CAPITOLO 27

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Sono in piedi.
Sembra un miracolo detto così, lo riconosco ma sono al settimo cielo! Siamo a metà aprile e oggi devo iniziare la fisioterapia e Adam ha promesso di accompagnarmi.
Le cose con lui vanno benissimo. Ho paura? Decisamente. Me ne pento? Per nulla.
Sono felice, credo di poter essere me stessa con lui. Provo delle cose belle. Beh, so di cosa si tratta ma non vorrei ancora dargli un nome. Odio le etichette.

Sento suonare il clacson e sussulto. Il moro è qui. Saltello verso l'armadio facendo attenzione a non poggiare il peso sulla caviglia. Recupero la borsa e le stampelle e mi avvio verso la porta che nel frattempo è stata già aperta da Adam.

<<Eri troppo concentrata a fare lo slalom tra i mobili che non potevo fare a meno di osservarti>> dice, incrociando le braccia e appoggiandosi alla porta laccata di bianco.
Si morde il labbro, sorride ed io muoio. Come fa ad essere così attraente?

<<Vorrei osservare anche te con una stampella in fronte. Saresti bellissimo>> ironizzo, mostrandogli questi aggeggi tanto ingombranti quanto utili.

Alza le mani in segno di resa e si avvicina a me. Con calma e precisione mi aiuta a scendere le scale, fino ad arrivare in macchina. Oggi la temperatura è molto gradevole, tant'è che ho deciso di indossare degli shorts di jeans, una felpa bianca e ad un piede gli anfibi neri. Adam invece è più sportivo, con una tuta nera a fasciargli le gambe e una semplice maglia bianca di cotone a maniche lunghe molto aderente.
Ho dei buon gusti penso, sorridendo a questi pensieri meno casti del dovuto.
Il ragazzo, nel frattempo, sta guidando verso la clinica che mi terrà in cura per questa settimana.

<<Io sono sempre bellissimo comunque>> precisa d'improvviso, provocandomi una confusione non indifferente.
Scuoto la testa.
<<Non ti seguo>>
Porta una mano sotto al mento mentre l'altra la tiene salda sul manubrio.
<<Prima hai detto che con una stampella in fronte sarei bellissimo. Non ho bisogno di nulla, lo sono già>> ammicca e scoppio a ridere.
<<Sei anche molto modesto>> aggiungo, poggiando la testa sul sediolino e rilassandomi di conseguenza.
<<Non stai negando>>
<<Nemmeno confermando>> termino, fissandolo con aria di sfida.
Riporta la mano sul manubrio e cambia marcia con quella destra. Seguo i suoi movimenti come fossi un robot.
Sì, sono rapita e affascinata. Che c'è di male?
<<Non mi togli gli occhi di dosso>>
<<Ti dispiace?>> domando, in seguito accavallo le gambe attirando immediatamente la sua attenzione.
Lui tossisce.
<<E a te?>> replica.
<<Oh, Morris non funziona così. Se vuoi stare con me impara a rispondere alle mie domande con delle risposte non con altri interrogativi>>
Sorride.
<<Certo, imparo>>.

~°~

A quanto ho capito verrò seguita da un tutor per tutta la settimana e se voglio possono assistere alla seduta da una a tre persone.
Oggi c'è Adam e ci sarà anche sabato, purtroppo è impegnato con l'Accademia e non può accompagnarmi sempre lui per quanto mi piacerebbe. Robin non riesce e nemmeno mio padre a causa delle numerose pratiche che sta concludendo. Ho però deciso di utilizzare la carta di Luis. Devo scoprire di più e l'unico modo è farmi compagnia durante queste sessioni. Ha accettato di buon grado, l'unico problema è dirlo ad Adam.

Mi fisso la caviglia infortunata, ho dovuto indossare un top e un leggings corto fino a metà coscia come richiesto. Adam appoggia la mano sulla gamba e allora poso il mio sguardo nel suo.
<<Rilassati Jen, sarà un signore gentile che ti aiuterà a stare meglio. Vuoi o non vuoi ballare?>> chiede e mi meraviglio di come, in parte, mi abbia letto dentro. Sono terrorizzata di non riuscire a recuperare.
Annuisco energicamente.
Sposta la mano e la porta sulla mia guancia.
<<Allora tranquilla e credimi quando ti dico che andrà a meraviglia>>.
Gli sorrido e mi avvicino, poggiando le  labbra sulle sue lievemente. Adam però ricambia e mi lascio trasportare dalla voglia che ho di lui.
Giro il busto verso di lui e porto una mano sul suo fianco, accarezzandolo.
Lui si allontana improvvisamente.
<<Non credevo di volerti baciare ogni secondo. Ma non qui>> sussurra tirandomi per il naso. Nota il mio sguardo di completo disappunto e mi bacia rapidamente.
<<Fammi un sorriso>> chiede.
Io però gli faccio una smorfia e lui scoppia a ridere.

<<Buongiorno, sono Mike Hogan. A chi serve un tutor?>> mi giro immediatamente verso la voce e rispondo timidamente.
<<A me>>
Mike annuisce e si avvia a recuperare qualche attrezzo che ci tornerà utile.
<<Ma che ci fai qui?>> domanda Adam al ragazzo dai capelli rossi che si è presentato come tutor.
<<Adam! Ci incontriamo davvero dovunque! Secondo te? Lavoro qui da quando ho lasciato New York>> risponde, alzando le spalle. Si gira e posa una palla che ha preso da un armadietto.
Adam annuisce.
<<Tu devi essere Jennifer, da come mi hanno detto>> si avvicina ed io faccio per alzarmi ma entrambi i ragazzi mi afferrano un braccio per aiutarmi. Il mio sguardo parte dal mio moro e finisce da Mike.
<<Grazie, ce la faccio>> mi divincolo semplicemente, raggiungendo il centro della stanza.
<<Adam ora lasciami fare il mio lavoro e poi  facciamo due chiacchiere>> comunica, colpendo il moro sul braccio amichevolmente. Lui sorride e Mike inizia la prima seduta.

Adam's Pov.

Giuro che se non la smette di sorriderle e di toccarla lo prendo a pugni. Da quando i tutor fanno battute? Non è professionalità Mike Hogan. Sono un pazzo. Mike ha accennato a New York, semmai lei dovesse chiedermelo cosa le dico?
Oh beh, dopo che hanno arrestato Simon sono stato assalito dai sensi di colpa e ho deciso di darci un taglio trasferendomi in una città dalla quale sarei tornato poco dopo. Fantastico ed esilirante vero?

Vorrei prendermi a schiaffi per quanto sono ridicolo. Le sto solo incasinando la vita eppure non posso farne a meno. Non riesco. Una sensazione mi attorciglia lo stomaco quando la vedo con un altro ragazzo. Non la lascerò andare a costo di qualsiasi cosa.

Improvvisamente sento squillare il cellulare, faccio un segno a Jennifer per avvertirla che sarei uscito a rispondere.
Numero sconosciuto.

<<Pronto?>> rispondo timidamente.

<<Sei proprio tu, non hai cambiato numero>>

Mi si gela il sangue quando sento la sua voce. La riconoscerei tra mille è proprio per questo non riesco a dimenticarla. La sogno di notte e a volte quando mi distraggo immagino di sentirla.

<<Simon>> sussurro anche se non può sentirmi nessuno.

<<Sapevi che verrò rinviato a giudizio? Con il buon avvocato che mi hai procurato avrò una riduzione della pena o chissà... sarò fuori! Non è magnifico?>> domanda con un pizzico di allegria nella sua voce.

<<Già. Che vuoi?>> voglio dare un taglio a questa discussione insensata.

<<Oh beh mi chiedevo se...>> si interrompe appena sente Jennifer parlarmi.

<<Adam ho finito, possiamo andare>> mi comunico e stringo i denti perchè adesso Simon collegherà i tasselli. Annuisco e mi affretto a staccare la chiamata.

<<Allora te la spassi davvero con Jennifer!>> ride, è bizzarro, meschino e inquietante.

<<Dimmi, lo sa che è colpa tua se suo fratello è morto?>> aggiunge, infine, con una voce tanto tagliente quanto sprezzante ed io nel frattempo comincio a realizzare.

Until your last breath.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora