Capitolo 4

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- Mia, io devo scappare adesso, ho un appuntamento importante con un cliente dello studio... ci vediamo stasera, ok? - Genna scaricó la figlia davanti casa loro, salutandola velocemente.

- Papà a che ora torna? - Mia sapeva che la madre odiava parlare del marito, ma non poteva fare a meno di farle domande su suo padre.

- Non ne ho idea, ci vediamo stasera Mia. - Ribadì la donna, chiudendo la portiera e ripartendo senza voltarsi indietro.

Mia era di nuovo sola, mentre varcava la soglia del suo piccolo appartamento al terzo piano di un angusto condominio nella periferia della grande città in cui viveva.

La ragazza ingurgitó velocemente ben due scatolette di tonno e tre merendine come dessert; si sentì malissimo subito dopo, e una volta che fu arrivata in camera sua, si tolse di dosso sia i leggins neri sia la felpa nera e larga che indossava.

La home del suo profilo Instagram catturó immediatamente la sua attenzione, mentre notava un commento scritto quella stessa mattina sotto la sua unica vecchissima foto postata. Un profilo chiaramente fake la insultava dandogli della sfigata grassona. Ci era abituata, Mia.

Passó qualche minuto ad osservare la sua forma fisica, che odiava come poche cose al mondo; guardó gli orrendi rotolini di grasso che aveva sui fianchi, per poi soffermarsi sul ventre prominente. Si mise una mano sugli occhi, e singhiozzó, di nuovo. Era così grassa che si faceva schifo e ribrezzo da sola.

Ma perché non riusciva a fare nulla per perdere un po di peso ed essere più accettabile per la società? Era grassa, non aveva un minimo di seno, e nemmeno un minimo di culo; aveva il viso sfregiato dai brufoli, e portava gli occhiali, che la rendevano ancora più brutta. Era così sfigata che nemmeno lei stessa avrebbe voluto essere sua amica.

Sentì di colpo l'impellente bisogno di vomitare, e tutto ciò che aveva mangiato le tornó violentemente su in gola. Mia corse in bagno, e si liberó tra le lacrime, mentre vomitava anche tutto ciò che aveva mangiato per colazione. Si sedette vicino al gabinetto di casa sua, e rimase lì, a piangere, seminuda e infreddolita.

Doveva ancora dire a sua madre, o a suo padre, degli occhiali rotti, e doveva inventarsi una scusa credibile e decente per giustificarsi. Secondo ciò che raccontava ai suoi, doveva essere caduta già tre volte durante quell'anno, ed era andata a sbattere contro un palo circa cinque volte. I suoi la sgridavano di continuo per la sua goffaggine, ed erano stufi di sborsare soldi per riparare i suoi occhiali da vista.

Aveva sentito sua madre discutere con toni accesi con il padre per comprarle delle lenti a contatto. Forse, se i suoi le avessero preso delle lenti a contatto, sarebbe stata almeno un po' più bella di come era ora.

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