11. Sincerità prima di tutto...

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Seduta di fronte allo specchio che avevo messo sopra la scrivania, mi stavo spalmando la mia crema preferita sulle mani. L'odore di ciliegia che emanava mi mandava quasi in estasi.

«Devo parlarti?», esordì ad un certo punto Gregor, sdraiato sul mio letto. Fino a quel momento stava leggendo un libro in silenzio, aspettando pazientemente che finissi di prepararmi.

Le sue parole mi paralizzarono. Lo fissai attraverso lo specchio e vidi che aveva posato la sua lettura sul comodino e che a suo volta mi guardava, serio.

«Oh-oh», cercai di sdrammatizzare con un sorriso ma lui rimase serio. Onestamente, anche le migliori storie d'amore avevano ceduto a quelle due fatidiche paroline messe insieme.

«Non è quello che pensi», mise subito le mani avanti, tranquillizzandomi un po'. 

Mi voltai per poter guardare in faccia veramente, perché qualsiasi cosa voleva dirmi doveva essere davvero importante. 

Lui si mise più comodo e iniziò a dire: «Questa mattina è passata una persona a farmi visita... Una persona dal passato».

Le sue parole criptiche non mi accesero alcuna lampadina, ma avrei dovuto aspettarmi qualsiasi sorpresa. 

«Rebecca, la mia ex... la madre di Emma».

Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. E poi rimasi in silenzio. Improvvisamente non sapevo proprio che cosa dire. 

Era una situazione abbastanza imbarazzante. E anche lui era visibilmente a disagio, tanto che sentiva il bisogno di continuare a raccontarmi ma non sapeva come fare. 

Dovette riprendere dall'inizio ben tre volte prima di riuscire a dire: «Dice di non voler creare problemi, ma Rebecca e i problemi di solito vanno sempre a braccetto insieme».

E poi mi raccontò tutto quello che si erano detti, per filo e per segno. Sembrava che avesse memorizzato la conversazione nella testa, ma da uno preciso come Gregor non mi aspettavo niente di diverso. 

In tutto quel tempo rimasi ad ascoltare, senza mai interromperlo. Ovviamente mi feci la mia idea personale sulla ex di Gregor, ma mai mi permisi d'esprimere ad alta voce la mia opinione. 

Avrei voluto, o se avrei voluto. Ma rimasi zitta. Ogni tanto anche io so quando stare zitta. 

«Così le ho detto che avrebbe potuto vedere Emma, se lei fosse stata d'accordo», concluse continuando sempre a guardarmi negli occhi, come se fossi un'ancora di salvezza.

«Pensi che abbia fatto bene?».

Visto che mi stava chiedendo un'opinione, decisi di dire la mia, sempre però rimanendo il più diplomatica possibile: «In queste circostanze non so proprio cosa avrei fatto al tuo posto. Però trovo rispettoso da parte tua che abbia deciso di far prendere la decisione ad Emma».

La verità era che mi dava fastidio tremendamente anche solo il fatto che lui l'aveva rivista. Che lei aveva bussato alla nostra porta e che avevano parlato. Senza conta che da quel momento in poi c'era una buona probabilità che lei tornasse nella vita di Emma e Gregor.

«E' che io la conosco abbastanza bene. Rebecca pensa solo a Rebecca... Non vorrei che la facesse soffrire, ma penso anche che non sia giusto tenere all'oscuro Emma».

Potevo solo capire marginalmente il conflitto che lo stava attraversando, anche se apparentemente cercava di mostrarsi sicuro. Soprattutto quando era di fronte a sua figlia. 

Mi permisi di avvicinarmi a lui, mi sedetti al margine del letto e gli misi una mano sulla gamba: «Tu sei un'ottimo padre e fino a questo momento hai sempre preso la decisione giusta quando si trattava di Emma. Perciò ho fiducia in te».

Provaci ancora AliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora