13. Non mettiamoci anche il carico da dodici

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«E com'è questo Randy?», mi chiese Grace mentre aspettavamo le nostre ordinazioni per il pranzo.

Il ristorante l'aveva svelto Kisha, un localino accogliente con una veranda che aveva la vista direttamente sul lago.

Era una mattinata molto ventosa ma fortunatamente il gazebo sotto il quale eravamo sedute ci proteggeva abbastanza.

«È un tipo», fu l'unica risposta che riuscii a dare, di fronte alla curiosità della mia amica.

Non ero stupita dell'interesse di Grace, ma allo stesso tempo non sapevo neanche che cosa dirle.

«Che vuol dire tutto ma anche niente... D'altronde ormai tu hai occhi solo per Gregor, e gli altri uomini sono diventati invisibili», scherzò lei, sperando di pungolarmi un po'.

Ma la verità era che Randy aveva solo scalfito leggermente la mia curiosità, ma nulla di più.

La classica reazione che avrei avuto di fronte ad una persona che ha visitato tanti posti, e che ha molto da raccontare.

In confronto il mio cambio di continente era una bazzecola.

«Non saprei proprio cos'altro dire, tranne che probabilmente andreste d'accordo».

Sapevo di accendere ancora di più la sua curiosità, ed infatti gli occhi di Grace s'illuminarono come il cielo la notte di San Lorenzo.

«Ma davvero?», bisbigliò con un tono malizioso, immaginandosi chissà cosa con quella testolina fantasiosa.

«Dovremmo organizzare una serata a casa tua», aggiunse, beccandosi un'occhiata di comprensione da parte di Kisha.

«Sempre se ce lo trovi a casa... Sono passati tre giorni dal suo arrivo e a me non sembra cambiato molto».

Forse i ragazzi avevano esagerato troppo nel dipingerlo come pessimo inquilino. Perché davvero sembrava che non ci fosse a casa.

Usciva prima di cena, tornava all'alba quando noi tutti stavamo dormendo, e si chiudeva in camera per la maggior parte del giorno.

La mia unica domanda era: come faceva a pagarsi da vivere senza un lavoro?

«E Gregor è geloso?», chiese ancora, cercando di veicolare la conversazione su di noi.

«Perchè dovrebbe?».

Kisha mi fece notare, sempre con il suo solito tono pacato: «Lo hai detto tu che Randy ci ha provato con te. Gregor non è geloso?».

«Gregor è troppo sicuro di sé per essere geloso».

Ed era vero. Da quando lo avevo conosciuto non lo avevo visto mai, o quasi mai, vacillare di fronte a nessuno.

Aveva una tale consapevolezza e sicurezza che perfino io iniziavo a farmi contagiare da lui.

Ma non del tutto eh. In fondo, proprio in fondo, restavo ancora e sempre l'insicura Alice che si fa mille domande.

«E poi non c'è niente di cui essere gelosi. Randy non è il mio tipo, lui non mi sembra il tipo che si batte per una donna e, cosa più importante di tutte, io amo Gregor».

A lui ancora non lo avevo detto. Un po' perché non sapevamo che cosa fare del nostro futuro, e un po' perché per dire una frase del genere ci voleva l'atmosfera giusta.

«E tu sei mai gelosa?», continuò Kisha, per niente turbata dalla mia confessione.

Mi conosceva bene e forse già lo sapeva prima di me.

Io d'altronde, ne avevo la consapevolezza già da un po'.

«Gregor non è tipo da tradire... Di lui mi posso fidare».

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora