Non ci eravamo resi conto di aver bevuto troppo e di aver fatto tardi.
Così quando arrivò il momento di tornare ognuno a casa sua, nessuno era abbastanza sobrio per riconoscere un cambio figurarsi guidare.
O meglio, Kisha non aveva bevuto per ovvie ragioni, ma lei era troppo stanca e non se la sentiva di mettersi al volante.
«Dovete restare a dormire, è più sicuro», aveva detto Gregor, e ancor prima che qualcuno potesse obiettare, aggiunse: «Non ammetto repliche... C'è spazio qui da noi».
Aveva indicato il salone che, in quel momento, sembrava tutto fuorché la rappresentazione di una casa in ordine e senza problemi di spazi.
«Non vogliamo disturbare...», aveva iniziato a dire Kisha ma Gregor aveva già iniziato a scuotere la testa.
«Nessun problema... Tu e tuo marito potete dormire nella camera ancora vuota di Vince, Alice può riprendersi temporaneamente la sua vecchia camera da letto - tanto non credo che Randy tornerà prima dell'alba...».
Era perfino riuscito a parlare senza imbarazzo nella voce, mentre per me fu alquanto strano sentirlo parlare di dove avrei dormito.
Una parte di me sperava, ingenuamente, che mi avrebbe chiesto di condividere la stanza, anche se non aveva senso.
Eravamo ancora in pausa, perciò il suo era un comportamento corretto e rispettoso.
«Sì, vi prego... Restate», furono le ultime parole che udii, pronunciate dalla tenera Emma, prima di vedere definitamente.
E quindi, per una notte, ero tornata a dormire nella mia vecchia camera da letto.
Prima di andare a dormire non avevo fatto troppo caso alla cosa, mi ero solo limitata a salutare gli altri e a cadere sul letto come una foglia secca.
Completamente distrutta dalla serata, e ubriaca come poche volte lo era stata, ero crollata in pochi secondi, trovando un po' di sollievo nella consapevolezza di dormire in un luogo familiare.
Ma la mattina dopo, al risveglio, riconobbi subito l'arredamento della mia vecchia camera da letto.
Randy non aveva cambiato quasi nulla, il che mi parve in principio molto strano.
Quasi scoppiai a ridere al pensiero che uno come il cugino di Vince potesse dormire in una stanza arredata in shabby chic.
Poi mi ricordai che probabilmente Randy non aveva ancora modificato la stanza perché non ci viveva poi molto.
Il che aveva senso. Ma non riuscii a non storcere la bocca quando vidi la pila di mutande sporche per terra sotto la finestra. L'unico cambiamento che aveva portato Randy in quella stanza.
Una parte di me, la più coraggiosa, avrebbe voluto alzarsi e mettere in ordine quella torre di indumenti.
Ma quando mi misi seduta, la prima cosa che notai fu il forte mal di testa da post sbornia che s'impadronì di me.
L'ultima volta che mi ero ridotta in quello stato non era per festeggiare il successo di un'amica, ma per una cosa ben diversa e molto più triste.
Ma i sintomi, mio malgrado, erano identici. Alla sbornia, infatti, non importava il motivo dei miei bagordi.
A lei piaceva semplicemente farmela pagare il giro dopo con emicranie, sensazioni di nausea e dolore a tutto.
Mi alzai lentamente, constatato che mi mi facevano male zone del corpo che in teoria non avrebbero dovuto essere coinvolte con la sbornia.
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Provaci ancora Alice
ChickLitSequel di I disastri di Alice Sono passati sei mesi e la vita di Alice sembra procedere nella direzione giusta. Finalmente è tutto tornato alla normalità, è tutto come ha sempre desiderato. Un lavoro pieno di soddisfazioni, amici sempre pronti a cor...