Allento il nodo della cravatta nera che porto abbinata a questa camicia bianca, nella speranza di riuscire a respirare senza questo nodo che sento alla gola da stamattina. Non penso di aver nessun problema fisiologico, bensì è la pressione delle scadenze da consegnare entro oggi.
Di solito riesco a gestirmi abbastanza bene ma questo periodo è stato un inferno.
Mio padre mi ha assunto nella sua azienda di azionisti, il mio lavoro consiste nel trasferire le somme investite ai loro venditori e viceversa. Ho dovuto seguire un corso di preparazione di sei mesi prima di sedermi a questa scrivania, mi è stato imposto considerato il mio curriculum.Ho abbandonato subito la danza dopo quella sera, non avrei fatto nessun altro passo né eseguito una piroetta senza pensare a lei. E mi odio così tanto per questo.
I miei genitori hanno scoperto tutto quanto, le mie bugie e l'accademia. Mia madre lo aveva già capito che nascondevo qualcosa ma ti faceva sorridere, perché intervenire?, mi rispose. Mio padre? Si limitò a darmi un ultimatum. Lavorare o andare via di casa. Avrei scelto la seconda, avrei voluto rovinarmi volentieri con le mie stesse mani ed inizialmente è ciò che ho fatto, ma non volevo far soffrire ulteriormente le persone che mi amano.Ho passato i peggiori mesi della mia vita, più sotto le coperte che alla luce del sole. Ho perso molti chili e insieme a quelli, la voglia di vedere il giorno di nuovo. Mi stavo imponendo e affliggendo da solo un'ulteriore punizione, in fondo me lo meritavo. Stavo entrando in punta di piedi in un vicolo buio, con gli occhi bendati e completamente alla deriva. Oggi sto cercando di uscirne, la benda l'ho tolta ma la luce davvero non riesco a trovarla.
Con il tempo, e intendo davvero molto tempo, ho guadagnato la fiducia di mio padre che, giorno per giorno, mi affida casi sempre più importanti. Oggi pomeriggio ho un volo da prendere con il jet privato della compagnia, sono molto curioso. È la mia prima volta in assoluto. Non nascondo che mi sento pressoché importante.Mentre sistemo e modifico qualche dettaglio in giro per il faldone che sto analizzando, fa la sua entrata la mia segreteria e quella di mio padre, Kelly. Altissima, bionda e molto spocchiosa. Crede di poter avere qualche potere su di me, cerca di sedurmi in ogni momento possibile ma lei non ha la minima idea del fatto che il mio cuore e la mia mente sono ancora persi in due grandi occhioni neri ed una chioma scura e mossa.
<<Signor Morris, suo padre mi ha detto di farle avere questi dettagli per oggi pomeriggio>> mi allunga un fascicolo che afferro senza alzare la testa dal foglio che sto leggendo.
La ragazza fa il giro della scrivania e si siede su di essa, a 2 centimetri dalla mia mano.
<<Vuole evitarmi ancora per molto?>> domanda, provocatoria, alzando la gonna già molto corta di qualche millimetro.
Abbasso il foglio e indispettito la fisso.
<<Cosa c'è?>>
<<Forse ha voglia di scaricare la tensione per l'importante incontro di->>
Sbatto un pugno sulla scrivania con forza.
<<Se non esci immediatamente da qui ti licenzio e senza nemmeno preavviso! Fuori>> scandisco, con gli occhi infuocati.
La ragazza salta giù dalla scrivania e quasi scappa via dalla paura. Subito dopo, avverto la mano destra tremare in modo accentuato ed eccessivo e allora agisco, bloccandola sotto la gamba. Sposto il mio peso tutto lì in modo da ammortizzare, per quanto possibile, il tremolio.<<Diamine>> sussurro a me stesso.
Sono abituato a queste situazioni, la rabbia e il nervosismo rallentano il processo di guarigione, alla quale ho dovuto sottopormi se volevo in qualche modo salvarmi. L'istinto di aprire il cassetto chiuso a chiave e prendere quella compressa è grandissimo, il mio è un disagio senza precedenti e molto comune, se ne può uscire ma solo se lo si vuole davvero. Ma la domanda è: sono sicuro di volerlo?~°~
Il jet è atterrato già da qualche minuto, New York è più fredda di quello che ricordassi, specialmente in questo periodo dell'anno. Per tutti è un must visitarla almeno una volta, ma per assurdo, non rientra nei miei piani. Questa città raggruppa i miei sogni e i miei incubi tutti insieme e al momento devo solo scappare da essi più veloce possibile. Se sono fortunato, la mia permanenza qui durerà solo due settimane e poi tornerò alla vita monotona e sciatta che ho lasciato e che mi resta a San Francisco.
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Until your last breath.
ChickLitJen, ironia fatta persona, all'apparenza forte ma fragile a causa di una perdita che ha drasticamente cambiato la sua vita. Adam, inguaribile romantico e ragazzo di principi, diffidente nei confronti delle persone e del mondo. La vita è quella cosa...