20. E se lo dice Alice Campbell...

2.5K 199 27
                                    

Sono sempre stata un tipo esuberante, di quelli che trasmettono la loro allegria anche lontano mille miglia.

E giuro che ci ho provato a mantenere un tono, in svariate situazioni. Come sul lavoro, per esempio.

Nonostante gestisca un'agenzia che organizza matrimoni, simbolo perciò della felicità coniugale, non è scontato pensare che a tutti i clienti piaccia la gioia e l'ottimismo. 

Strano ma vero, a qualcuno piace la professionalità, sempre. 

Ma non è affatto facile darsi un tono quando dentro stai esplodendo di felicità. Non riesci a pensare che forse non tutti desiderano condividere con te tale gioia. 

Ed era per questo che il giorno dopo, a lavoro, cercai di mascherare la mia infinita allegria, cercando di contenerla con un sorriso a trentadue denti.

Forse mi sfuggì una canzoncina in sottofondo, accompagnata da un movimento, quasi ondeggiante, della testa. E forse mi misi anche a fischiettare. Ma, insomma, niente di troppo appariscente. 

In contrasto con il mio buon umore, poi, c'era la pessima aurea che aleggiava attorno alla mia assistente Holly.

Ero ancor abbastanza percettiva da comprendere che c'era qualcosa che non andava e, dopo averla sentita sbuffare per l'ennesima volta, non riuscii a trattenermi: «Cosa c'è che non va?».

E prima ancora che lei potesse rispondermi, ero partita in una filippica ottimistica degna di qualsiasi buon corso per l'autostima: «E' una giornata così bella, c'è il sole che splende nel cielo, noi siamo qui a svolgere un lavoro che ci piace... siamo giovani, belle e sane, non abbiamo nulla da invidiare a nessun altro ma, soprattutto, la vita ci sorride, sempre».

Non mi ero resa conto di ciò che avevo detto, ma ebbi abbastanza tempo per capire che forse - ma proprio forse - avessi esagerato. 

E l'espressione sconcertata di Holly era un chiaro segnale, seguita dalla sua affermazione: «Stai bene?».

«Ma certo che sto bene».

Holly mi scrutò per qualche istante, da dietro la sua scrivania, e mi sentii un pochino sotto esame. 

«Non saprei, sei più esuberante del solito», iniziò, con tono enigmatico. 

Anche lei era abbastanza perspicace quando si trattava di capire certe cose. 

«Sarà solo una tua impressione», provai a dire, cercando di mantenere ancora un po' di discrezione. 

Non è che non volessi parlargliene, anzi, morivo dalla voglia di dirle ciò che era successo. Ma allo stesso tempo ero anche un po' titubane nel condividere tutta quella felicità.

Preferivo aspettare, magari quando la notizia fosse divenuta davvero effettiva, per poi festeggiare tutti insieme. 

«Da quando sei entrata in ufficio non fai altro che sorridere, canticchiare e ballare. Non ti sei arrabbiata neanche quando hanno chiamato per dire che non c'erano i fiori che volevi per il matrimonio dei Gheller, e non è da te proprio. In più non fai altro che sfogliare una rivista di arredamento ogni volta che hai un attimo di tempo libero...»

A quel punto Holly smise la sua indagine scrupolosa, che ormai mi aveva fatto capire quanto fosse stata attenta fin dal primo istante, e spalancò gli occhi.

Sembrava avesse visto la luce mentre aggiungeva: «Aspetta un attimo... Non dirmi che vai a vivere con Gregor?».

Non feci neanche in tempo a mostrarmi sorpresa per il fatto che lo aveva capito immediatamente. In fondo, lo so pure io che non sono brava a mantenere i segreti. 

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora