La signora Margaret e la sua famiglia mi stavano aspettando davanti all'atelier e per mia fortuna non avevo fatto tanto tardi.
Nessuno comunque mi fece notare il ritardo e la signora Margaret mi presentò ai suoi figli con certo orgoglio.
Non so se fosse fiera di avere una famiglia così bella o se fosse sicura di aver assunto una weeding planner competente.
La donna aveva deciso di farsi accompagnare dai suoi tre figli - due uomini e una donna- dalla nuora - moglie del primo figlio- e dalla nipote più grande, una bellissima ragazzina di tredici anni.
Tutti molto eccitati all'idea del matrimonio.
«Aspettiamo questo evento da sempre...», aveva detto Michael, il più grande, con un grande sorriso e gli occhi lucidi.
«Saremo io e Lucas ad accompagnare mia madre all'altare», aveva aggiunto indicando con la testa il fratello minore, con lo sguardo che lasciava intendere l'onore del gesto.
Quella famiglia trasudava amore da tutti i pori ed io mi lasciai condizionare dalla loro felicità e dalla loro unione.
Per qualche ora mi dimenticai di tutti i miei problemi e di tutte le preoccupazioni, lasciandomi trasportare dai loro aneddoti di famiglia e alle loro risate.
Ci avevano fatto accomodare all'interno dell'atelier, in una stanza tutta dedica a noi. I parenti si erano seduti su un comodo divano, e in attesa potevano mangiare qualche spuntino lasciato lì per loro.
Mentre io, insieme alla commessa, cercavo ed aiutavo la signora Margaret a scegliere e indossare gli abiti.
Nonostante la loro unione familiare, non riuscivano però a mettersi d'accordo sull'abito giusto.
Uno era troppo da vecchia, uno troppo da giovane. Un terzo non valorizzava la sua figura, e un quarto era troppo esagerato.
«Secondo me dovresti osare un po' di più mamma», le aveva detto ad un certo punto la figlia Ashley.
«Osare? È una nonna...», aveva ribattuto Michael con ironia.
«Ma una nonna in gran forma, non è vero Margaret?», non mi era sfuggito il fatto che Lucas chiamasse la signora Margaret per nome.
Bizzarro, strano e allo stesso tempo curioso. Ma non mi permisi di farlo notare davanti a tutti.
In teoria non doveva importarmi di come un figlio si rivolgesse alla madre. Eppure c'era qualcosa che non mi convinceva.
Perché da come Lucas si rivolgeva alla donna si comprendeva perfettamente il loro legame. Le voleva molto bene e la rispettava, eppure non la chiamava mamma.
La curiosità mi stava rodendo dentro, perché la voglia di fare domande era tanta.
Come un tarlo bella testa che ti rosicchia il cervello fino a farti impazzire.
Per fortuna non ci fu bisogno di fare figuracce o di sembrare inopportuna perché le risposte alle mie domande giunsero spontaneamente durante la conversazione.
La signora Margaret stava provando quello che forse sarebbe stato il decimo o ventesimo abito, quando il figlio maggiore affermò: «Questo assomiglia tanto a quel vestito da sera che aveva la mamma anni fa... Quello che Ashley ha rovinato durante uno dei suoi giochi di travestimento».
«Io non l'ho ricordo», aveva ribattuto lei, quasi stizzita per l'insinuazione.
«Oh, andiamo, certo che lo ricordi... Era blu e non bianco, ma il taglio era molto simile. Era uno dei pochi vestiti da sera della mamma», poi si era rivolto proprio al genitore: «Tu te lo ricordi?».
STAI LEGGENDO
Provaci ancora Alice
ChickLitSequel di I disastri di Alice Sono passati sei mesi e la vita di Alice sembra procedere nella direzione giusta. Finalmente è tutto tornato alla normalità, è tutto come ha sempre desiderato. Un lavoro pieno di soddisfazioni, amici sempre pronti a cor...