CAPITOLO 4

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Adam's Pov

Non sono mai stato bravo a nascondere i miei stati d'animo, nemmeno stavolta. Ricordo bene che è qualcosa che mi porto dietro da piccolino: spesso mi prendevano in giro per il mio essere molto sensibile. L'ho sempre reputata una mia debolezza anche perchè mio padre me lo faceva pesare: "Un uomo non piange", "Tu non sei un uomo", "Vergognati". Parole forti, che non hanno fatto altro che spezzarmi più di quanto non lo fossi già.

La vita mi ha messo a dura prova, io ho cercato in tutti i modi di cambiare, di indurirmi, ed è quello che poi sono riuscito ad ottenere con le amicizie di cui mi circondavo al liceo. Ho preso decisioni che hanno fatto soffrire molte persone, ho preso in giro persone solo per rafforzarmi, ho fatto tutto il possibile per cambiare.

Solo adesso mi rendo conto che non è sbagliato essere "diversi", ma è troppo tardi per correggere le mie azioni, è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi per evitare sofferenze enormi. Io non ero in me, non sapevo cosa stavo facendo! Diavolo, mi maledico ogni giorno per essermi fidato di lui. Non posso dargli tutta la colpa, sono stato addirittura io ad avergli dato molte idee. Quanto mi faccio schifo.

Penso a questo e a molto altro mentre mi allontano dal quartiere di Jennifer. È di una bellezza disarmante, un viso che non puoi dimenticare contornato dai suoi lunghi capelli mori mossi. Quando l'ho vista piangere, mi sono subito chiesto il perchè e ho deciso di parlarle. Avrei dovuto aspettarmi un carattere peperino, una ragazza che è sulla difensiva quando cerchi di oltrepassare i limiti che lei stessa pone. Mi incuriosisce molto. Lei e il suo fratellastro sono nati per ballare, sono talentuosi e leggiadri mentre danzano. Semplicemente ci si incanta a guardarli.

Sento una morsa allo stomaco mentre ricordo il perchè del mio nervosismo. Non so se sia così, spero di sbagliarmi davvero. Sono simili, c'è da ammetterlo. Ma non avrei mai pensato che il mio passato sarebbe tornato a bussare alla porta.

Jennifer's Pov

Mentre sono sotto la doccia e massaggio i capelli con lo shampoo, non posso fare a meno di pensare a ciò che è appena successo con Adam. Non capisco e gli enigmi mi attraggono come non mai.

Finita la doccia, spazzolo i miei lunghi capelli: ormai non li taglio da quell'anno. Non crescono più di tanto e non mi faccio problemi, prima adoravo portare un taglio corto, ma non sono più la stessa. Inizio ad asciugarli e quando sono certa siano uniformemente asciutti, li lego in una coda alta. Indosso una tuta nera, con top e leggings e scendo in cucina.

Mio padre è probabilmente in ufficio mentre Meredith sarà fuori per qualche commissione. Guardo l'ora: sono quasi le diciannove. Senza il passaggio di Adam, sarei arrivata passate le venti. Ringrazio mentalmente quello strambo mentre mi lavo una mela , comincio a tagliarla e mangiarla.

<<Certo! Dimmi lei ci ha creduto?>> aguzzo le orecchie appena sento la voce di Meredith. <<Tesoro, davvero credi sia così intelligente? Ovviamente no!>> balzo giù dallo sgabello appena sento una seconda voce, le sento avanzare in cucina.
<<Ryan caro, non credo che Robin sia già tornato, puoi aspettarlo in salone se vuoi>> dice Meredith al migliore amico di mio fratello. Allora collego i tasselli e comprendo che Meredith era a casa di Lucie, sua amica di infanzia, madre di Ryan Woods, ovvero migliore amico di Robin.

<<Jennifer cara! Sei già qui?>> mi chiede Meredith:<<Io sì, ero stanca e ho deciso di ritornare. Robin verrà a momenti>> comunico, ricevendo occhiate curiose. <<Allora, cosa ha detto il decano? O era la commissione? Forse il preside? Accidenti non ricordo!>> conclude sconsolata Meredith. Gli angoli della mia bocca si alzano in automatico:<<La commissione, composta dal decano e dai professori>> la correggo:<<È andato tutto bene, siamo dentro>> dico sorridendo.

Meredith corre ad abbracciarmi, così come Lucie che non smette di ripetermi quanto sia felice per me e per Robin. Ryan resta lì, sulle sue e non posso che apprezzarlo per la sua decisione, mi dispiace essere arrivati a tanto.

Dopo qualche domanda, decido di andare in camera passando per il salone:<<Sono felice per voi>> la voce di Ryan mi attira e mi giro subito:<<Grazie>> replico semplicemente. <<Andrà sempre così tra di noi?>> mi chiede curioso:<<Quale noi? Esiste?>> gli rispondo fredda:<<Sai come la penso, non riaprire il discorso>> concludo guardandolo negli occhi per dimostrare la mia fermezza:<<Forse tu potrai far finta, potrai nascondere e dimenticare ciò che è successo>> inizia :<<Ma ti sei mai chiesta se per me sia lo stesso? Ti sei mai chiesta se io possa dimenticare con la tua stessa facilità? Delle volte mi domando se il problema sono io, a quanto pare...>> lo fermo subito, non voglio che questo discorso diventi più serio e più lungo di quello che avevo immaginato:<<Ryan smettila! Cosa non capisci? Non posso darti ciò che vuoi da me. Mi dispiace>> continuo motivata:<<Credi che a me non faccia male? Non so più amare e non posso nè voglio illuderti>> concludo con un'alzata di spalle.<<Sei tu che non ti concedi la possibilità di amare, sei tu che non vuoi, sei tu che ti imponi di non poterlo più fare! Jen dovresti metterci una pietra sopra, sono passati quattro anni ormai>> mi risponde il biondo, scrutando una reazione, osservando il mio viso:<<Se può farti stare meglio, pensala così! Ma non dubitare mai di te perchè non sei tu il problema>> concludo interrotta da mio padre che è appena tornato dal lavoro.

<<Ciao Ryan>> passa a salutarlo, si gira e mi lascia un bacio sulla nuca:<<Ciao tesoro>> gli sorrido.
<<Meredith e Lucie sono in cucina, io vado a riposare in camera se non vi dispiace>>chiedo osservandoli entrambi:<<Certo, vai pure>> mi risponde Ryan. Approfitto della tregua appena dichiarata dal biondo per tornare in camera.

Non ho le forze per continuare  questo discorso, non ho più le forze di sentirmi dire che sono passati ormai quattro anni. Non ho più le forze di sentirmi dire che sono io che mi impongo di non amare. Come se non lo sapessi! Ho chiuso con l'amore e non ho intenzione di ricominciare.

~○~
<<La cena è deliziosa>> dice Lucie, rompendo il silenzio che stava durando da troppo.
La famiglia Woods si è fermata a cenare, ed è da qualche ora che mi subisco le occhiatacce di Ryan e gli sguardi curiosi di Robin.
<<Adam ha chiesto di te>> colpisce e affonda mio fratello. Mi ha colta di sorpresa tanto che quasi mi strozzo con il cibo. Mi schiarisco la voce e fingo:<<E chi sarebbe Adam?>>chiedo, guardandolo negli occhi:<<Come chi è?! Quel ragazzo che mangiavi con gli occhi a lezione!>> afferma e mi lascia con un'espressione corrucciata:<<Sei fuori come un balcone>> gli dico, sperando chiuda definitivamente il discorso.

Le occhiatacce di Ryan aumentano di intensità, alzo lo sguardo e lo incateno al suo, reggendo il confronto per quanto possibile.

Mio padre, come ogni sera, prende la posta e inizia a sfogliarla per vedere se fosse arrivato qualcosa di interessante. <<Non capisco>> dice, attirando la nostra attenzione. Noto il suo colorito: è sbiancato.
Non so da chi arriva quella lettera ma sono certa che non sono ottime notizie. <<Papà che succede?>> gli domando preoccupata, allora alza gli occhi e mi fissa quasi spaventato da ciò che sta per dirmi:<< È tua madre>> dice, congelando all'istante il sangue che circola nelle mie vene.
Non è possibile.

Until your last breath.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora