8. Tutto ciò che hai di più caro sono i tuoi ricordi

2.9K 215 17
                                    

«Signora Margaret, si può?».
Davanti alla porta della grande casa in stile vittoriano, nella periferia di Chicago, mi sentivo un po' a disagio.

Non che non fossi mai andata a casa dei miei clienti, succedeva molto spesso, ma non ero mai stata in quella zona.

Sembrava un altro mondo, lontano dal traffico e dal caos della città.

Le ville non distavano molto l'una dall'altra ma c'era abbastanza privacy.

Non c'erano recinti a dividere le proprietà ma sembrava tutto molto ordinato.

E la cosa che mi lasciò subito per perplessa era trovare la porta di casa aperta.

Se lo avessi fatto in città, la sera tornando da lavoro avrei trovato l'appartamento completamente vuoto.

Ero titubante se entrare se da il permesso oppure no.

Da una parte avevo paura che la signora Margaret si fosse sentita male, dall'altra però non volevo fare la figura della cafona.

Restai perciò davanti alla porta spalancata come una scema, spostando la testa a destra a sinistra, allungando il collo per cercare di scorgere più dettagli possibili all'interno della grande case.

Potevo solo vedere dell'arredamento antico, in legno scuro, e alcune foto appese al muro del corridoio. Ma di Margaret nessuna traccia.

Mi ero decisa ad entrare, preoccupata, quando sentì una voce squillante alla mia sinistra: «Probabilmente è sul retro».

Mi voltai ad osservare la donna, anche lei anziana, che mi osservava sorridente come un'amabile nonnina.

«È una grande appassionata di giardinaggio e quando è dietro non sente niente», aggiunse lei, di fatto invitandomi a prendere l'iniziativa.

E dopo averla ringraziata, feci il giro della casa, ritrovandomi in una piccola oasi del verde.

Una fontana di rocce, con l'acqua che scendeva lungo la parete, creava un sono armonioso e rilassante.

Un sentiero di ciottoli, tenuto pulito costantemente, e circondato da fiori, portava ad zona circondata per tre lati da un'alta staccionata in legno dipinto di bianco.

Una pianta arrampicante si era insinuata tra le stecche, prendendo il sopravvento.

All'interno della zona fiori a non finire, di ogni tipo e colore, che circondava un bellissimo spazio relax.

Un dondolo, due panchine e un tavolino, tutto in legno dipinto di bianco.

Sembrava una di quelle foto che io mostravo alle mie clienti durante la scelta della location.

Perfetto, armonioso, paradisiaco e romantico.

La signora Margaret era accovacciata su un aiuola, con indosso abiti comodi da lavoro, guanti da giardinaggio e un foulard sulla testa a tenergli i capelli fermi.

Aveva il viso Imperato da un leggero strato di sudore e le guance rosse ed era concentrata sul suo lavoro.

Rimasi in silenzio ad osservarla, quasi rapita da quella visione. M'immaginavo nei suoi panni, perfettamente a mio agio, una volta raggiunta la sua età.

Quando mi vide, lì per lì fu un po' sorpresa ma poi mi riservò un bellissimo sorriso, di quelli sinceri e genuini.

«Alice, benvenuta», si alzò, senza dare segni di affaticamento, e mi raggiunse.

La prima cosa che feci fu quella di porgerle la mano, ma la donna non la prese in considerazione.

Allargò le braccia, continuando a sorridere, e mi abbracciò con affetto.

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora