessità a mio padre, della conversazione di Luis al cellulare e del fatto che la mamma adesso lavora in accademia.
<<Una spia nella mia azienda! Che gran bel figlio di puttana!>> esclama urlando come una furia. Di certo non posso biasimarlo, fossi in lui farei di peggio.
<<Quella donna... perché è tornata? Jenny non posso sopportare il suo tormento ancora una volta>> conclude, affranto.
<<Papà so che dirtelo può risultare inutile ma calmati. Abbiamo un vantaggio nei loro confronti: sappiamo chi è Luis davvero.
Non so perché sia di nuovo nelle nostre vite ma non le permetterò di intromettersi di nuovo. Te lo giuro>> sussurro, prendendo un forte respiro.
<<Dobbiamo usare contro di loro quello che sappiamo e avvicinare Luis>> dico, esponendogli il piano elaborato durante il ritorno dall'accademia.

<<Si? Pronto Luis? Ciao caro. So che non è il tuo compito ma ho davvero bisogno di aiuto. L'auto di mia figlia Jennifer ha smesso di funzionare, se ti inviassi l'indirizzo andresti a recuperarla e accompagnarla in accademia? Rischia di fare molto tardi>> conclude come un vero attore al quale manca l'oscar.

Chiude la chiamata e mi comunica di entrare in scena. Che le danze abbiano davvero inizio!

~○~

<<Jennifer?>> mi volto appena sento la voce di Luis chiamarmi, allora gli sorrido amichevolmente. <<Ciao! Mio padre deve averti chiamato>> rispondo e il ragazzo annuisce con convinzione.
<<Vieni, ho parcheggiato qui vicino. Ti accompagno io>> mi comunica e inizio a seguirlo.

Una volta dentro l'autovettura cerco di fare conversazione. <<Spero di non averti disturbato, insomma sono andata nel pallone e ho chiamato mio padre come ultima spiaggia>> inizio, rivolgendogli lo sguardo.

<<Adam non poteva passare?>> domanda e mi irrigidisco. Non è che abbia dimenticato cosa fosse successo poco fa ma avevo deciso di archiviarlo per un po'. <<Va bene, prossima domanda?>> aggiunge e sorrido istintivamente.
<<Non ho voluto chiamarlo perchè abbiamo litigato un po' troppo per fare pace dal cellulare>> rispondo, restando molto vaga. Non sto mentendo comunque.
<<Spero risolviate>> dice di seguito.
<<Lo spero anche io>> dichiaro e nemmeno adesso sto raccontando bugie.

Adam's Pov

<<Ragazzi preparatevi, tra 10 minuti iniziamo>> annuncia Deena. Solo ascoltare la sua voce mi innervosisce e destabilizza più di quel che credevo possibile. Non sa cosa sia la professionalità e la serietà, basta vedere come ha trattato Jennifer. Già Jennifer. A proposito dov'è?
Mi guardo attorno ma non la vedo. Afferro il cellulare e digito.
"Metti da parte tutto quanto e dimostra quanto vali"
Mi fermo e non lo invio. Non siamo niente è vero, ma ciò non le da il diritto di baciarmi e reputarlo sbagliato. Se l'hai fatto ci sarà un motivo, mi sbaglio? Sbuffo e spengo il cellulare e cammino verso la finestra.

Una macchina blu ha appena parcheggiato, da questa scendono un ragazzo dai capelli neri e Jennifer. Ma dove ho visto quel tipo? Cazzo non...
<<Luis!>> urlo ad alta voce, attirando l'attenzione di tutti. Mi scuso e mi avvio verso l'uscita. Che diavolo ci fa con lui? Se fosse pericoloso? È diventata pazza?
Mi avvicino sempre più e sento cosa si stanno dicendo.
<<Grazie ancora>> dice lei, abbozzando un mezzo sorriso.

<<Quando vuoi. Per evitare che disturbi tuo padre, ti va di scambiarci il numero?>> le domanda e questa domanda la spiazza visibilmente. Ma dopo un po' si fa coraggio e accetta la proposta.
Numeri scambiati, scelgo di entrare in scena.
<<Ah guarda chi c'è!>> esclama Luis appena mi vede, un po' imbarazzato.
<<Già. Entriamo?>> domando a Jennifer che annuisce immediatamente. Saluta il ragazzo con la mano e si incammina davanti a me. Decido di ignorarlo. Che spocchioso.

<<Perciò era sbagliato il nostro...>> mi interrompe mettendo una mano sulla mia bocca.
<<Non ne parliamo adesso>> dice, scoprendo piano piano la mia bocca. Sospiro e torniamo a camminare. <<Voglio solo dirti che puoi e devi farcela. Dimostra a questa Deena che hai talento da vendere. Non sarà difficile, vedrai>> la incoraggio, abbassando lo sguardo.
<<Ne dubito ma grazie. Davvero>> sussurra timidamente. Mi sembra stia arrossendo.
La fermo per il braccio e decido di affrontarla. <<Per me ha significato qualcosa e negarlo mi renderebbe un vile. Questo non significa che possa esserci qualcosa ma spero sia lo stesso per te>> dico, sorprendendomi di me stesso.

Parlo io di essere vile? La verità è che non potrei davvero parlare o giudicare nessuna sua azione. Con lei ho sbagliato prima ancora di conoscerla.

<<È lo stesso>> comunica secca e non so spiegarlo ma è come se il mio cuore avesse fatto un piccolo balzo.
Cosa mi sta succedendo?

Until your last breath.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora