43. Cose strane accadono in questa casa

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Jo.

L'unico aspetto positivo della partenza di Vince era poter usufruire della casa nei momenti in cui Gregor non c'era e Randy era chiuso in camera sua a dormire fino a tardi.

L'amico nerd, infatti, era il coinquilino che passava molto più tempo a casa e non era di certo facile organizzare un pranzo romantico con lui che se ne andava in giro a ciondolare.

Mi mancava, certo, ma ero anche felice di poter invitare Holly. Avrei voluto organizzare una cena, in realtà, ma era stata lei ad aver chiesto di postare il nostro appuntamento durante la sua pausa pranzo, approfittando del suo poco tempo libero a disposizione.

Ed io mi ero adeguato, perché più di chiunque altro riuscivo a capire cosa volesse dire impegnarsi sul lavoro e crescere. 

Così avevo ordinato la cena dall'indiano dietro l'angolo, ed ero rimasto in attesa dell'arrivo di Holly. Attesa che in realtà non durò per molto perché, puntuale come non mai, il campanello suonò proprio all'ora prestabilita.

Erano settimane che non riuscivamo a vederci, causa lavoro, impegni e problemi, perciò non riuscii a non dimostrarle tutto il mio entusiasmo quando aprii la porta e le riservai un sorriso genuino.

Anche mi parve molto felice di rivedermi, o almeno interpretai per gioia il suo saltarmi addosso e baciarmi con gran velocità.

«Ciao anche a te», biascicai quando lasciò andare le mie labbra, richiudendomi la porta alle spalle mentre lei già si avvicinava al tavolo imbandito di pietanze indiane.

«Ciao, scusami, ma in realtà non ho molto tempo... pensavo di potermi fermare per un'ora e mazza e invece quella pazza isterica della mia cliente ha deciso all'ultimo di cambiare il fioraio. E così dovrò passare il pomeriggio in giro alla ricerca di quello giusto».

«Quanto tempo hai?», le chiesi già mezzo sconfitto, dispiaciuto per la risposta che ancora non avevo ottenuto.

Lei si morse un labbro, prima di ammettere: «Meno di un'ora».

Non mi restò che allargare le braccia, alzare le spalle e dire: «Allora iniziamo subito a mangiare».

Lei si scusò almeno altre dieci volte in pochi minuti ma io continuai a dirle che non importava, che doveva pensare al lavoro.

«E' questo matrimonio che mi manderà al manicomio», aveva ricominciato, una volta seduti e iniziato a mangiare: «La sposa è impossibile, intrattabile. E' al quarto o forse al quinto matrimonio, ora non ricordo, eppure ancora non ha le idee chiare su quale colore sia più adatto per gli inviti».

«E' così importante il colore degli inviti?», chiesi nella mia più totale ingenuità, ma comunque molto curioso di scoprire tutti i retro scena del lavoro di Holly.

Devo essere sincero, avevo iniziato ad interessarmene solo perché era il suo lavoro e non certo perché lo trovavo veramente degno di nota. 

«Bè, tutto è importante. Ed io voglio che sia perfetto, ma questa cosa mi sta facendo impazzire. Non dormo neanche più bene».

«E' normale, è il tuo primo matrimonio tutta da sola ed è ovvio che vuoi che le cose siano perfette. Ma non devi ammalarti per questo, sono sicuro che Alice è contenta del tuo operato e la sposa...», stavo per dire che anche lei non avrebbe avuto nulla da ridire ma decisi di non esagerare troppo.

Lei mi fissò con un sorriso poco convinto: «E' proprio questo il punto. Sono sicura che Alice si fidi di me, altrimenti non mi avrebbe affidato questo compito, ma se la sposa non sarà contenta del mio operato, mi dispiacerebbe vederla delusa a causa mia».

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora