Capitolo 44

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Quando Mia uscì dalla stanza della psicologa, Derek fece di tutto per evitare il suo sguardo, e per evitare di guardare lei. Si sentiva terribilmente imbarazzato di trovarsi nella stessa stanza con quella minuscola ragazzina; ci pensava su da mezz'ora: Mia andava dalla psicologa per colpa sua.

Mia era finita in ospedale per colpa sua, Mia era stata bulimica per colpa sua. E sempre per colpa sua quella ragazza era stata probabilmente distrutta nell'animo, in maniera irreparabile. Dio, era un mostro.

Anche lei lo evitava forzatamente, guardava ovunque pur di non guardare lui; Derek, uno dei ragazzi più belli e più cattivi con cui Mia avesse mai avuto a che fare.

Mia uscì dal condominio dove si trovava lo studio della signora Leinch, ma non appena mise piede sul marciapiede, c'era un'altra amara sorpresa ad attenderla.

Dakota e Jered passeggiavano mano nella mano, scambiandosi dolci parole, proprio davanti a Mia. La ragazza cominció ad avvertire orribili fitte al cuore, mentre tentava di non scoppiare in lacrime in presenza dei due ragazzi.

- Mia! Aspetta! - Jered lasció la mano di Dakota, accelerando il passo per raggiungere Mia. - È da un sacco che voglio parlarti... ti prego, ascoltami. -

- Lasciami stare! - Gridó Mia, divincolandosi dalla presa del ragazzo. - Non voglio parlare con te. - Jered non aveva mai visto negli occhi nocciola di Mia uno sguardo più freddo ed inespressivo.

Ed era così che lei voleva apparire. Strafottente, menefreghista, fredda e glaciale; ma la verità era che dentro le bruciava un fuoco di dolore inestinguibile.

- Lasciala stare J, andiamocene. - Intervenne a quel punto Dakota, prendendo la mano del ragazzo, e tirandolo verso di sè. - Non lo vedi che non vuole parlarti? Ciao Mia, ci si vede in giro. -

- Io invece spero proprio di non vederti. - Rispose Mia, facendo per andarsene.

- Come hai detto scusa? -

- Hai capito benissimo, stronza. - Mia non era mai stata così crudele con qualcuno; ma ne aveva davvero abbastanza di Cocca. - I tempi in cui eravamo amiche sono finiti, e in me d'ora in poi troverai solo una nemica. -

- Tu? Una nemica per me? Ma non farmi ridere. Sei così timida e stupida che non riusciresti a fare del male nemmeno ad una mosca. - Dakota rise, mentre Jered la guardava male.

- Smettila Cocca, andiamocene. - Disse a quel punto il ragazzo, cercando di tirarla lontano da Mia.

- No, restate, coraggio. Io e Cocca non abbiamo ancora finito. Mi credi davvero così stupida? - Rise anche Mia, e con una forza che non credeva di avere spinse Dakota, che barcolló all'indietro.

- Ma che cazzo fai? - Gridó lei, e, agitandosi tentó di reagire, spingendo Mia. Ma Mia si spostó, e Cocca sbattè contro il muro.

- Ragazze, ma siete impazzite? Basta! - Provó a dire Jered, mettendosi in mezzo tra le due.

Mia schiumava di rabbia, e spinse ancora la sua ormai ex migliore amica, questa volta facendola cadere a terra. Cocca era terribilmente stupita della forza di Mia, e si pentì di aver sempre sottovalutato la ragazza.

- Adesso basta, stai zitta Mia! Sei solo una sfigata, e lo sarai sempre, così come lo sei sempre stata dai tempi delle medie! Perché credi che abbia smesso di uscire con te? Mi mettevi in imbarazzo, tu sei imbarazzante, insopportabile, e stupida! Non ti accorgevi che alle medie tutti ti prendevano in giro perché eri grassa, brutta e con la faccia butterata? Come potevo frequentarti? Potrai anche essere dimagrita, ma rimani sempre una povera sfigata! -

Mia non potè fermare le lacrime a sentire quelle parole; le cominciarono a scorrere sulle guance, cominciarono a bagnarle il viso, crudeli e bollenti.

- Andiamo Jered, abbiamo finito qui. - Jered rimase fermo dov'era, disgustato dalla cattiveria di Dakota.

- Come puoi dirle queste cose...? - Mia aveva smesso di ascoltarli, entrambi. Si era nascosta in un vicolo, e si era seduta per terra, le mani premute sul viso, nel vano tentativo di fermare quel fiume di lacrime che le stavano martoriando il cuore.

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