2. Le donne vanno sempre soddisfatte

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Quando tornai a casa trovai un'accoglienza molto calda.

Le luci erano soffuse e in sottofondo una dolce melodia jazz inondava l'ambiente di romanticismo.

Entrai con una certa ritrosia. Quasi dovessi aspettarmi un mostro a due teste nascosto dietro al divano.

E invece era "solo" Gregor, in tutto il suo splendore, con indosso il suo consueto abito elegante.

Mi attendeva appoggiato al muro, con le mani nelle tasche e l'aria di chi sa di aver già vinto.

Sfacciato? Forse. Troppo sicuro di sé? Senz'altro. Ma aveva tutte le ragioni per esserlo.

Gli sorrisi come una ragazzina in preda agli ormoni. Il mio cervello era andato, kaputt. 

La parte di me più libidinosa prese subito in considerazione l'idea di saltargli addosso, evitare la cena - che sapevo già essere deliziosa - e passare direttamente al piatto forte in camera da letto.

Ma poi mi ricordai che non eravamo da soli. 

«Bentornata, Alice», la voce squillante di Emma, che sbucò da dietro il muro, sorridente e allegra come sempre, mi destò dai mie pensieri libidinosi. 

E riservai a lei un secondo sorriso, questa volta meno malizioso e più affettuosa. 

Mi corse incontro e mi abbracciò, circondandomi i fianchi con le sue esili braccia ed io, per avvicinarmi di più a lei, mi chinai leggermente e le lasciai un bacio sulla nuca. 

«Grazie tesoro», le disse a bassa voce, mentre continuavo a guardare Gregor: «Dimmi... che cosa ha preparato tuo padre per questa sera molto speciale?».

Lei alzò la sua piccola testolina scusa per osservarmi negli occhi mentre affermava, con tono quasi cospiratorio: «Non posso dirtelo... è una sorpresa», e prima ancora che potessi dargli una risposta era già corsa in cucina, lasciandoci da soli. 

«Una sorpresa, eh?», le feci il verso, ammiccando in direzione del mio ragazzo. Lui si limitò ad alzare le spalle, quasi indifferente, mentre diceva: «Buon anniversario».

«Buon compleanno».

E quando fui abbastanza vicina, così vicina da poter vedere ogni sfumatura celeste all'interno dei suoi occhi, m'immersi tra le sue braccia e il suo petto. 

Sentì la sua mano perdersi tra i miei capelli, prima di sentirlo sussurrarmi all'orecchio: «Mi piace il tuo nuovo taglio».

Non c'era cambiamento, anche il più piccolo, che non venisse notato da Gregor, dall'occhio super attento. 

Nell'istante in cui alzai la testa per poterlo guardare negli occhi, lui mi baciò. Posò delicatamente le labbra sulle mie e mi strinse più a sé.

Mi aggrappai a quella splendida sensazione con tutte le mie forze, desiderando solo che quel momento non finisse mai.

Era strano ma, nonostante fossero passati sei mesi, mi sembrava di essere ancora agli inizi della nostra relazione. Forse perché mi sentivo come una bambina allegra e al settimo cielo. Forse perché avevo gli ormoni a mille.  O forse per Gregor mi regalava emozioni come se fosse la prima volta. 

«Ehi, voi due... Che state facendo? Perché ci mettete tanto?», la voce squillante di Emma ci destò, di nuovo aggiungerei, dalle nostre faccende, ricordandoci di non essere del tutto soli. 

D'istinto ci separammo, anche se la bambina non poteva vederci. Gregor abbassò la testa un po' imbarazzato mentre io scoppiai a ridere. 

La piccola Emma aveva parecchia fame, per questo scalpitava e così ci affrettammo a raggiungerla in cucina. 

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora