Capitolo 16

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- Come ti senti Mia? Stai riprendendo un po' di peso, la tua nuova dieta sta avendo un ottimo effetto su di te. - La signora Leinch annotó qualche parola sul taccuino che teneva sempre in grembo mentre faceva le periodiche sedute in compagnia dei suoi pazienti.

- Sto molto meglio, e mi sembra di riprendere lentamente le forze. - Era la quinta seduta che Mia faceva con la signora Leinch, e ad ogni seduta che passava si sentiva più in sintonia con la donna, e non si vergognava più di raccontarle come passava le settimane. - Mi sento più bella. - Commentó infine Mia.

- Sei più bella piccola! E se continui così diventerai sempre più bella. Come vanno i tuoi rapporti sociali? -

Mia si bloccó, e il sorriso svanì dal suo volto.

- Male. - Non se la sentiva ancora di parlare della sua inesistente vita sociale con la psicologa. Di nuovo, la signora Leinch segnó qualcosa sul taccuino.

- Perché vanno male? -

- Nessuno mi vuole e nessuno mi ascolta. - Mia incroció le braccia, e si grattó nervosamente la testa.

- Ti sei mai chiesta il perché? Ti sei mai detta che forse dovresti essere più espansiva con le persone? - La donna la fissó intensamente, e Mia abbassó istintivamente gli occhi, sentendosi visivamente in imbarazzo.

- Forse... dovrei... - Farfuglió la ragazza, torturandosi le mani. - Non so come superare la mia timidezza. - Concluse infine Mia, sentendosi ancora più triste di prima.

- Io sono qui apposta per aiutarti, Mia. - La psicologa chiuse il taccuino, e accennó un piccolo sorriso alla ragazza seduta davanti a lei.

****

- Spostati, bambino smidollato. - Derek alzó lentamente lo sguardo verso quella voce crudele che l'aveva appena apostrofato, e i suoi bellissimi occhi blu incrociarono un paio di piccoli e cattivi occhi neri come l'ebano. - Sei seduto sulla mia panchina. -

Derek pensó che non aveva mai visto un uomo così grasso come il detenuto in tenuta arancione che si era stagliato davanti a lui. Era senza dubbio enorme, orribile, e dall'aspetto truce e cattivo. Il ragazzo incroció le braccia al petto, e distolse lo sguardo dall'uomo.

- Non mi hai sentito? - Sembrava che il grassone stesse per perdere le staffe; una delle guardie addette al controllo dei detenuti durante le uscite in cortile fece un accenno di passo verso di loro, ma poi ci ripensó e tornó al suo posto.

- Ti ho sentito. Forte e chiaro. - Derek non era tipo da farsi sottomettere in quel modo da qualcun altro; ma forse, avrebbe dovuto pensarci su due volte prima di comportarsi in quel modo all'interno di un carcere.

Il detenuto enorme e grasso lo afferró per il colletto della sua tuta arancione e lo spostó di peso dalla panchina su cui Derek si era seduto solo pochi momenti fa. 

- Non spostarmi mai più in questo modo! - Derek non ci pensó più di tanto, e il suo pugno scattó come una scheggia sul viso del grassone. L'uomo sembró completamente scioccato e stupito dal gesto di quello stupido ragazzino, e rimase bloccato per qualche secondo, mentre si teneva fermo il naso con una mano.

Derek sentiva una rabbia innata montare dentro di lui come una furia, e non riusciva a controllarla, mentre stringeva con una forza innata i suoi pugni. Non passó nemmeno un minuto che Derek aveva la faccia premuta contro l'asfalto del cortile, che strisciava violentemente. Sentì il sangue scendere subito dal naso, e sentiva affiorare del sangue anche dalla bocca; gli facevano tremendamente male i denti, perché li aveva sbattuti contro terra.

Cominció a gridare mentre il detenuto grasso cominciava a sferrargli calci sulle costole e sulla schiena; la guardia che doveva controllare i detenuti intervenne in tempo zero, e allontanó subito l'uomo da Derek.

La guardia urlava, ma Derek non riusciva più a sentire nulla. Chiuse gli occhi, mentre pensava a suo padre, che, nonostante tutto, stava facendo di tutto per tirarlo fuori da lì. Penso a Phil e Sean, a come se la stavano passando, e, soprattutto, dove erano stati spediti.

Pianse come un debole ragazzino, mentre si stringeva con una mano le costole che gli erano state probabilmente lesionate gravemente dai calci di quel maledetto uomo grasso.

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