Capitolo 49

181 12 0
                                    

- Cocca, ho saputo che hai cercato ancora di bullizzare Mia. Perché? - Jered fissó la ragazza con i suoi grandi occhi color nocciola, intrisi di una tristezza infinita. Dopotutto, ci teneva ancora a Mia. Anche se lei non ne voleva più sapere di lui.

- Perchè è una sfigata, e mi da fastidio la sua presenza. - Affermó Dakota, fissandosi con aria innaturalmente interessata le lunghe e affilate unghie che aveva fatto fare qualche giorno prima dall'estetista.

- Era la tua migliore amica... come puoi farle questo? - Il ragazzo cominciava a sentire un certo schifo nei confronti di Dakota. Non la credeva davvero così crudele.

- Lei ha provato a portarti via da me, sapendo quanto mi piaci. -

- E alla fine l'hai avuta vinta tu però. Lasciala in pace, Cocca, ne ha già passate tante... -

- Ma si può sapere cosa cazzo te ne frega di lei? Sbaglio o sei stato tu ad averla scaricata? Sbaglio o sei stato tu a stufarti di lei? - La ragazza strinse i pugni, mentre cominciava ad avvertire un forte calore di rabbia in tutto il corpo.

- Avrei voluto che lei rimanesse mia amica. - Jered fissó il marciapiede ai suoi piedi. - È lei che non ne ha voluto sapere. -

- Anche tu hai contribuito alla sua sofferenza, Jered. Noi due siamo felici insieme, cosa ce ne può fregare di una sfigata come lei? - Dakota stampó un bacio sulla guancia del ragazzo, e lo abbracció di slancio, accoccolandosi vicino a lui.

Ma Jered aveva il cuore diviso.

Sentiva dentro di se di aver sbagliato a lasciare Mia in quel modo, e voleva a tutti i costi riallacciare i rapporti con lei. Ci teneva a quella ragazza timida, carina e gentile, che gli aveva fatto sentire un affetto nell'anima che non sentiva da tempo.

****

Per Derek e Mia era diventato una specie di mutuo appuntamento quello che si davano una volta a settimana dalla signora Leinch. Stavano iniziando a tollerarsi a vicenda, e la ragazza non era più terrorizzata dal mastodontico bullo.

Derek andava nella sala d'attesa della signora Leinch un'ora prima apposta per vedere Mia arrivare, e sedersi con eleganza in una qualsiasi delle morbide e grandi poltroncine verdi della stanza.

Derek non riusciva ad ammetterlo con se stesso, ma la trovava quasi decente.

Bella.

Gli occhi che un tempo gli sembravano di un banale marrone scuro, adesso gli apparivano in cento sfumature diverse del colore del cioccolato, e dolci così come era dolce l'alimento a cui tanto assomigliavano. I capelli di Mia non erano più privi di vita e stopposi come un tempo, ma sembravano così lisci e luminosi da brillare.

Era dimagrita tantissimo, in parte per colpa delle sue angherie, ma stava piano piano tornando ad avere un fisico normale, armonioso e stupendo.

Mia dal canto suo aveva sempre trovato Derek di una bellezza travolgente, inquietante tanto era perfetta e immacolata. Ma mai si era sognata di immaginare il bullo sotto un'altra luce diversa da quella solita, dal punto di vista di vittima dei suoi soprusi.

- Ciao. - Derek non capì da dove provenisse il coraggio che l'aveva spinto a salutare quella ragazza, un tempo da lui oppressa. Si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie, una cosa che non gli era mai capitata in tutta la sua intera vita.

- Ciao. - Mia rispose timidamente, mentre la tensione nella stanza saliva, e l'imbarazzo era talmente palpabile che si poteva tagliare con un coltello. Anche lei era rossa dall'imbarazzo, e sentiva le mani imperlate di un sudore congelato, che si scontrava con il calore che emanava in quel momento da tutto il corpo.

Nessuno dei due ragazzi aveva mai vissuto un momento tanto intenso.

Nessuno dei due disse un'altra parola, e le due formule di saluto rimasero come sospese a mezz'aria, finché la segretaria della psicologa venne a chiamare Mia, per la seduta settimanale.

AloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora