51. Meglio prevenire che curare

2K 178 16
                                    

Non per vantarmi troppo, ma la nostra presentazione andò alla grande. Merito di Emma, ovviamente, che aveva fatto una ricerca eccellente.

Ma un applauso se lo merita anche la mia capacità mnemonica, grazie alla quale ero riuscita ad imparare tutto in poco tempo.

E non potevo che essere contenta, mentre Emma prendeva la medaglia del secondo posto e saliva fiera sul palco.

I piani erano quelli di andare a festeggiare tutti insieme nel fast-food preferito di Emma, ma Gregor rovinò tutto con la sua serietà.

«Mi hai promesso che saremmo passati all'ospedale... Perciò è lì che ti porterò adesso», aveva detto dopo il mio tentativo di sviare l'attenzione.

Ma non sfuggiva nulla a Gregor e così, nonostante il mio dissenso, fui costretta ad accettare.

«Se tutto andrà bene, saremo fuori dall'ospedale e potremo comunque festeggiare più tardi», aveva concluso, convincendomi.

Purtroppo però le cose non si conclusero in poche ore e, a ripensare bene, un po' mi pentii perfino di aver acconsentito. Anche se sapevo che Gregor era solo preoccupato per me.

Infatti quella notte la passai all'ospedale, bloccata da un infermiera e da un dottore che, in pensiero per le probabili implicazioni di uno scontro frontale con un idrante- ero stata costretta a dire la verità - mi costrinsero a restare. 

Oddio, forse la parola "costringere" è un po' forte. Mi consigliarono, di restare. Peccato che quando dissi che avrei firmato qualsiasi foglio che toglieva loro ogni responsabilità, Gregor ha insistito per farmi restare.

«Ti ho portato io qui, e al costo di lasciarti a piedi, tu a casa non ci torni questa notte. Se il dottore dice che è meglio restare, per monitorarti, allora ascoltato e resta. Ho già avvisato Jo che si occuperà di Emma, mentre io sto qui con te».

Mi vennero quasi i lacrimoni agli occhi, come una bambina che fino a qualche istante prima aveva avuto paura di essere abbandonato in un luogo infernale.

«Vuoi passare la notte qui?», chiesi con un tono petulante, incredula.

«Certo! Non ti lascio sola».

Se non ci fosse stato un grosso infermiere intento a prelevarmi il sangue tra di noi, sarei scesa di corsa dal lettino per andare ad abbracciarlo più forte che potevo. Invece mi limitai a sorridere.

«Mi dispiace per Emma, però», aggiunsi: «Le ho rovinato la festa».

«Scherzi? Era già al settimo cielo solo per aver vinto... e comunque Jo l'ha già corrotta con la promessa di una montagna di dolci davanti ad un film di animazione. "Così avrò due festeggiamenti" ha detto, naturalmente ci teneva a farti sapere che ti vuole bene e di rimetterti presto».

E a quel punto scoppiai a piangere, proprio come quando avevo assistito alla premiazione di Emma. 

E così dopo svariati controlli, una bella ramanzina da parte del dottore - appoggiato ovviamente da Gregor - su quanto sia importante mantenere la concentrazione alla guida, e le proteste dell'infermiera che mi aveva affidato la stanza e che non voleva Gregor nei paraggi, ci lasciarono soli.

Fu alquanto piacevole vedere il risoluto Gregor litigare con estrema pacatezza contro quella donna dall'aria dittatoriale, ed informarla che non si sarebbe mosso di lì. La me più romantica stava ballando nel mio cervello.

«Non dovevi restare, io starò bene... qui ho tutto quello che mi serve», anche un idiota avrebbe compreso dal mio tono di voce che stavo mentendo, che in realtà ero contenta di passare la notte con lui.

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora