Little Baby

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Taehyung pov.

«Cheee?»
«Tae! Però non urlare» si lamenta il mio compagno.
«Non dovrei urlare? Jimin, ma ti rendi conto? Jeon jungkook ti ha baciato. Hai capito bene? Ti. Ha. Baciato.» saltello sul posto.
«Tae, ti devi stare zitto, ora tutti lo sanno!»

Mi guardo intorno con tutto il resto della classe a fissarci.
«Che vi guardate? Siete invidiosi? Beh, mi dispiace per voi tesorini belli, ma. Jimin è occupato, ups»

Metto il braccio intorno a Jiminie, sotto gli occhi dei compagni per poi girarsi schifati. Ma vaffanculo.

«Allora Jiminie, racconta! Come è stato? Ti sei emozionato? L'hai menato? Non dirmi che ti sei messo a piangere o sei corso via, perché ti men-» non finisco la frase che la mano del diretto interessato mi blocca.

«Tae, rilassati, ti ho già detto tutto, è stato un semplice bacio, niente di più, niente di meno»

«Si, certo, farò finta di crederci Chim» e gli lascio un occhiolino per poi iniziare la lezione.

Il piano ha funzionato! Bene, ora devo solo aiutarli ancora un po' per farli avvicinare come oggi e di fargli capire, una volta per tutte, i loro sentimenti.

Ho già pensato la prossima volta. Pensavo di attuare qualcosa durante la partita. Ci sarà Felix, perciò dovrò semplicemente far scontrare loro due. Sembra facile, ma non lo è, però devo farlo, per Jiminie.

*********

E come immaginavo, Tae non si può stare mai zitto. Beh, posso capirlo che sia felice per me, però urlarlo ai quattro venti, anche no.

Non gli ho raccontato tutto, soprattutto di quando dovrà venire a casa mia.....

......

Cavolo! Lui verrà a casa mia oggi! Me n'ero completamente dimenticato, cavolo, cavolo!.

Dovrò fare una torta? Comprare qualcosa per mangiare mentre si fanno i compiti? Avrò bisogno di fare la spesa. Devo sistemare casa, non ricordo come il l'abbia lasciata. CAVOLO!

Sto pure sudando ora. Devo assolutamente tornare a casa e sistemare tutto, per poi andare a fare la spesa per pomeriggio e anche per cenare se vuole rimanere.
Poi devo anche pensare a Tae se deve venire oggi, dato che lui spunta quasi ogni giorno, e un'altra figuraccia, no grazie!

Dai Jimin, susu, possiamo farlo, ce la posso fare! Ora usciamo da questo edificio e andrò subito, non aspettando altro.

FINITE LE LEZIONI:

«Cosa?»
«Ti accompagno a casa, sai tanto devo comunque venirci. Perciò, perché aspettare»

E tutti i miei piani, in frantumi. Perfetto!

«Ma no tranquillo, posso tornare a piedi, sai non abito molto lontano e n- Jungkook!!»

Mi alza da terra e comincia a cammire diretto alla sua macchina.

«Dai, non fiatare e andiamo a casa, non vedo l'ora di vedere la tua dimora piccolo»

Sbuffo rassegnandomi. E io che volevo fare le cose per bene. Roba da matti.

Metà tragitto rimaniamo in silenzio, fino a quando Jungkook non lo rompe, con una frase che mi ha fatto quasi strozzare

«Grazie per avermi salvato»

Mi sta ringraziando? A me? Jeon jungkook? Wow....

«Per cosa?»
«Per avermi ospitato, sai non volevo andare a casa ed incontrarla»
«Ah, ok»
«Spero solo che il mio fratellino non faccia i guai con i nonni» mostrando un sorriso.

«Hai un fratello?»
«Già, più piccolo, ma non sembra per quanto maturo sia. Sai, a volte credo che lui sia quello più grande della casa che me, mi riprende quando faccio cazzate, sistema tutto, sà cucinare e badare a se stesso. Va a scuola da solo, anche se ogni volta gli chiedo di accompagnarlo, ma lui mi obbliga ad andare a scuola.»

Mentre parla del suo fratellino, vedo i suo occhi, sono diversi. Vedo affetto, dolcezza, amore.

«E i tuoi genitori?»

Forse ho sbagliato chiedergli questa cosa, dato il suo cambio d'umore improvviso.

«S-se non vuoi parlarne, tranquillo, non voglio mica costringerti»

Mi guarda giusto quei due secondi per poi tornare a guardare la strada e fare un sorriso.
«Grazie»

Il resto del tragitto, lo abbiamo passato in silenzio. Nessuno dei due ha avuto il coraggio di parlare, soprattutto io.

Arrivati finalmente davanti casa, usciamo dalla macchina per poi dirigerci dentro.

Sarà una lunga giornata.

«Scusa se non è in ottime condizioni» mi scuso imbarazzato.
«Tranquillo, è ok»

«V-vieni, ti porto in camera» gli prendo il braccio e lo trascino con me, per paura che si perda, non per altro.

Arrivati lo faccio accomodare e posare tutto quello che ha.

Si gira intorno, e posa lo sguardo su una mia foto di quendo ero piccolo.

«Piccolino...»
«Già, lì lo ero davvero» dico ridacchiando.
«Pure ora lo sei» si avvicina pericolosamente a me, e io mi allontano sempre di più fino a quando non sbatto contro la parete della camera.

«J-Jungkook i-io-»
Mi abbraccia.

«Non, non fare domande, ok? Solo, restiamo un secondo così» lo accontento ricambiando l'abbraccio che mi fa sentire protetto, al caldo e sollevato.

Quando alza di nuovo il viso, vedo i suoi occhi che fissano i miei e poi le labbra.
Io spinto da non so cosa, porto le miei mani sulle sue morbide e paffute guance per poi avvicinarlo e baciarlo.

Volevo riassaporarle, so che sto sbagliando probabilmente, so che sono uno stupido, dicendo prima una cosa completamente diversa di quello che sto facendo ora.

Ma sentivo di farlo, di fargli capire che, io in un certo senso di ci sono se gli serve qualcuno.

Mi stacco dal bacio, ma lui mi riporta subito su di esse, sentendo come ci stia sfogando e io, lo lascio fare.

«J-Jungkook, do-dovremmo andare a pr-preparare qualcosa» cerco di dire mentre mi lascia baci a stampo.

«Mi cucini qualcosa tu, mio bellissimo chef?» chiede il ragazzo difronte a me.
«Certo, però lei signore, dovrà aiutarmi, perché non farò il suo schiavetto»

«Sai però come idea, non è male. Tu come mio schiavo con cui farci le peggio cose. E tu sai cosa intendo» rabbrividisco all'ultima frase detta sussurrando ad un soffio dalle mie labbra.

«F-forse è meglio se andiamo» mi libero dalle sue braccia e corro in cucina.

Finito di pranzare, con l'aiuto di Jungkook, inizio a sparecchiare, sentendo però subito dopo due braccia a stringermi la vita, facendo spaventare.

«Stai ancora lavando?» domanda con voce bassa attaccato al mio orecchio.

«S-si, ci metterò un po', tu, se vu-vuoi intanto andare, non preoccuparti»
«Mmm...io avevo un'altra idea in mente»
Mi giro verso di lui, ha uno sguardo strano, diverso, al posto degli occhi scintille.

«Cosa?» domando catturato dai suoi occhi.

Senza fiatare, mi alza da terra, sorregge domi dal fondo schiena, per poi posarmi sopra il tavolino mettendosi in mezzo alle mie gambe.

«Pensavo che potremmo divertirci un po', senza però strafare tranquillo» e mostra uno dei suoi soliti sorrisetti, quelli che mi fanno arrabbiare, ma allo stesso tempo devo ammettere, amo alla follia.

~ℑ𝔫 𝔶𝔬𝔲𝔯 𝔈𝔶𝔢𝔰~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora