Capitolo 42

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- Signore, suo figlio è un ragazzo terribilmente depresso, e tutti gli infermieri sono d'accordo con me nell'affermare che deve aver subito un trauma molto grave di recente. Sappiamo che suo figlio Derek è stato in carcere per qualche settimana, lei sa se è successo qualcosa in quel periodo? Qualcosa che possa averlo sconvolto? - Jonas sentì le lacrime agli occhi mentre il primario della clinica diceva quelle parole. Si sentì in colpa come mai prima d'ora, e faticava terribilmente ad ammettere che lui non conduceva una conversazione con il figlio ormai da anni.

- Io... non ne so nulla... - Mormoró l'uomo, mentre dai suoi occhi di ghiaccio non traspariva la minima emozione.

- Lo dovremo mettere in cura da uno psicologo, penso verrà affidato alla psicologa dell'ospedale, la signora Leinch. Non appena si rimetterà verrà messo sotto terapia, e sono sicuro che suo figlio si riprenderà presto. - Il primario provava così a rassicurare quel povero padre disperato, ma lui stesso non vedeva da tempo un ragazzo così giovane distrutto in quel modo dalla vita.

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- Derek, ma come ti sei ridotto... che cosa ti sei fatto? - Phil abbracció stretto l'amico, facendo attenzione a non fargli del male, mentre Derek emetteva un debole sussurro di approvazione.

- Niente... va tutto bene. Perché mio padre vi fa stare qui? - Al ragazzo pareva così strano che il severo padre permettesse a Phil e Sean di venirlo a trovare in ospedale.

I suoi unici amici.

- Derek, è stato proprio tuo padre a chiamarci per venire qui. - Sean accarezzó il viso dell'amico, con dolcezza. - È mortalmente preoccupato per te. -

- Strano da parte sua. - Sbottó Derek, drizzando la schiena. - Non gli è mai importato molto di me. -

- Non dire così. - Intervenne Phil. - L'importante è che ora noi tre siamo insieme, come un tempo; Dio, Derek, ci hai fatto prendere uno spavento terribile... - Sospiró il moro, mentre gli occhi grigi gli si arrossavano di colpo.

- Mi dispiace ragazzi... - Sussurró Derek, abbassando gli occhi blu mare verso la coperta bianca del suo letto d'ospedale. - Quando mi dimetteranno dall'ospedale mi metteranno in cura da una psicologa; adesso mi considerano anche pazzo qui. -

Phil e Sean fissarono i grossi cerotti applicati sul braccio dell'amico, dove si era tagliato. Era quasi morto dissanguato, se non fosse entrato Jonas in camera del ragazzo, probabilmente non sarebbe più vivo in quel momento.

I due ragazzi erano tristi per il silenzio che Derek opponeva loro, un silenzio in cui non gli raccontava nulla, in cui non gli diceva il vero motivo del suo gesto di autolesionismo.

Entrambi speravano che la psicologa da cui sarebbe andato in cura l'avrebbe aiutato a stare meglio, a tornare il Derek di un tempo, l'allegro e strafottente ragazzo che era diventato ormai da anni il loro migliore amico.

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Mia credette di vomitare da un momento all'altro quando vide, al settimanale corso di skate, quella bastarda di Dakota baciarsi con Jered.

Credette di sentire il suo cuore spezzarsi di più.

Perché la sua vecchia migliore amica le faceva questo? Dio, quanto la odiava. Per un attimo sentì di volerla vedere morta, stesa sull'asfalto.

Poi si riscosse, e salì sul suo skate, provando a fare qualche giro, senza incrociare lo sguardo nocciola e dolce di Jered; sguardo che le spezzava ancora di più il cuore.

Non si erano più nemmeno guardati, da quando Jered l'aveva scaricata, dopo averla probabilmente solo usata. Le facevano male il cuore e la mente a ripensarci, a ripensarci a quanto era stata sciocca e ingenua.

Guardó Dakota.

Desideró che morisse lì, davanti a lei.

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