CAPITOLO 18

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Seguo con lo sguardo i movimenti di Adam. Abbiamo percorso qualche chilometro finchè siamo entrati in un quartiere che mi è da subito sembrato molto curato. Saltate due o forse tre abitazioni, ha recuperato un telecomando dal cassetto posizionato davanti al mio seggiolino e cliccato un grande pulsante blu. D'improvviso una parete si è alzata, inizialmente mi è sembrata una magia ma poi ho capito si trattasse dell'immenso garage annesso alla sontuosa villa che è sicuramente di sua proprietà. Parcheggiata la macchina, mi ha invitata a scendere e adesso siamo fermi mentre lui litiga con la porta interna al garage.

<<Cazzo, maledetta porta! Ti ho sempre odiata>> dice, spingendo con la spalla cercando di aprirla invano. <<Posso provare?>> domando con fare innocente e subito si gira a guardarmi. <<Non per offenderti, ma se non ci riesco io...>> mi comunica e decido di non dargli retta. Alzo la mano e la sventolo, ordinandogli di spostarsi. Provo ad aprirla ma sembra bloccata, forse il moro non si sbagliava.
<<Non hai... che ne so... un altro telecomando?>> domando con un pizzico di pura ironia. <<No>> risponde secco e capisco di dover usare le mie abilità da Sherlock Holmes.

Mi allontano un po' e inquadro la situazione. Una porta bianca con una serratura del tutto nuova, ha dei mobili come vicini sul lato destro mentre sul lato sinistro solo scatole presumibilmente vuote. Abbasso lo sguardo e noto la presenza di uno zerbino. Mi gratto la testa e mi abbasso, lo sposto e trovo una chiave. Soddisfatta mi giro verso il ragazzo che mi ha osservato stranito tutto il tempo. <<Forse non abbiamo bisogno di nessuna tecnologia>> dico, mostrandogli la chiave. Allora mi giro, inserisco la chiave e giro nella serratura. La porta si apre e sorrido vittoriosa. <<Non per offenderti, ma se ci riesco io...>> ridacchio, provocandogli un sorriso.

~○~

<<E questo è il salone del piano terra>> mi presenta Adam, come un vero cicerone. <<Abiti in una reggia, come fai a non perderti?>> domando curiosa e tutto ciò che ricevo come risposta è un'alzata di spalle. Quasi subito sentiamo dei rumori provenire dal corridoio, ben presto riesco ad attribuire un viso a quel vocio che abbiamo ascoltato poco prima. Si parano davanti a noi due ragazze, una super bionda e l'altra super castana. Sembrano più piccole di me e Adam, avranno sui diciotto anni esagerando. <<Adam? Oggi il salone è mio>> esordisce la ragazza castana, avanzando verso di noi. <<Stavamo salendo in camera, non oserei mai disturbare la piccola Chloe>> risponde, tirandole il naso. Sorrido alla scena, Chloe sarà sicuramente sua sorella. <<Non sono piccola! Ho quasi diciotto anni>> sentenzia, indispettendo il moro. <<Avrai quasi 18 anni, ma nessuno potrà vietarmi di tirarti il naso>> gli risponde a tono. <<Andiamo Jen e ciao Lena>> termina, probabilmente riferendosi alla bionda alle spalle di Chloe. Adam si gira verso di me e mi fa strada verso le scale che porteranno a questa fatidica "camera".

Salite le scale, svolta sulla sinistra e apre la prima porta. Appena entrata, noto la moquette nera che va in constrasto con l'azzurro delle pareti tappezzato da poster di band di qualsiasi tipo. I muri sono poi adornati con numerosi scaffali, sui quali sono presenti parecchie cianfrusaglie, cd, funko pop e peluche. Sì, peluche. Che tenero. La scena è subito rubata da un fantastico armadio che occupa tutta la parete e infine, protagonista della stanza, il letto ad una piazza e mezza dove Adam si è appena lanciato. <<Fai come se fosse casa tua>> mi comunica e sbuffo. <<Perchè sbuffi?>> mi domanda. <<Odio quando mi dicono di fare come se fosse casa mia. Non mi sento a mio agio in una camera che non è la mia, in un corridoio che non quello di casa mia, in un quartiere che non è il mio... sono complicata quindi mi adatto ma non posso essere come sarei a casa mia>> termino, accomodandomi sulla morbida moquette ai piedi del letto. <<Impeccabile>> dice in un sospiro. <<È la tua sorellina?>> domando, ricollegandomi all'episodio di qualche minuto fa. <<Sì, è così difficile vederla crescere>> sbuffa malinconico. <<È più difficile sapere di non poter fare nient'altro che accettare le cose come vengono, a prescindere da noi>> dico quasi senza pensarci, subito guardo Adam che mi osserva molto confuso. <<Certo, come darti torto>> mi risponde, quasi ignorando il mio mini sfogo. Lo ringrazio internamente per aver snobbato la mia uscita senza senso, ha un talento nel farlo. <<Ho anche un fratello più piccolo, si chiama Nate>> mi comunica. <<Quanto più piccolo?>> domando curiosa al ragazzo che nel frattempo mi ha raggiunto sulla moquette. <<Ha 16 anni, considerato il fatto che io ne ho 22 è molto più piccolo>> calcola nei minimi dettagli e allora annuisco, puntando il mio sguardo sui numerosi poster attaccati al muro. <<Sono messi a caso oppure?>> chiedo, ironica. <<Ti basta sapere che sono andato ai concerti di metà delle band che vedi>> mi risponde, infine, mettendo a tacere ogni domanda che avrei potuto fare. <<Sai Adam, mi sei sembrato da sempre un tipo molto strano, nervoso e arrabbiato con il mondo. Poi vengo a casa tua e ti scopro fan di band e collezionatore di peluche. Non smetti di essere una sorpresa>> gli sorrido e il ragazzo ricambia. In seguito si alza e si sistema i jeans che gli fasciano perfettamente le gambe toniche. <<Vado a prendere da bere, preferisci qualcosa o indovino?>> mi chiede. <<Mi affido a te>> gli comunico e lo seguo cono sguardo finchè lascia la stanza.

Until your last breath.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora