53. Epilogo: In viaggio verso New Orleans

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Posso dire con assoluta certezza che il matrimonio più bello che io abbia mai organizzato - fino a questo momento ovviamente- fu quello di Alfred e Margaret.

Non perché fosse il più costoso, anzi, avevano un budget limitato.

Non perché optarono per scelte audaci- come conchiglie giganti e fontane di cioccolato - anzi, fu un matrimonio piuttosto classico.

Niente fronzoli, niente scene scioccanti e perfino gli invitati era pochi. Solo i parenti e gli amici più stretti.

Eppure fu il matrimonio più bello. Più emozionante e più significativo di tutta la mia carriera.

Non tolsi mai gli occhi di dosso alla coppia di sposini. Così belli, così innamorati e così perfetti.

Non avevo mai visto un uomo guardare una donna come Alfred faceva con Margaret. E viceversa.

La consapevolezza di aver passato una vita insieme, e di essere arrivati quasi al capolinea, non sminuiva il loro amore. Anzi, lo rendeva più grande.

Alla fine Margaret aveva scelto di festeggiarlo nel suo bellissimo giardino, e devo dire che rese il tutto molto più caloroso.

Quasi come se fosse un semplice pranzo in famiglia, tra persone che si amavano.

Mi sarei portata dietro quel ricordo per il resto della mia vita.

Perché Margaret e Alfred mi avevano ricordato perché avessi scelto questo lavoro.

E alla fine fui io a ringraziare loro, e non viceversa.

Dopo una stagione estiva piena d'impegni - nonostante il lavoro che avevo perso - avevo proprio bisogno di un pausa.

E il viaggio a New Orleans che avevo regalato a Gregor qualche mese prima fu una perfetta e piacevole coincidenza.

La scuola non era ancora ricominciata, dopo il primo matrimonio organizzato tutta da sola mi sentito più tranquilla a lasciare l'attività ad Holly per un po', e Gregor si era preso, per la prima volta da anni, dei giorni di vacanza.

Tutto era pronto per la partenza. O quasi tutto.

«Alice, che stai facendo?», il tono allarmato di Gregor non passò inosservato quando tentò di entrare nella nostra camera da letto, senza però riuscirci.

Tra gli scatoloni del trasloco - che ci stava impegnando più di quello che avevamo immaginato - e le valigie che stavo preparando, era quasi impossibile capire dove fosse il letto.

Un po' in imbarazzo, mi guardai attorno, cercando di trovare un senso in tutto quel casino.

«Bè, questi sono i miei bagagli...», conoscendolo, sapevo già che avrebbe obbiettato, perciò indicai le mie quattro valigie con una certa timidezza.

Gregor corrucciò la fronte, nella sua espressione perplessa e sarcastica: «Stai scherzando, vero?».

Scossi la testa, senza aggiungere nulla, aspettandomi un monologo dalla mia dolce metà.

«Alice non puoi portarti tutta questa roba... Dovrai ridurre i tuoi bagagli da quattro ad uno».

Scioccata obbiettai: «Non posso, il ho bisogno di portarmi dietro tutte le mie cose. Non so che tempo farà a New Orleans e devo essere preparata... E poi non posso sapere dove andremo, magari saremo invitati ad una festa elegante e quindi avrò bisogno di una vasta scelta di abiti opportuni».

Sarei stata in grado di dargli almeno altre cento motivi che mi giustificavano nella mia decisione folle di portarmi appresso metà del mio armadio.

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora