CAPITOLO 32

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Arrivata in ospedale, le emozioni mi assalgono e fanno di me ciò che preferiscono.
Mi si stringe il cuore, non riesco a respirare e ho gli occhi appannati. Se perdessi mio padre, non saprei cosa fare. È l'ultima persona che mi resta, l'unica che abbia mai davvero tenuto a me insieme ad Andrew. Non posso e non esiste che anche lui mi lasci.

Corro tra i corridoi nella speranza di trovare qualcuno a me familiare e finalmente lo trovo. Il dottor Theodore.
Lui sa tutto di me. Sa di mio fratello, sa delle mie sedute da Caroline, sa che non ho nessuno se non mio padre e con molta probabilità saprà anche cosa gli sta succedendo.

Attiro la sua attenzione quasi immediatamente e mi guarda con un viso alquanto devastato. La sua espressione cambia però appena mi vede, sembra assalito dalla preoccupazione.

<<Jennifer, stai bene? Diavolo, sei pallida!>> esclama, toccandomi la fronte.

Scuoto la testa con decisione e fisso i miei occhi lucidi nei suoi.

<<Dov'è mio padre?>> domando, esausta. Non sono certa di poter reggere questa situazione ma voglio tutte le risposte, adesso.

<<È nel reparto, sta riposando. Non è ancora pronto per vedervi>> mi comunica con un mezzo sorriso. Annuisco e asciugo le lacrime. È vivo mi dico, ed è già abbastanza per tirare un sospiro di sollievo.

Osservo il dottore e noto che il suo sguardo è rivolto altrove, verso una donna presumibilmente, che indossa il suo stesso camice. La chiama e lei, seriosa, si avvicina a noi.

<<Ness, potresti accompagnare la ragazza dalla famiglia del signor Anderson?>> domanda con cortesia e la donna acconsente la richiesta, facendomi spazio verso un altro corridoio.

~~

Meredith e Robin sono qui, la donna ha chiamato l'ambulanza per mio padre non appena l'ha visto accasciarsi a terra sofferente a causa dei forti dolori provenienti dal torace superiore. Erano insieme, chissà di cosa stavano parlando. Dei tradimenti di lei? Probabile. Nessuna persona è così forte da superare tutte queste delusioni e sofferenze. A volte mi sembra proprio che la vita stia facendo i conti con noi come se avessimo commesso il peggiore dei reati. La verità è che, per quanto mi ripeta ogni giorno di amarla la vita, mi ricredo sempre. Perché ci toglie chi amiamo? Perché ci fa soffrire?
Non ne posso più.

Fa la sua entrata un dottore sui quaranta, ben pettinato e super composto.

<<Non è bello ciò che sto per dirvi quindi cercherò di essere il più diretto e il meno crudele possibile>> inizia e il mio cuore comincia a sgretolarsi, lento e inesorabile.

<<Thomas ha una malattia cardiaca non recente che sembrerebbe essere anche abbastanza grave. Consiste nell'aumento dei suoi battiti al minuto in maniera sporporzionata che, sommati allo stress e all'ansia al quale il paziente è stato visibilmente sottoposto, l'ha portato a questo arresto cardiaco che abbiamo ripristinato in modo eccellente. La nostra proposta è quella di eseguire un'ablazione cardiaca, nulla di esageratamente invasivo, nessuna operazione a cuore aperto, semplicemente l'introduzione di un apparecchio che aiuti ad abituare il cuore al suo normale ritmo sinusale>> termina, incrociando le braccia sul suo addome.

<<Quali e quanti sono i rischi?>> domando, armandomi di un coraggio che non credevo di avere.

Il dottore si rivolge completamente a me e sorride lievemente.

<<Non eccessivi considerata la sua età, ma è mio dovere dirvi che si tratta comunque di un'operazione al cuore e in quanto tale è logico pensare che state andando incontro ad un vicolo buio. Voglio tranquillizzarvi, di certo non state mettendo un bisturi in mano ad un macellaio. Se decideste di fidarvi, posso garantirvi il corretto svolgimento dell'intervento al 90%>>

Until your last breath.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora