La guardo negli occhi e non riesco a leggere assolutamente nulla. L'inespressività è sempre stata il suo forte e il fatto che uno dei motivi che ha spento la luce in lei sia stato io, mi fa imbestialire così tanto che non potrei trovare parole adatte e precise, tanto che nemmeno inventandole riuscirei a rendere l'idea. Allento la pressione della mia mano e passo dal trattenerla la nuca a semplicemente sostenerla, quasi come ad accarezzarla. I capelli al tatto sono setosi - proprio come me li ricordavo - sempre mossi ma leggermente più corti. Ho sempre adorato osservarla e carpire i suoi dettagli più reconditi e particolari con l'unico tentativo di memorizzarli perché sapevo, dentro di me, che presto l'unico modo che avrei avuto per averla con me non sarebbe stato più fisicamente ma attraverso l'ausilio dei miei ricordi che, insieme al me di due anni fa, restano e resteranno vividi nella mia mente. Mi soffermo, infine, sul suo profumo che è molto difficile da descrivere. È sicuramente dolce ma allo stesso tempo audace, mi ricorda il profumo dei fiori, è fresco, giovanile, suo. Prendo un grosso respiro, inalando parte della sua fragranza, alzo gli occhi ai suoi che mi fissano interrogatori e in cerca di risposte.
È vero, dobbiamo parlare e di troppe cose. Mi dispiace di essere così, di averle fatto più male di chiunque e di averla trattata come la peggior persona del mondo prima. In più si è ritrovata quella scenetta con Kelly, la mia segreteria che, a dirla tutta, non so nemmeno perché si trovasse lì. Credo che mio padre mi abbia inviato un aiuto perché sa della mia astinenza e dalla mia impossibilità di sopportare troppo stress e pressione. Non voglio che Jennifer sappia di questo. So benissimo che tipo di persona è, non riuscirebbe a stare in pace se prima non si assicura che abbia buttato le compresse. Se il modo in cui dobbiamo riavvicinarci è perché prova compassione per me, allora preferisco cento volte il suo odio. In fondo, lo merito anche di più.
<<È la mia segreteria quella ragazza>> esordisco, cercando di creare un discorso che abbia senso.
<<E con ciò?>> risponde scostante.
Sospiro, rendendomi conto che sono abbastanza ridicolo.
<<Non c'è nulla fra di noi e non avre->>
<<Non andare oltre Adam. Non devi giustificarti>> mi ferma, dicendo solo la verità. E allora dimmi perché mi sento in dovere di farlo?
<<Resta il fatto che non avrebbe dovuto trattarti così, mi disp->>
<<Siamo adulti e vaccinati, non dobbiamo rendere conto a nessuno e per nessuno. Non è stata colpa tua, non questo almeno>> mi blocca una seconda volta, terminando con una risata nervosa. Annuisco, deglutendo. Parte del mio pollice è sulla sua guancia e sento che sta arrossendo. Mi convinco subito che però, per quanto mi dispiaccia, non sono io a farle quest'effetto ma l'aria viziata e il caldo al quale ci sto costrigendo, restando chiusi qui dentro. Decido di allontanarmi, abbastanza da permetterci entrambi di respirare un po' meglio.
<<Scusami per stamattina>> dico in un sussurro.
<<Per cosa dovrei scusarti?>> domanda.
Sta facendo la finta tonta oppure davvero non ha afferrato il riferimento?
<<Per averti detto di fregartene di me>>
<<Ti assicuro che me n'è sempre fregato Adam. Solo che non sentivo né il bisogno né la necessità di fartelo presente. Vederti a terra in preda a solo Dio sa cosa, non ha fatto altro che permettermi di accantonare il risentimento e far prevalere la mia umanità>> conclude diretta, coincisa e oserei dire quasi arida. Io però la conosco. So benissimo che sta cercando di reprimere la voglia di prendermi a pugni e questo non le fa altro che onore. Annuisco, ancora una volta.
<<Prima che faccia ripartire l'ascensore, sei sicuro di non avere nient'altro da dirmi? Non sono certa che avrò la stessa pazienza e la voglia di risponderti ancora una volta>>
<<Vedrò un dottore>> dico semplicemente, sicuro del fatto che è l'unica cosa che vuole sentirsi dire da me.
Esprime un cenno d'assenso e mi mostra un sorriso che, per quanto tirato, ha un velo di sincerità. Dopodiché preme sul pulsante rosso e fa ripartire l'ascensore, liberando entrambi da quel piccolo abitacolo.
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Until your last breath.
Chick-LitJen, ironia fatta persona, all'apparenza forte ma fragile a causa di una perdita che ha drasticamente cambiato la sua vita. Adam, inguaribile romantico e ragazzo di principi, diffidente nei confronti delle persone e del mondo. La vita è quella cosa...