I funerali sono sempre momenti pochi piacevoli, specie se ti senti inopportuno come me.
Non ci sarei andata, neanche se me lo avesse chiesto Gregor, perché sarei stata fuori posto.
Ma visto che era stata Emma a pregarmi di accompagnarla, mi ritrovai ad assistere al funerale di un uomo che non conoscevo. Il padre dell'ex di Gregor.
Mi trovai già in difficoltà nella scelta dell'abito. Non avevo molte cose di colore nero nel mio armadio.
A parte qualche abito un po' troppo appariscente. Ma non mi sembrava il caso di presenziare ad una cerimonia funebre con paillettes e brillantini.
Poi, quando finalmente riuscì a trovare un vestito nero senza pretese e casto, mi ritrovai a dover affrontare la mia avversione per questo tipo di situazioni.
C'è chi è stato traumatizzato a causa di una grande perdita, magari in tenera età.
Io invece non avevo mai perso un famigliare stretto. Una vecchia di zia di secondo grado, un collega di lavoro di mio padre e il vicino di mio nonno, queste erano le persone a me vicine che se ne erano andate prima del previsto.
Ed ero troppo piccola per capire e percepire cosa significa la morte.
Eppure mi sentivo sempre a disagio. In opportuna, nel posto sbagliato. Senza sapere cosa fare o dire, mi sembrava sempre che tutti gli altri fossero più bravi di me ad affrontare i lutti.
Mia madre era sempre pronta a dare una mano, preparando torte rustiche e servendo stuzzichini neanche lavorasse per un catering.
Le mie sorelle sembravano aver ripreso da lei, nella sua proverbiale audacia che le faceva apparire sempre come le donne giuste.
E mio padre, lui aveva sempre qualche aneddoto da raccontare sul defunto. Stemperava la tensione, strappava un sorriso - a volte anche qualche lacrime- e lasciava nella mente dei presenti sempre dei ricordi molto belli.
Io, invece, tendevo a starmene in disparte, in un angolo della sala, ad osservare tutti come se da un momento all'altro potessero trasformarsi in mostri.
Quando mi era possibile riuscivo a sgattaiolare via e nascondermi in qualche armadio, sicura che nessuno avrebbe mai sentito la mia mancanza.
Con il passare degli anni sono diventata più matura, ma la sensazione di essere nel posto sbagliato non se ne è mai andata via.
Che cosa dire? Che cosa fare? E se sbaglio e dico una cosa inopportuna?
Queste e tante altre domande mi frullavano per la testa e, più ci rimugginavo, più le figuracce erano dietro l'angolo.
All'ultimo funerale a cui avevo presenziato, mi ero perfino dimenticata il nome della defunta. E davanti a tutti, a voce alta, avevo fatto le condoglianze alla famiglia.
Mi sarei voluta sotterrare.
Quindi, in fondo, potevo capire come si stava sentendo Emma in quel momento. Piccola, indifesa, sola -nonostante suo padre le stava accanto - nel suo abitino nero.
Mi sembrava sperduta e avrei voluto dire o fare qualcosa per tirarle su il morale, ma sapevo che nulla sarebbe servito.
Al contrario di me, lei aveva perso una persona molto importante per la sua vita, ed era solo una bambina.
Al funerale del signor Holsen c'erano molte persone, così tante che faticai a credere che fossero tutti amici o parenti. Forse c'era qualcun'altro come me, che non lo conosceva.
O forse la famiglia di Rebecca conosceva tante persone. Comunque, in mezzo a quella folla avrei dovuto sentirmi meglio, passare inosservata.
Eppure la massa di gente non fece altro che soffocarmi, e darmi ancora di più la sensazione che non fossi nel posto giusto.
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Provaci ancora Alice
ChickLitSequel di I disastri di Alice Sono passati sei mesi e la vita di Alice sembra procedere nella direzione giusta. Finalmente è tutto tornato alla normalità, è tutto come ha sempre desiderato. Un lavoro pieno di soddisfazioni, amici sempre pronti a cor...